Le ultime limature e gli ultimi compromessi sono stati messi a punto nella riunione al Mef con Mario Draghi in contatto telefonico direttamente con Ursula Von der Leyen.
Le novità rispetto alle 319 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza messe a punto dal ministro Daniele Franco sono minime ma significative. I fondi europei sono 191 miliardi più 30 del fondo complementare con risorse in deficit per terminare i progetti che scavalleranno il 2026, data limite per l’uso delle risorse che riconosce all’Italia la commissione di Bruxelles. Totale: 221 miliardi.
Le sei missioni del Piano sono: «digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute».
DIGITALIZZAZIONE
Si tratta del capitolo che mette assieme, con sforzo semantico, la riforma pubblica amministrazione e gli interventi sulla cultura. Ma il vero fulcro della missione sono i circa 20 miliardi che andranno per incentivi alle imprese. Per digitalizzare la pubblica amministrazione ci sono 6,7 miliardi. Per la cultura – con progetti fin troppo specifici – sono previsti 6 miliardi. Per riformare e velocizzare la giustizia stanzianti 2,3 miliardi.
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Voci insistenti parlano di un taglio di alcuni miliardi ai fondi precedentemente previsti per la transizione ecologica per finanziare le imprese 4.0, come richiesto da Confindustria. Si tratta comunque del capitolo con più risorse – 69 miliardi – e del più contrastato visto che circa 18 miliardi andrebbero sul superbonus al 110% per gli adeguamenti edilizi. Una misura mai piaciuta al ministro Franco che la ritiene eccessiva e che ha spuntato uno stop all’estensione al 2023 con la promessa di un intervento in legge di bilancio dopo averne valutato l’impatto. Alla vera transizione ecologica, che farà capo al ministro Cingolani, va una bella fetta con molti interrogativi da dipanare: i 3,4 miliardi riservati all’idrogeno saranno usati per la ricerca su quello «verde» – prodotto con l’elettrolisi da fonti pulite e rinnovabili, come chiedono le associazioni ambientaliste – o per quello «blu» – prodotto dal gas naturale, con cattura e stoccaggio del carbonio – che piace solo all’Eni?
INFRASTRUTTURE
Anche alla commissione europea non sono andati bene i troppi finanziamenti per strade e autostrade che già avevano fatto modificare la prima versione del piano Conte. Rimangono ad esempio i chiacchieratissimi 1,5 miliardi per la messa in sicurezza delle linee autostradali abruzzesi, l’A24 e l’A25 e i fondi per i collegamenti intermodali dei porti. Per il resto dei 31 miliardi previsti ben 14 sono per l’Alta velocità ferroviaria e – per fortuna – alle linee regionali usate dai pendolari, ma solo per 2,6 miliardi.
ISTRUZIONE
Capitolo da 32 miliardi, di cui 12,8 destinati ai progetti di riduzione dei divari territoriali. Altri 2,1 miliardi per gli Istituti tecnici e professionali chiesti a gran voce sempre da Confindustria.
INCLUSIONE
Qui sono concentrate le risorse sul lavoro e la coesione sociale. Le politiche attive disporranno nel complesso di 4,4 miliardi, mentre alla rigenerazione urbana e «housing sociale» finiranno 9,3 miliardi.
SALUTE
Già giovedì i conti non tornavano. Sono 15 o 19,7 i miliardi per il comparto? Ben 7 finanzieranno la medicina territoriale – vero buco nero nella pandemia – e 9 l’ammodernamento tecnologico e digitale delle strutture.
MASSIMO FRANCHI
Foto di Markus Distelrath da Pixabay