POLITICA E NUOVI MASS MEDIA
Da alcuni anni esiste una propensione dei cittadini ad informarsi attraverso i media digitali. Si tratta di percentuali, in ascesa, ancora lontane da quelle dei fruitori della televisione, ma paragonabili a quella delle lettura dei giornali cartacei e quindi assolutamente non trascurabili nell’ottica elettorale anche per la caratterizzazione della semplificazione del messaggio e dell’impiego di contenuti emotivi.
Lo strumento dei media digitali non è andato a sostituire le attività informative dei partiti, televisioni e giornali ma si è sovrapposto interagendo con essi.
La comunità scientifica deve ancora esercitarsi su questi nuovi sviluppi comunicativi come invece ha lungamente fatto per quanto riguarda il ruolo dei partiti politici e dei mass media. Nondimeno si possono avanzare con prudenza alcuni ipotesi.
La letteratura si divide tra interpretazioni ottimistiche, se non utopistiche , in cui si pensa che la rete possa ridefinire relazioni fra potere e cittadini, rinnovare le forme della democrazia e trasformare le istituzioni, e i sostenitori della normalizzazione secondo cui l’utilizzo dei media digitali non favorirà cambiamenti rilevanti nel funzionamento dei sistemi democratici.
La comunicazione politica attraverso internet ha certamente caratteristiche peculiari rispetto agli altri mezzi. Al contrario della televisione che ha un percorso unidirezionale e in cui in destinatario è sostanzialmente passivo, le tecnologie digitali permettono all’utente non solo di utilizzare le informazioni ma anche di contribuire a produrle, seppure i flussi comunicativi tendono a frammentarsi maggiormente.
Il cittadino che usa i nuovi media in ambito politico si libera dai propri limiti e può soddisfare il suo bisogno di appartenenza, identificazione, partecipazione ed espressione nell’ambito di una comunità umana sconfinata ed autogestita.
Per il cittadino, informarsi e partecipare attraverso i media digitali può costituire una opzione vantaggiosa sul piano del dispendio del tempo e delle risorse cognitive per diversi motivi: non richiede spostamenti fisici, può avvenire negli orari più convenienti anziché in momenti fissati dall’organizzazione politica e comprende attività che si possono svolgere velocemente quali leggere e firmare una petizione online, effettuare una donazione, inviare una mail, comporre un tweet, condividere contenuti, postare un commento etc.
E’ chiaro che un impegno circoscritto alla raccolta di informazioni semplici e ad azioni rapide non possa corrispondere né una adeguata consapevolezza dei temi e dei problemi politici né una elaborazione autonoma e razionale.
L’inclinazione di ogni individuo ad interagire con coloro che condividono caratteristiche simili alle proprie è senz’altro presente anche nella politica online. Infatti sembra verificarsi una tendenza ad informarsi e a condividere messaggi nell’ambito di gruppi di riferimento abbastanza omogenei il cui confronto avviene su posizioni simili e in cui le opinioni diverse vengono in genere marginalizzate o ignorate.
Secondo alcuni studi coloro che hanno più probabilità di utilizzare siti web collegati alla campagna elettorale, sono maschi, più istruiti della media e particolarmente interessati alla politica, ovvero sono coloro che discutono abitualmente di vita pubblica e prendono parte a manifestazioni in luoghi fisici, per cui per gli attori politici, comunicare online, significa in molti casi ‘’predicare ai convertiti’’ ossia rivolgersi soprattutto a coloro che già sostengono un candidato o un partito.
Questa dinamica, fondata sul valore che istintivamente gli individui riconoscono alle relazioni e al gruppo di riferimento ha certamente conseguenze sulla qualità del discorso pubblico che non beneficia di un confronto tra posizioni differenti e di scambio fra opinioni diverse, fondato quindi su una base di informazioni sufficientemente completa.
Viene inoltre amplificata la personalizzazione della politica in quanto il politico dispone di pagine personali con cui rapportarsi con altri utenti con messaggi mirati ad evocare intimità e vicinanza con i cittadini. Sono numerosi i post riferiti alla vita personale e famigliare del soggetto mostrando di condividere esperienze simili a quelle delle persone comuni con l’obiettivo di far sentire il personaggio pubblico più vicino all’elettore.
Frequenti anche i messaggi in cui la politica viene interpretata con il registro dell’emotività con l’obiettivo di condividere emozioni e sentimenti legati a vicende in cui il politico è stato protagonista.
Bisogna anche considerare che il contenuto semplificato ed emotivo, a volte, possa essere l’occasione per approfondire i temi altrove. In questo senso il messaggio rapido costituisce una sorta di catalizzatore di attenzione, che successivamente si può incanalare nell’approfondimento e può avviare un ragionamento pubblico.
Come le organizzazioni partitiche non si limitano ad indottrinare i sostenitori ma organizzano anche incontri per ragionare in maniera aperta e approfondita sui programmi, così come la televisione non si limita a trasmettere spot elettorali emotivi ma ospita anche programmi completi e pluralisti, anche nel web coesistono elementi irrazionali e occasioni di dialogo e riflessione.
Anche la razionalità limitata che muove i comportamenti online quindi non nega il valore di una democrazia del dialogo ragionato e di decisioni consapevoli, indica, una volta di più, che una realizzazione dell’ideale politico razionale non può essere pervasiva e perfetta ma parziale e limitata.
Alla fine di queste pagine, che possono anche essere intese come un ‘”breve corso su come votiamo”, diamo un modesto suggerimento: andate sempre e comunque a votare, esercitando pienamente il vostro diritto/dovere di cittadini, per sentirvi ancora un po’ legati alla “società degli uomini”.
LUCA PAROLDO BONI
già professore alla Saint Petersburg State University (L.G.U.)
2 ottobre 2021
PRIMA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – INTRODUZIONE – LE AVVENTURE DEL NOSTRO VOTO
SECONDA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – RAZIONALITA’ ED EMOTIVITA’
TERZA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – LA POLITICA IN LABORATORIO
QUARTA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – UNA CERTA IRRAZIONALITA’ DELLA POLITICA