Era il 30 luglio del 2010 quando il presidente Giuseppe Scopelliti fu nominato, da Giulio Tremonti, commissario della sanità della regione Calabria per il rientro dal debito che, all’epoca, ammontava a circa 150 milioni.
Dal 2010 ad oggi non si contano i commissari che – nonostante i pesanti tagli agli investimenti, i mancati turn over del personale sanitario, il blocco delle assunzioni, la chiusura di piccoli e medi ospedali che garantivano una qualche tenuta della medicina del territorio – hanno portato il disavanzo ad una cifra che alcuni, non abbiamo numeri certi, stimano essere di più di 1 miliardo. Tutto questo senza che i presidenti ed i consiglieri, alternativamente, di maggioranza ed opposizione regionali, di tutti i partiti, sollevassero dubbi o ponessero la Sanità al centro della propria battaglia politica.
Il resto è cronaca recente, con la vicenda (7 dicembre 2018) della nomina del generale in pensione Saverio Cotticelli, rimasto al suo posto al cambio di colore del governo, da giallo-verde a giallo-rosso, il commissario è rimasto al suo posto.
La responsabilità del disastro sanitario calabrese ricade, per la gran parte sull’ormai ex commissario Cotticelli (mentre già altre polemiche inseguono il suo sostituto), ma una porzione non irrilevante pesa sui politici degli ultimi decenni e, soprattutto, degli ultimi dieci anni che non hanno saputo o, più probabilmente, non hanno voluto riprendersi la prerogativa che spettava loro di amministrare, come avviene a seguito dell’esecrabile modifica del titolo V della Costituzione, il capitolo di spesa (la sanità) più importante, l’80% circa, di una Regione.
Con il comunicato stampa ufficiale (11 marzo 2020, della Regione Calabria) la presidente scomparsa recentemente, Jole Santelli «…di concerto con il Commissario Cotticelli, approva il “piano di emergenza contro il coronavirus”, dispone l’attivazione di 400 nuovi posti di terapia intensiva e subintensiva …e già domani sarà pubblico l’avviso per il reclutamento di 300 medici specializzati e specializzandi. Saranno, inoltre, utilizzate le graduatorie degli idonei a scorrimento per l’assunzione, sempre a tempo determinato di 270 infermieri e 200 Oss».
I calabresi sanno che nessuna delle promesse di questo comunicato è stata mantenuta e che la responsabilità della totale inadempienza non è solo di Cotticelli, ma anche di chi, la Regione Calabria, lo ha fiancheggiato, per mesi, in questa sua incredibile sconsideratezza.
Il nuovo Commissario appena nominato dal ministro Speranza, Giuseppe Zuccatelli, pur volendo sorvolare sull’imbarazzante video sull’inutilità delle mascherine, si era già dimostrato, dal dicembre 2019 ad oggi, del tutto inadeguato come Commissario sia dell’Asp di Cosenza, sia delle aziende ospedaliere Mater Domini e Pugliese Ciaccio di Catanzaro. I calabresi vorrebbero un Commissario capace, magari uno dei molti conterranei degni di ricoprire questo ruolo, ma, soprattutto un Commissario che sia solo “straordinario”, solo per questa emergenza “straordinaria”. Bisogna tornare alla “normalizzazione” della Sanità calabrese che deve essere gestita ed amministrata dalla politica, riaffermandone la primazia. Pur con tutti i suoi difetti, soprattutto in Calabria, la politica ha i suoi meccanismi di controllo costituzionali.
Un presidente ed una giunta eletti dovranno rispondere agli elettori, mentre i commissari, come abbiamo sperimentato in questi ultimi 10 anni, non rispondono a nessuno. I cittadini calabresi si aspettano che sia rispettato il diritto alla salute, come recita l’art. 32 della Costituzione, e che questo diritto abbia un identico livello in tutta Italia, compresa questa “inesplorata penisoletta”, come definiva la Calabria Corrado Alvaro, negli anni ‘30.
BATTISTA SANGINETO
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