La gag del cartello dei prezzi medi dei carburanti è durata il tempo delle stelle cadenti nella notte di san Lorenzo. La misura imposta dal governo ai distributori nulla ha potuto nelle due settimane consacrate alle ferie.
E se la pietra dello scandalo è stata il 2,7 euro per un litro di benzina self alla stazione di Villoresi ovest sull’autostrada A8, giustificata dalla compagnia con un contenzioso in atto con i gestori, la stessa compagnia petrolifera si distingue con un 2,14 self lungo la superstrada Firenze-Pisa-Livorno. In un panorama generale che da giugno vede la benzina progressivamente rincarata di 20-25 centesimi al litro, fino a sfiorare i 2 euro un po’ ovunque.
Tu chiamala se vuoi economia di guerra, ricordando il periodo a cavallo tra la fine della pandemia e il riaccendersi del conflitto russo ucraino, quando con 50 euro entravano nel serbatoio 35 litri di verde. E se il governo “dei migliori” aveva tagliato di 30 centesimi al litro le accise per evitare la soglia psicologica dei 2 euro, l’attuale esecutivo di Giorgia Meloni si è ben guardata dal fare altrettanto, nonostante le promesse elettorali.
Al Pd che ora denuncia con Antonio Misiani l’impennata dei costi per gli automobilisti e il fallimento, peraltro annunciato, del cartello dei prezzi medi, il Mimit risponde piccato: “Il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto a Francia, Spagna e Germania. Ed è falso quanto affermano alcuni esponenti politici che il prezzo di benzina e gasolio sia fuori controllo, anzi è vero il contrario”:
Il ministero guidato da Adolfo Urso ci prova. Ma è complicato spiegare agli italiani che su ogni litro di benzina pagata 1,93 euro ci sono 1,077 euro di tasse, di cui 0,728 euro per le accise e 0,349 euro per l’Iva. Mentre per il gasolio la tassazione pesa per circa 0,946 euro al litro, 0,617 per le accise e 0,329 euro per l’Iva.
Su queste basi Assoutenti ha fatto due conti, ed ha calcolato che tra esodo e controesodo estivo lo Stato incasserebbe 2,27 miliardi in più di quanto già faccia abitualmente. “Il governo deve attivarsi introducendo meccanismi automatici di riduzione di Iva e accise su benzina e gasolio in occasione dell’incremento dei prezzi industriali”, tira le somme il presidente dell’associazione Furio Truzzi.
Anche la Fegica, Federazione italiana gestori carburanti e affini, non risparmia critiche a Meloni&c.: “Sono 16 giorni di aumenti quotidiani in barba al cartello dei prezzi medi. E’ ora che il governo rifletta sulle accise, c’è bisogno di interventi sia in prospettiva, con una riforma strutturale del settore, che nell’immediato. Abbandonando slogan e giustificazioni poco credibili, e prendendo seriamente in esame l’ipotesi di mettere le mani sulla tassazione”.
L’ultima trincea governativa è quella dei prezzi delle materie prime, a partire dal petrolio salito a 80/85 dollari al barile: “Le quotazioni internazionali medie della scorsa settimana – fa sapere ancora il Mimit – mostrano rispetto al mese precedente aumenti analoghi a quelli del prezzo alla pompa. In particolare la quotazione internazionale del gasolio è in aumento di circa 12 centesimi rispetto a quattro settimane prima, e nello stesso periodo il prezzo alla pompa è aumentato di circa 10 centesimi. La quotazione internazionale della benzina mostra un aumento di circa 6 centesimi, e il prezzo alla pompa è aumentato di circa 7 centesimi”.
“Fuori dal mondo”, controreplica il dem Misiani. Che magari ha buona memoria, e non ha dimenticato quando, subito prima della crisi finanziaria e poi economica del 2008, il petrolio costava 150 dollari al barile e la benzina toccava 1,50 euro al litro. Non per caso le compagnie petrolifere e di raffinazione stanno zitte.
RICCARDO CHIARI
Foto di Engin Akyurt