Da tre lunghi anni 26 giovani antifascisti del modenese sono sotto processo per aver cantato Bella Ciao in pubblico. E il fatto che il giudice di merito abbia preso tempo per decidere dopo l’udienza finale di ieri – la sentenza è fissata per il 16 luglio prossimo – allunga ulteriormente l’attesa degli imputati. Protagonisti loro malgrado di una storia che ha dell’incredibile, e che ha un precedente: già nel 2011 a Isernia ci fu un processo a sette antifascisti che cantarono Bella Ciao nel corso di un’assemblea pubblica. In quel caso all’assoluzione generale si accompagnò il deferimento presso la procura, e in sede disciplinare, sia del pm che del gip, per verificare l’ipotesi di abusi giudiziari ai danni degli imputati. Cosa accadrà stavolta?
La storia parte la sera del 4 agosto 2017, quando a Carpi si svolge una manifestazione di Forza Nuova, autorizzata dalla questura, davanti a un palazzo destinato dal comune a ospitare alcuni richiedenti asilo. Il mondo dell’associazionismo si mobilita, a partire da Anpi, Arci e Cgil, e organizza un presidio, molto partecipato, per contestare la decisione di offrire spazi pubblici a una organizzazione di estrema destra i cui principi, razzisti e neofascisti, sono un’offesa all’intera città. Anche il sindaco Alberto Bellelli partecipa.
Al termine del presidio, alcuni antifascisti vanno a dare un’occhiata a cosa stia accadendo alla manifestazione forzanovista, che si tiene al bordo di una delle principali direttrici cittadine, via Carlo Marx, chiusa per l’occasione ma con l’accesso naturalmente consentito ai residenti della zona, nei pressi dello stadio. E’ in questo contesto che, di fronte alle intemperanze dei neofascisti, che inveiscono contro chi non è, letteralmente, dalla loro parte della strada, e finiscono per aggredire un agente di polizia in borghese, colpito in testa da un’asta di bandiera e portato al pronto soccorso, in tanti iniziano a cantare Bella Ciao. Finalmente poco dopo le 22 Forza Nuova toglie il disturbo.
“A maggio dell’anno successivo – racconta l’avvocato Fausto Gianelli – il Tribunale di Modena consegna ventisei notifiche di condanna per ‘manifestazione non autorizzata’ ad altrettante persone presenti in zona stadio quella sera. Un decreto penale di condanna comminata in base all’articolo 18 del Tulps, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, una legge emanata nel 1931 durante il regime fascista in un quadro di generale repressione del dissenso. Una disposizione in contraddizione con due articoli della Costituzione: l’articolo17, che sancisce la libertà di riunione, e l’articolo 21, che garantisce la libertà di espressione del proprio pensiero, tanto che la stessa Consulta è intervenuta più volte, per dichiarare l’incostituzionalità di varie parti dell’articolo 18 del Tulps”.
I 26 “notificati” avviano l’iter di opposizione al decreto penale, che prevede per ciascuno quindici giorni di arresto commutati in ammenda di 1.125 euro. Nella stessa notifica ci sono due condanne a militanti di Forza Nuova per l’aggressione al poliziotto ferito, un mese di arresto commutato in ammenda di 2.250 euro. Tutti nello stesso calderone.
L’iter di opposizione porta all’apertura di un processo. “La partecipazione ad una manifestazione non autorizzata non costituisce reato – spiega ancora Gianelli, che difende 23 dei 26 imputati – in casi del genere viene punito l’organizzatore, ma in quella circostanza si è trattato di una manifestazione nata spontaneamente: nessun megafono, nessuno che ha preso la parola. Hanno solo cantato Bella Ciao”.
Eppure la procura insiste. Tanto che, secondo il pm, aver cantato Bella Ciao equivale ad aver preso la parola e aver organizzato una riunione senza permesso. Di qui la richiesta di un aumento delle pene, due mesi di arresto più l’ammenda. Pene appena più lievi rispetto alle richieste per i due fascisti imputati di aggressione.
RICCARDO CHIARI
foto: screenshot da Facebook