La sinistra anticapitalista rimane fuori dal Parlamento greco. Unità popolare ha fatto una battaglia di un mese con coraggio. Potrà crescere come crebbe la Syriza degli inizi che era al 2,5%.
Purtroppo si troverà a crescere sulle macerie di una sinistra che oggi viene nuovamente logorata con la gestione, che dovrà mettere in pratica, del memorandum.
E ora la battaglia da fare è ridare a Rifondazione Comunista un ruolo di partito comunista che rischia di perdere nel fumo del porto delle nebbie di un nuovo soggetto politico a trazione moderata e socialdemocratica.
Non considero la vittoria di Syriza un elemento favorevole allo scontro con la Troika e ad un avanzamento delle rivendicazioni di giustizia sociale.
Non vedo molte possibilità di far crescere un punto di vista “di alternativa” in un soggetto di sinistra in cui la maggioranza di chi vi convergerà sarà socialista e genericamente “di sinistra”.
Vedo un grande e grave problema culturale nel nostro Partito e anche nella società. E penso che lo abbiamo sottovalutato per molto, troppo tempo.
Abbiamo accettato da troppi anni il “meno peggio” e le compatibilità cui eravano costretti per contare qualcosa e oggi siamo ridotti a non contare quasi niente.
Mi domando se sia ancora la linea giusta da seguire. Mi domando, in un mare di dubbi, cosa si possa fare per far percepire prima di tutto alle nostre compagne e ai nostri compagni questo elemento di differenza necessaria rispetto a tutte le altre forze politiche.
Non ho risposte, per ora.
Penso, molto semplicemente, che senza una politica della cultura non ci possa essere cultura della politica. Non è un calambour, ma una precisa convinzione che ho maturato in questi mesi.
Vedo troppa approssimazione nelle compagne e nei compagni: ciascuno veleggia con un disadorno bagaglio culturale, politico e sociale.
Ci si muove singolarmente o per aree e chi dissente viene trattato come “nemico” e crocefisso, dileggiato, deriso, come è capitato a me anche stasera qui su Facebook.
Non mi riconosco in una comunità di questo genere: mi riconosco in una comunità che sappia dialogare anche aspramente ma con rispetto e che sappia essere forte delle sue convinzioni senza dover deridere gli altri.
Per questo non ho fiducia nelle pretese unitarie che tutti declamano.
Per questo temo che si possa scivolare nell’indistinzione di sinistra, nel genericismo e in un progressivo annientamento dell’identità che è cultura, che è politica, che è azione.
MARCO SFERINI
redazionale
foto tratta dal profilo Facebook ufficiale di Laikì Enotita (Unità popolare)