Può darsi che per molte persone sia singolare l’amore di due uomini, l’amore di due donne per un bambino: l’amore inteso nella sua accezione più intima e sacrale, senza derivazioni religiose di sorta, ma con quell’aura di intoccabilità che ha l’affetto più alto di un genitore verso un figlio e di questo ultimo verso il genitore.
L’amore come elemento di completezza dell’essere umano e, quindi, fenomeno che non è esclusivo dei generi che lo producono e lo irrorano nell’animo del giovane che lo riceve e se ne nutre ogni giorno.
Può darsi che per molte persone tutto questo sia legato soltanto all’atto riproduttivo cattolicamente inteso e, pertanto, inconcepibile al di fuori di questo schema. Ma si tratta di una particolarità che non può avere pretese di universalismo e che, quindi, non può accampare nessun diritto universale etico in merito e non può prevalere su un un altro diritto naturale: genitorialità e filiarità.
Se tutto questo fosse affidato ad un fato di derivazione deistica, allora persino i cattolici sarebbero più propensi ad accettarne le conseguenze. Ma se si stabilisce un diritto per legge, se lo si tutela e lo si rende, paradossalmente, “cattolico”, quindi “universale” nel vero senso del termine, allora questo elemento infrange una tradizione che si teme venga persa e smarrita e che porti il bambino o la bambina ad avere una “idea distorta” del rapporto con i propri genitori e, di rimando, conseguenze terribili nella vita quotidiana.
Due padri o due madri sono una “irregolarità”, una anomalia, qualcosa che non può avere diritto d’esistere. Sostengono i cattolici: perché da che mondo è mondo la famiglia tradizionale si fonda sulla figura del maschio e della femmina, dell’uomo e della donna che unendosi in un atto amoroso e sessuale, procreano e generano i figli.
Ma nessuno smentisce questo processo ovvio, naturale, sotto gli occhi di tutte e tutti da decine di migliaia di anni. E nessuna adozione di figli da parte di copie omogenitoriali (chiamatele pure anche omosessuali) farà venire meno l’istinto naturale di milioni e milioni di coppie eterosessuali procreanti nuove generazioni.
Molto semplicemente è del tutto naturale, civile e democratico che due persone che si vogliono bene, prescindendo dal loro sesso, dal genere e magari anche dal loro colore dei capelli o dal modo in cui hanno arredato la loro casa o scelto l’automobile, possano rivolgere il loro amore, la loro benevolenza verso dei bambini che cresceranno non con delle differenze pregiudiziali, con delle anomalie insuperabili, ma con l’affetto di chi gli ha voluto bene da sempre.
Questo vale ancor di più in presenza di orfani che altrimenti vivrebbero fino alla maggiore età in istituti divisi in camerate e senza aver avuto nessuna presenza genitoriale, ma solo, fin da piccoli, l’educazione asettica e impositiva di un civismo di Stato che è sempre molto generoso nelle pie parole delle leggi e che si traduce, poi, in un sommario di regole da rispettare, grigie, monotoniche e prive di qualunque comunicazione emozionale per il bambino abbandonato alla sua sorte.
Ma è così difficile, per davvero, comprendere che l’omosessualità non è prevaricazione, trasgressione della norma e della consuetudine, ma invece è completamento di un ordine naturale che non la esclude ma che la include e ne fa una della molte espressioni di amore dell’umanità, dal singolo al molteplice?
Le obiezioni sulle adozioni di bambini da parte di coppie formate da genitori dello stesso sesso sono, ripetitivamente, sempre le stesso: una bambina o un bambino con due genitori omosessuali crescerà disturbato, con una visione distorta della genitorialità, sarà proteso all’omosessualità fin da piccolo.
Se così fosse, non si spiegherebbe come mai, per legge uguale di natura, dalle coppie eterosessuali nascano e si formino persone omosessuali, transessuali, transgender e pansessuali.
La generazione dell’omosessualtà non viene dall’omosessualità: non potrebbe! Come farebbe una coppia omosessuale e generare un figlio? Pertanto, su un piano meramente filosofico – antropologico, se ne deduce senza alcun sillogismo ma con l’evidenza cocciuta dei fatti che l’omosessualità non è legata all’omosessualità, ma semmai all’eterosessualità.
Vogliamo ora cercare di capire come “evitare” che l’ “errore” e l’ “anomalia” dell’omosessualità si possa evitare nell’atto magari della procreazione? Vogliamo attribuirla ad una distorsione di qualche cromosoma o gene nel Dna delle persone?
Le mostruosità pseudo-scientifico-intellettuali che derivano da ragionamenti contorti e pregiudiziali come quelli che provengono dagli ambienti cattolici (per fortuna vi sono confessioni religiose cristiane che hanno superato da molto tempo queste medievalità) generano altri mostri del pensiero che poi vengono portati all’attenzione delle Camere e che rischiano di trasformarsi in leggi-etiche e di fare del nostro Paese un nuovo terreno di coltura per ritorni ad un passato che non passa. E questo, soltanto per mantenere una predominanza culturale che è predominanza politica della Chiesa cattolica: dunque potere che si autoperpetua nel povero, vilipeso e svilito nome di dio.
Non si può affrontare un discorso così complesso solamente sul piano delle rigidità tecnicistiche di un processo legislativo: bisogna introdurvi un po’ di umanità, di buon senso e di osservazione attenta di come chi si ama non può fare male a niente e a nessuno.
Se dall’amore tra due persone deriva della sofferenza, questa non è a causa del genere, della sessualità… E’ a causa della fine di quell’amore: e le coppie eterosessuali ne sanno molto in merito.
La famiglia è uno dei luoghi sociali dove iniziano molte storie di odio, di contrapposizione pregiudiziale, di utilizzo dei figli per lotte che durano anni e anni, tra avvocati, tribunali e figli poi più di nessuno.
Non è certamente detto che la “famiglia omosessuale” possa essere meglio. Ma questo tema aprirebbe un capitolo dedicato all’istituzione della famiglia in quanto tale. E per ora mi accontenterei di vedere riconosciuto il diritto per genitori omosessuali e figli di essere, gli uni per gli altri, un unico elemento, un aggregato di affetti che si rispettano tra loro e che si vedono rispettati, come tutti gli altri, da una Repubblica che sia così più laica e meno vaticana.
MARCO SFERINI
20 ottobre 2015
foto tratta da Wikipedia