Casarini: «L’Ue avvii un’operazione umanitaria in Libia»

Il capo missione dell'ong Mediterranea Saving Humans. «Al parlamento di Bruxelles abbiamo chiesto la bandiera ufficiale dell’Unione perché, la prossima volta che ci fermano in mare, devono dire che fermano l’Europa»
Luca Casarini (a sinistra nella foto)

«Settant’anni fa siamo partiti dicendo “mai più la guerra”, 70 anni dopo dobbiamo dire “mai più morti per fame e mai più morti nel Mediterraneo”. Solo dal basso potremo riformare l’Ue»: così il presidente del parlamento europeo, David Sassoli, ha aperto ieri la giornata dedicata alla Dichiarazione Schuman, che ha segnato l’inizio del processo d’integrazione dei paesi dell’unione. Tra gli invitati in videoconferenza Luca Casarini, capo missione dell’ong italiana Mediterranea Saving Humans.

Casarini, i sovranisti come l’hanno presa? Lega e FdI hanno protestato.
Si saranno dispiaciuti. È stata un’occasione importante, abbiamo chiesto l’attribuzione per la nostra nave della bandiera europea. L’effige dell’Ue dovrebbe essere in tutte le pratiche di solidarietà. Nei due mesi di confinamento per il lockdown non hanno brillato i governi o i comitati scientifici, sarà invece forte il ricordo dei sanitari e di chi si è impegnato dal basso. Abbiamo chiesto la bandiera perché la prossima volta che ci fermano in mare devono dire chiaramente che fermano l’Ue.

Come si riforma l’unione?
Ripartendo dalle fondamenta, verificando a che punto siamo arrivati. Il paradigma è quello che accade nel Mediterraneo, la verità non l’immagine edulcorata dei comunicati stampa o delle agenzie militari europee. Quello che facciamo nel Mediterraneo è costituente dell’Ue, come insegnano Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira.

Porti chiusi, blocco a terra delle navi ong, i governi danno sempre la stessa risposta alle migrazioni.
Il Mediterraneo è il teatro della politica di esternalizzazione delle frontiere Ue, quasi lo si vorrebbe interrare in modo da non dover più applicare il diritto del mare. Così è diventato una delle frontiere più pericolose al mondo. Ma non lo si può trasformare in fossato a protezione della fortezza Europa, pretendendo anche di decidere le sorti dei paesi dell’altra sponda. Chi attua queste politiche sabota dall’interno la costruzione politica dell’unione. Quello che accade in Libia è la dimostrazione: ognuno fa per sé alimentando una guerra per procura su petrolio e risorse, secondo un copione sempre utilizzato in Africa. Dentro questo vuoto politico accadono i disastri. Orrori che attengono a uno stato di eccezione che permette grandi affari.

Cosa chiedete al’Ue?
Un’operazione umanitaria in Libia che l’Europa, per rifondarsi, deve affrontare. Ci vogliono corridoi legali per superare le frontiere. Le ong praticano i canali umanitari dal basso, facendo quello che le istituzioni non hanno il coraggio di fare, permettendo così a mafie e trafficanti di prosperare. Al parlamento ho ricordato che i carcerieri libici sono finanziati con tanti soldi europei, anche dal Programma di cooperazione e sviluppo per l’Africa, che vengono date loro le motovedette per catturare quelli che fuggono. Politiche Ue portate avanti da destra e sinistra.

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ADRIANA POLLICE

da il manifesto.it

foto: screenshot

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Migranti

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