Brescia resta al centrosinistra al primo turno, e non era scontato, con la ex vice di Emilio Del Bono Laura Castelletti al 54,9)%, molto distaccata dallo sfidante leghista Fabio Rolfi fermo al 41,5%. Treviso, Imperia e Sondrio restano al centrodestra, come previsto: per i sindaci uscenti Mario Conte (64,9%), Claudio Scajola (61,7%) e Marco Scaramellini (59,8%) non c’è stata partita.

Le destre unite si impongono al primo turno anche a Latina, dove Matilde Celentano stravince col 70% contro il sindaco uscente Damiano Coletta, supportato da Pd e M5S, ed è la prima donna a ricoprire questo ruolo nella città pontina.

Ancona è in bilico e andrà al ballottaggio: Daniele Silvetti del centrodestra è intorno al 45% a spoglio non concluso, davanti a Ida Simonella del centrosinistra al 41%. Nel capoluogo marchigiano il ballottaggio era ampiamente previsto, al secondo turno i voti andati al candidato di sinistra Francesco Rubini (6%) e a quello del M5S Enrico Sparapani (3,5%) potrebbero ribaltare la partita.

Buone notizie per il centrosinistra a Vicenza, dove il candidato del Pd Giacomo Possamai (45,9%) è avanti di un soffio rispetto al sindaco uscente di destra Francesco Rucco (44,1%) e tra due settimane potrebbe riconquistare la città.

In Toscana la situazione è incerta. A Siena la candidata dem Anna Ferretti è in testa col 30% davanti a Nicoletta Fabio al 28%: un ballottaggio in cui peseranno molto i voti del civico Fabio Pacciani al 20%.

Anche a Massa si tornerà alle urne: l’uscente Francesco persiani (Lega e Fi) è avanti col 34%, seguito dal dem Enzo Ricci al 30%. Sul secondo turno pesa il 20% raccolto dall’ex assessore Marco Guidi sostenuto da Fdi. A Pisa il sindaco di centrodestra Michele Conti viaggia intorno al 50%, ma in tarda serata il Pd compie il miracolo: Conti si ferma pochi voti sotto il 50% e ci sarà il ballottaggio con Paolo Martinelli (40%).

La partita si potrebbe riaprire, visto anche il numero di voti raccolti da Francesco Auletta (sinistra e Unione popolare, 6,2%). Nel complesso la partita toscana per il centrosinistra è andata peggio del previsto, anche se il colpaccio di Pisa fa tornare il sorriso sui volti dei big del Pd. Mala percentuale di Martinelli è al di sotto delle aspettative, così come i numeri di Massa.

Ancora più negativa la situazione a Terni, dove l’ex assessore del centrodestra Orlando Masselli guida le danze (34,4%) davanti all’imprenditore e patron della Ternana Stefano Bandecchi (28,7%), civico di area conservatrice. Niente ballottaggio per il candidato del centrodestra Josè Maria Kenny, fermo al 22,5%. A Teramo il sindaco di centrosinistra Gianguido D’Alberto è a un passo dalla riconferma: per lui il 53,7% contro il 37,8% dello sfidante di destra Carlo Antonetti.

Ci sarà il secondo turno anche a Brindisi, con le destre in netto vantaggio: Giuseppe Marchionna è al 44,1% contro il 32,9% del candidato di Pd e M5S Roberto Fusco.

Il primo turno segna dunque un 4-2 per il centrodestra. L’affluenza a livello nazionale è al 59%, in calo rispetto al 61% di cinque anni fa, ma in risalita rispetto alle ultime tornate amministrative (nel giugno 2022 era al 54%). Pd e alleati sono in vantaggio a Vicenza e Siena, le destre guidano a Pisa, Ancona e Brindisi.

Dirimente per capire la direzione politica di questa tornata elettorale sarà il risultato di Ancona, unico capoluogo di regione al voto, storica roccaforte di sinistra in una regione dove Fdi è ormai dominante. «Mi pare evidente che il centrodestra, che aveva schierato la presidente del Consiglio e quasi tutti i ministri che sono venuti, non è la maggioranza di questa città», il commento della candidata Pd Simonella.

In casa PD non si parla di «segnale positivo», ci si concentra sui risultati di Brescia e Vicenza e si guarda con fiducia ai ballottaggi di Ancona e Siena, sperando che le coalizioni si allarghino.

«Noi partivamo da una condizione di svantaggio rispetto alla destra, ora andiamo verso una contesa paritaria e io sono fiducioso che si possa conquistare un risultato positivo non solo su riconferme come ad Ancona, ma anche sulla conquista di città come in Toscana e a Vicenza», ragiona il responsabile enti locali Davide Baruffi.

L’obiettivo, di qui al voto del 28 e 29 maggio, è mantenere un discreto rapporto sia con il M5S che con l’ex terzo polo, per fare in modo che le forze si sommino, come accaduto a Udine in aprile. «Ad Ancona non e’ stato possibile trovare l’accordo con i Cinque Stelle, confido possa accadere al secondo turno», dice Baruffi. Schlein, che ha già ha fatto registrare piazze teatri pieni durante il suo tour elettorale, sarà ancora a fianco dei candidati impegnati nelle città.

Il centrodestra, che aveva chiuso con i tre leader la campagna elettorale a Brescia dove è stato pesantemente sconfitto, esulta anche oltre i risultati reali.

«Netta vittoria», dice Giovanni Donzelli di Fdi, «per noi la conferma della crescita esponenziale rispetto alle scorse amministrative già emersa con le ultime politiche». Anche Salvini festeggia la «netta crescita» del suo partito «sia in termini di voti, sia di sindaci e consiglieri eletti». «L’effetto Schlein, se c’è, non si vede», il parere di Tullio Ferrante di Fi. Ma i conti finali si faranno tra due settimane.

ANDREA CARUGATI

da il manifesto.it

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