C’è la domanda che arriva puntuale ad ogni attentato terroristico: “Come possiamo difenderci?”. Ovvero, come si può prevenire l’azione inconsulta di un kamikaze, di un uomo o di una donna che possono mettere in pratica un atto che sparge morte a piene mani senza sapere quando, dove, come. Sul perché ci sarebbe da ragionare a fondo.
Come possiamo difenderci? Probabilmente in nessun modo, sarebbe la risposta più logica davanti alla totale imprevedibilità di un fenomeno.
Possiamo forse difenderci dai terremoti? Pur conoscendone la meccanica, sappiamo che un terremoto è altamente imprevedibile e che, comunque, non è contenibile in nessun modo. Se decide di d’arrivare per via dei sommovimento sotterranei della nostra crosta terrestre, arriva e ce lo prendiamo tutto quanto.
Così è per la tecnica terroristica dei furgoni impazziti lanciati sulle folle, dell’uomo che si fa esplodere per strada, di chi tira fuori un coltello e sgozza la gente a caso in una piazza di Helsinki.
Non esiste prevedibilità.
Dunque, alla domanda: “Come possiamo difenderci?”, l’unica risposta possibile è: “Cambiando radicalmente il mondo in cui viviamo.”.
(m.s.)
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