Secondo una commissione d’inchiesta, voluta dal Parlamento brasiliano, nel corso del 2013 vi sono stati in Brasile 60mila omicidi. Tra questi, decine di attivisti per i diritti umani, che nel 2016 sono stati addirittura 25 nei primi quattro mesi. Una lunga scia di sangue che non ferma quanti, nonostante le minacce e la paura, continuano ad andare avanti. Persone come Valdenia Paulino, avvocatessa impegnata da oltre vent’anni nella tutela dei diritti umani, che ha provato sulla sua pelle la violenza di chi voleva metterla a tacere, senza riuscirci.
Paulino in questi giorni è in Italia, insieme al marito italiano, Renato Lanfranchi, con cui condivide l’impegno nel Centro per i diritti umani di Sapopemba, uno dei quartieri piu’ poveri di San Paolo. In quasi trent’anni di impegno Valdenia Paulino ha lottato al fianco di donne vittima di violenza, carcerati, minori abbandonati, cercando di difenderli dalle gang e dalla malavita, ma anche – in molti casi – dalla violenza della polizia. Le vittime sono quasi sempre giovani neri e meticci – il 75% degli omicidi – tanto da spingere gli attivisti a parlare di un vero e proprio “genocidio della gioventu’ nera brasiliana”.
“Ogni giorno in Brasile – racconta l’avvocatessa – ci sono una media di 29 uccisioni di bambini e adolescenti. Molti di loro cadono vittima degli scontri tra bande, altri della repressione e della violenza da parte della polizia che non si fa scrupoli a sparare contro bambini. In molte occasioni abbiamo denunciato il comportamento di poliziotti corrotti e violenti, qualcuno e’ stato rimosso ma non e’ facile mettersi contro il sistema”.
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FABRIZIO SALVATORI
foto tratta da Pixabay