Non capisco e vorrei che qualcuno mi aiutasse a capire: ma se si voleva veramente sfiduciare il ministro Boschi, non poteva il Movimento 5 Stelle presentare la mozione al Senato della Repubblica dove i numeri di sostegno della maggioranza governativa di Renzi sono molto più esigui rispetto alla Camera dei deputati?
Ci sarà una grande strategia parlamentare dietro a questo comportamento, ma, pur avendola cercata con il lanternino di Diogene, spulciando regolamenti, dichiarazioni e intrecciate richieste di sottoscrizioni da parte dei deputati sul testo della mozione di sfiducia, non sono riuscito a trovarla.
Passando ad una critica, comunque positiva, dell’operato del gruppo pentastellato su questa vicenda, vanno a mio avviso osservate alcune critiche: la prima di queste riguarda proprio il ruolo del ministro Boschi in relazione al ruolo complessivo dl governo della Repubblica.
I fatti ci dicono che il padre del ministro era, all’epoca di quanto avveniva in Banca Etruria, il vicepresidente della medesima e che, quindi, non poteva non sapere quanto avveniva in merito alla vendita di titoli “tossici” e prodotti considerati nocivi persino dalla Banca Centrale Europea. Difficile poter, inoltre, pensare che un vicedirettore fosse all’oscuro anche dei movimenti bancari che interessavano dirigenti di alto rango che dirottavano i soldi dei risparmiatori e degli investitori in prestiti autogestiti e autoincamerati a senso unico. La Magistratura avrà il compito di vagliare tutto questo e di stabilire se vi sono stati o meno illeciti di tipo penale.
Sul piano meramente formale, in tutta evidenza, non esistono illeciti compiuti dal ministro Boschi, quindi ci troviamo davanti ad un chiaro caso di “opportunità politica”: è opportuno che un ministro, che ha una relazione parentale così stretta con una persona che ha avuto ruoli dirigenziali massimi in una delle banche che stavano per chiudere definitivamente bottega, possa agire ancora in consiglio dei ministri nel momento in cui il governo medesimo opera il salvataggio di quella stessa banche (tra le altre)?
Una alta morale politica e sociale, e pure civile, suggerirebbe che il ministro Boschi si facesse da parte per allontanare per prima i sospetti di qualunque parte sul fatto che il governo possa agire per tutelare un interesse privato piuttosto che un interesse pubblico. Questo almeno suggerirebbe un senso delle istituzioni che invece viene rimesso al mittente perché il solo sospetto che si eserciti il potere politico per questioni private è il miglior contro alibi che si possa mettere in campo.
Il governo sembra dire, dietro agli atti che compie: “Non penserete certo che noi si voglia privilegiate qualcuno? Siamo in buona fede e sfidiamo chiunque a provare il contrario.”. Un argomento che sta sulla difensiva ma che mette i critici e i detrattori sul piano dei malevoli, dei malpensanti.
Tanto è vero tutto questo che, nella sua replica al Parlamento, proprio in questi minuti, oltre a sciorinare il valore delle azioni possedute (attualmente azzerate nel loro valore per decreto del governo; e comunque non è il valore complessivo delle azioni della famiglia Boschi in Banca Etruria che ne determina o meno il colpevole o l’innocente coinvolgimento nel tracollo o in altra situazione di rapporto economico o politico), il ministro Boschi ha esordito in una elencazione delle virtù paterne e dell’onestà di cui un figlio deve andare orgoglioso rispetto al padre. Sacrosanto. Ma resta il fatto principale: quando c’è un’ombra di sospetto è questa di dimostra anche parzialmente vera, perché esiste un conflitto di interessi, quel ministro ha il dovere morale, prima ancora che politico, di farsi da parte proprio per aiutare quel governo a proseguire il suo cammino nella piena trasparenza e serenità, quindi nella piena fiducia dei cittadini.
Dovrebbe essere un principio generale che ispirasse una rinnovata attenzione rispetto al quadro generale delle istituzioni repubblicane: un elemento di garanzia che consegni ai cittadini la fiducia che non smettono di perdere proprio nei confronti degli organi dello Stato italiano.
L’ultima considerazione su questa vicenda riguarda il comportamento delle opposizioni. Più consona e coerente, spiace dirlo, era (non si sa bene se rimane ancora) la volontà di Forza Italia e della Lega Nord di presentare una mozione di sfiducia verso l’esecutivo tutto e non soltanto nei confronti di un ministro. Ma ormai pare che il partito di Silvio Berlusconi sia orientato ad uscire dall’Aula al momento del voto: evitare di mostrare le crepe interne e tenere aperto un viatico di dialogo col governo che, nel bene e nel male, può sempre tornare utile. Chissà, magari in qualche altro ritocco di qualche legge elettorale rimodellata ad arte o su provvedimenti economici di altro tipo…
E’ spiacevole fare i conti con i “se” e i “ma”, eppure chi sta a Palazzo Chigi e a Palazzo Montecitorio oggi ci offre, per la maggiore, un elenco di conteggi fatti proprio con subordinate ipotetiche e con condizionali ripetuti e ridondanti per chi, come noi, preferirebbe di più il duro scontro agli ammiccamenti.
Per ultimo, ma non ultimo, resta il quesito iniziale: perché mai la grande e pervicace lotta grillina contro il governo non usa anche il legittimo stratagemma di presentazione di una mozione di sfiducia al Senato dove i numeri della maggioranza sono estremamente più limitati rispetto alla Camera? Rimane un mistero. Un mistero che fa sollevare il popolo dei Cinquestelle su Internet, sul blog del comico fondatore. Un altro mistero cui, forse, non avremo mai risposta, chiarezza.
MARCO SFERINI
18 dicembre 2015
foto tratta da Pixabay