Un movimento che vuole stare vicino ai più deboli, fare la rivoluzione contro la casta, difendere gli interessi anche soltanto del cosiddetto “ceto medio”, a detta sua, può recarsi a Londra per rassicurare gli investitori stranieri?
Lasciamo ai posteri l’ardua sentenza o proviamo a risponderci in questo mese di campagna elettorale?
Viene fuori qui il trasversalismo politico, il non schierarsi: dalla parte degli sfruttati o degli sfruttatori?
Sento l’obiezione arrivare, lenta ma inesorabile: “Sono categorie novecentesche…”, “Sono schemi superati”.
Sarà… Ma io gli sfruttati li vedo. Mi ci riconosco persino.
Percezioni funamboliche di un comunista di medio termine che non si rassegna all’incoscienza che regna (quasi) sovrana sul tipo di società in cui continuiamo a vivere, senza alcuna soluzione di continuità, da duecento anni a questa parte.
Sono cambiate molte cose, molti rapporti fra le classi sociali. Ma sempre due rimangono: sfruttati e sfruttatori.
E, almeno quello, noi la scelta da che parte stare l’abbiamo fatta e non la cambiamo.
(m.s.)
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