Fanaticus in latino significa “ispirato“. Noi lo abbiamo reso, come termine dell’epoca post-romanica, sinonimo di “esageratamente credente“, “intollerante” e per questo presuntuoso nell’esprimere le proprie opinioni. Un fanatico, in sostanza, è un apostata del libero confronto, della dialettica normale e consuetudinaria che si esercita quando si mettono in campo visioni differenti di uno stesso tema, problema. Persino di una stessa soluzione.
In tempi pandemici, la declinazione linguistica si carica di significati sociali non certo di poco rilievo: il fanatico è presente su più fronti e si destreggia nell’abilissima arte della stupidità, veramente a buon costo, per difendere ciò che più gli è congeniale: scambiare una sostanza concreta e veritiera (per quanto relativa possa essere) di un dato di fatto con una espressione del tutto formale di dogmatismo privo di qualunque storia che lo giustifichi anche minimamente.
Parliamo dei vaccini: in questa classificazione, di fanatismi ne esistono molti tra chi è intransigente nel sostenerne l’assoluta certezza della incontestabile bontà dei rimedi contro virus e malattie, a prescindere da qualunque obiezione fatta in assoluta buona fede, per amore magari anche di scienza e coscienza, e chi invece li rifiuta a priori, negandone persino l’oggettiva efficacia tramite le cosiddette “teorie del complotto” che ormai vanno di moda persino nelle pubblicità dei cornetti alla crema del mattino.
Il fanatico scientifico è, alla fine, colui che dogmatizza la scienza stessa e ne fa una specie di cattivo feticcio cui aggrapparsi per giustificare qualunque alibi alla propria ipocondria o per mera contrapposizione, per spirito di alternativa assolutizzante, che non ammette nessuna diatriba, ma solo l’imposizione di una moraleggiante fede che non consente replica, che non accetta domande.
Il fanatico complottista, quello che nei vaccini intravede, scorge e poi ritiene di vedere oculatamente e chiaramente la sua verità fatta di globali associazioni di zombizzazione dell’umanità, non può nemmeno presumere che la scienza stia nel mezzo tra lui e l’altro fanatico: deve per forza sostenere sempre più ostinatamente una tesi strampalata, priva di qualunque dimostrazione da laboratorio e, pertanto, tutto tranne che scienza contro scienza.
Il metodo scientifico vive nel dubbio, che tenta di oltrepassare di continuo: proprio per questo arriva a formulare delle oggettività incontestabili: perché sperimenta e non pensa soltanto. Perché si affida all’osservazione critica, alla disarticolazione sempre più minuziosa dei sintomi, li compara, li mette in relazione fra loro e cerca la soluzione sulla base della conoscenza acquisita in millenni di studi e non di giudizi figli di pregiudizi e di dogmi figli di fanatismi propriamente detti.
La presunzione è, come l’ira, cattivissima consigliera: per questo può indurci a rifiutare un vaccino nonostante la scienza ci dica che è sicuro, tenendo presente che le controindicazioni esistono perché, siccome siamo soggetti irripetibili, unici ciascuno per ciascuno non solo sul piano caratteriale, la nostra biologica, la nostra fisicità può rispondere diversamente da persona a persona. E’ il bello della grande varietà della materia dell’universo che proprio negli esseri umani raggiunge il punto più complesso, di cui si conosce tutt’ora molto, molto poco.
Gli eserciti di fanatici che sostengono senza alcun dubbio qualunque tipo di vaccinazione sono altrettanto inquietanti e pericolosi al pari degli altri eserciti di fanatici: quelli di coloro che ritengono che dietro ogni inoculamento vi sia chissà quale complotto del capitalismo mondiale, delle fondazioni di filantropi miliardari, di grandi gruppi industriali e delle organizzazioni che controllano la (presunta) stabilità del sistema economico. Il tutto per controllare una umanità che già controllano senza troppa difficoltà, visto che a contrastarli sono rimasti quei folli dei comunisti e dei libertari, degli ambientalisti e degli animalisti che vedono nella vita un valore da sottrarre al regime delle merci, del profitto e dello sfruttamento di ogni bene esistente per fini privati.
Se si possiede un minimo di coscienza critica nei confronti del capitale, non si può non sottovalutare tutta la lotta concorrenziale che si determina tra le grandi case farmaceutiche proprio in un contesto pandemico, proprio mentre si arriva al redde rationem sulla corsa al vaccino che risulta più è efficace, che viene già venduto oggi con contratti disposti dai governi nazionali e internazionali: soldi pubblici quasi a fondo perso, perché le clausole prevedono comunque un rimborso de facto, incancellabile. Se il vaccino viene prodotto, saranno soldi (si spera) ben spesi; ma se il vaccino non dovesse superare i controlli degli “enti terzi” (le agenzie dei farmaci dei vari organismi nazionali e comunitari), le industrie si terranno i soldi comunque.
Sia quel che sia, loro ci guadagnano. Noi, forse ne trarremo un beneficio. Tutto torna perfettamente nel capitalismo liberista in affanno di questi tempi di emergenza sanitaria, economica e sociale.
Tutto torna, ma non per i fanatici, per i complottisti, per gli scientisti a tutto tondo come per i negazionisti e riduzionisti. Almeno chi ha una fede cieca nella scienza è un dogmatico per eccesso, in buona fede. Ma chi nega la pericolosità del Covid-19, chi sostiene che non esista e che le ambulanze vengano fatte vagare per le città a sirene spiegate per indurre il panico nella popolazione, ebbene chi la depensa così è davvero meschino, povero: di coscienza critica, di coscienza superficiale e profonda, di coscienza morale, civile e sociale.
Ma chi invoca, per vendetta, la firma da parte dei negazionisti di un modulo con cui si rinuncia alle cure in caso di contagio da Covid-19 è forse migliore? Purtroppo non esiste un vaccino contro i fanatismi: esistono delle cure che agiscono quando i sintomi si sono già verificati. Si chiamano: cultura, apprendimento, studio, analisi, fallimenti, errori, perseveranze e consapevolezza di come si vive in un sistema che tende sempre a mostrarci un “pensiero unico” che, a dispetto di quel che sembra, non è l’unico pensiero. Ma pretenderebbe, fanaticamente, di esserlo.
MARCO SFERINI
22 novembre 2020
Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay