Comunque vada, povera Francia, sarà un disastro

Non c’era bisogno dell’attacco informatico alla posta di Emmanuel Macron per gettare discredito sulle presidenziali francesi che vedranno oggi il loro secondo turno. Ormai, Wikileaks o meno, il sistema...

Non c’era bisogno dell’attacco informatico alla posta di Emmanuel Macron per gettare discredito sulle presidenziali francesi che vedranno oggi il loro secondo turno.
Ormai, Wikileaks o meno, il sistema democratico è ampiamente squalificato come metodo di scelta popolare dei propri rappresentanti. E lo è per innumerevoli fattori che sono certamente molto più importanti di una sottrazione di email con presunti o veri segreti su attività presunte o vere di questo o quel candidato.
In tutto il mondo, la democrazia, prima ancora come termine che come regime politico e sociale di organizzazione della vita umana, è sinonimo non di stabilità, di gestione oculata della delega che viene data, di effettiva rappresentanza del volere degli elettori e dei cittadini, ma è invece sinonimo di leggerezza, di instabilità permanente di governi, di ministeri, è accomunata ad un disordine istituzionale causato dall’abuso del potere medesimo.
Un abuso per interessi economici, personali, di partito, di azienda se si è padroni prestati alla politica; un abuso per interessi terzi da tutelare col proprio nome magari da una presidenza di un governo o da una presidenza presidenziale, dove il capo dello Stato è anche capo delle forze armate, capo del governo, capo della chiesa, capo di tutto un po’…
Non credo, quindi, che dal cosiddetto “Macronleaks” possa nascere qualche influenza che devii il consenso. O per meglio dire che possa determinare un cambiamento del voto…
Il consenso prevede il convincimento di votare un candidato… e a questo turno non siamo affatto certi che milioni di francesi voteranno scegliendo secondo le proprie convinzioni ma semmai secondo il tanto celeberrimo “voto utile”, quindi facendo riferimento al “fronte repubblicano”, agli appelli di intellettuali e filosofi contro il neofascismo, contro l'”onda nera”.
Chissà forse qualcuno vuol far assomigliare il voto francese a quello americano: là era data per vincente Hillary Clinton e invece poi ha prevalso Donald Trump; a Parigi invece col 63% delle preferenze sondaggistiche, Macron sembra ormai avere l’Eliseo a portata di mano… magari… potrebbe accadere come negli Usa: uno scandalo tramite il trafugamento di mail e, oplà!, tutto si capovolge.
Ma se davvero qualcuno ha pensato di giocare politicamente in questo modo ha fatto male i conti: l’alta finanza, le banche, il capitalismo hanno scelto il cavallo su cui puntare e quel cavallo vincerà.
Il terrorismo può puntare a far vincere la Francia della paura, del terrore. Ma parte svantaggiato: si tratta di sponsor squalificati. Sono assassini, criminali evidenti, alimentati dall’Occidente per poter sembrare meno cattivi, quindi più buoni: perché l’Occidente porta con sé la democrazia. E la democrazia, per definizione, è partecipazione popolari alle scelte dei governi. Niente di più falso in questi tempi di globalizzazione del mercato, di un capitalismo che si estende su tutto il Pianeta senza soluzione di continuità e ingloba anche quegli stati che hanno provato a costruire qualcosa di differente sul piano della giustizia sociale.
Quindi, lo scandalo di queste ore è più che altro un tentativo di distrazione della pubblica opinione dalle ragioni che rendono così uguali Macron e Le Pen, così invotabili entrambi, così rovinosi entrambi per una Francia che le politiche liberiste dei socialisti hanno condotto sempre più a destra: a quella economica di Macron o a quella nera di Marine Le Pen… Comunque vada, sarà – come si suole dire – un disastro.

MARCO SFERINI

foto tratta da Pixabay

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