Secondo le stime epidemiologiche dell’Inail gli infortuni sul lavoro legati allo stress termico sarebbero approssimativamente 4mila l’anno. Il fenomeno, alla luce del suo difficile monitoraggio e valutazione, potrebbe essere ancora più corposo.
È in virtù di questi dati, delle continue segnalazioni di malori sul posto di lavoro connessi al caldo, e delle temperature da bollino rosso in tutto il paese, che Alessandro Genovesi – segretario generale della Fillea Cgil – ha rivolto un appello perentorio agli organi di stampa: «quando le temperature superano i 35 gradi, soprattutto se quelli percepiti sono di più quando si è esposti al sole o ad ulteriori fonti di calore come il catrame, i lavoratori si devono fermare». Ricordando, tra l’altro, «che è possibile ricorrere alla Cassa integrazione per caldo per tutti i lavoratori dei cantieri, senza danno economico alcuno per operai e imprese».
Le ordinanze restrittive finora approvate e in vigore sono decisamente ridotte. Ad emanarle solo Lazio, Puglia, Calabria e, ultima, la Sicilia dopo la pressione di lavoratori e sindacati sul presidente della regione Schifani. Nei comuni, liberi anch’essi di emettere ordinanza oltre a rispettare le disposizioni regionali, raramente si dà credito a questo tipo di normative.
Come nella provincia di Lecce ad esempio, dove i sindacati denunciano che i cantieri edili esposti al sole sono più attivi che mai e sollecitano interventi urgenti da parte degli organi ispettivi. Per ovviare a problemi strutturali occorre pensare a strumenti normativi altrettanto strutturali. «Devono essere le associazioni datoriali in primis ad attivarsi e invitare le aziende a riorganizzare gli orari di lavoro concentrando le attività nelle ore meno calde. Le committenze private tutte, e soprattutto quelle pubbliche, hanno il dovere di informare le aziende in appalto che eventuali ritardi di qualche giorno per tutelare i lavoratori non saranno oggetto di penale».
Seguendo la Sicilia, anche nella provincia di Modena presieduta da Fabio Braglia si è prossimi, dopo varie sollecitazioni di lavoratori e organizzazioni sindacali – Cgil, Cisl e Uil – alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa provinciale per la salute, la sicurezza e la legalità nei luoghi di lavoro, con un focus, ovviamente, sui lavoratori sottoposti a stress termico.
Infine la Toscana, ancora priva di ordinanze restrittive, dove le sigle premono per un pronto intervento. «Così come avvenuto per il settore agricolo, occorre la medesima ordinanza per il settore edile viste le temperature elevate di questi giorni. La regione non deve attendere oltre».
Secondo la segretaria generale di Filca Cisl Toscana, Simona Riccio, il problema è strutturale nella misura in cui «le aziende troppo spesso sono restie a interrompere i lavori, per il timore di non rispettare i tempi legali di esecuzione dei contratti. È fondamentale prevedere che con fenomeni climatici avversi ci sia lo slittamento delle previsioni contrattuali, sia per i lavori pubblici che per quelli privati».
GIACOMO GUARINI
foto: screenshot tv