Partiti ieri i nuovi voucher – il Libretto famiglia e il Presto, contratto di prestazione occasionale – sono già evidenti i profili di sfruttamento che questi strumenti portano con sé. Non solo l’introduzione di un ennesimo rapporto precario – senza tutele e con scarsa previdenza -che va a sostituirsi al lavoro dipendente, ma da qualche giorno si è aperto anche il fronte del salario e ieri si sono fatti sentire i sindacati, in particolare la Flai Cgil e la Fai Cisl (le categorie degli agricoli e agroindustriali).
Non solo la prestazione per le famiglie si è ridotta a 8 euro netti per il lavoratore (invece dei 10 che tutti avevano ritenuto prima della circolare applicativa emanata dall’Inps) e quella per le imprese a 9 euro, ma nel comparto agricolo si è scatenato un vera bufera perché un’ora è stata fissata al di sotto dei minimi contrattuali in vigore (in un caso ad esempio a 6,52 euro quando in diversi contratti provinciali siamo già a cifre ben più alte, fino a superare gli 8 euro).
In molti si sono chiesti: è forse questo il salario minimo che qualche giorno fa lo stesso presidente dell’Inps Tito Boeri ha definito come necessario – e indicando a riferimento proprio le paghe orarie da voucher – mentre i minimi contrattuali vengono spazzati via senza pietà?
Il caso dei lavoratori agricoli parla per tutti: innanzitutto l’aver fissato la tariffa oraria a minimi tabellari ben al di sotto dei 9 euro – parametro valido per tutti gli altri voucheristi – è già di per sé incomprensibile. Se paghi in voucher – rapporto che in sé non ha tutto il corredo delle tutele del contratto – hai spostato la relazione economica impresa-lavoratore su tutt’altro binario, quindi applicare i minimi contrattuali quando sull’altro piatto della bilancia hai un importo più alto è insensato, e dovresti riconoscere i 9 euro netti anche agli agricoli. Sarebbe insomma il minimo.
Ma non è stato così. E invece l’Inps ha riapplicato tout court le paghe contrattuali, rischiando di creare situazioni di vero e proprio dumping rispetto ai contratti che hanno già un netto più alto, e poi costano di più anche per tutte le tutele che si portano dietro. La Flai Cgil ha infatti scritto al ministro del Lavoro Giuliano Poletti e all’Inps: ribadendo la propria contrarietà più generale allo strumento Presto, gli agroindustriali Cgil chiedono che intanto si riveda la tabella dei compensi. Analoga protesta è venuta dalla Fai Cisl.
L’esempio dei 6,52 euro dei florovivaisti, scelti per una delle tre fasce di voucheristi agricoli individuate dall’Inps parla per tutti: «Si consideri -scrive la segretaria generale Flai Cgil Ivana Galli al ministro Poletti e all’Inps – che la tariffa oraria media di raccolta di frutta e ortaggi, presente sul territorio dell’Emilia Romagna è mediamente pari a 8,13 euro/ora, mentre la circolare Inps la fissa a 6.52 euro/ora».
«Va comunque rilevato – prosegue la segretaria Flai Galli – che gli importi orari indicati dall’Inps per il settore agricolo, oltre che essere inferiori al livello minimo di 9 euro l’ora per il lavoro prestato negli altri settori con il contratto di prestazione occasionale, sono inferiori sostanzialmente ai valori minimi previsti dai contratti provinciali. Inoltre, le retribuzioni orarie previste comportano per il settore agricolo un innalzamento del limite di durata nell’arco dell’anno civile delle ore di prestazione di lavoro occasionale, pari a 280, dal momento che, l’individuazione dello stesso limite per i lavoratori agricoli, è pari al rapporto tra 2500 e la retribuzione oraria applicabile».
Stesso allarme lo lancia la Fai Cisl, che con il segretario Luigi Sbarra chiede un «immediato incontro con l’Inps»: «Le indicazioni dell’Inps sui voucher agricoli rappresentano una grave occasione persa e un passo falso clamoroso, che può portare a squilibri notevoli nella definizione delle retribuzioni del settore primario. La Fai Cisl chiede un incontro urgente con l’Istituto per riportare la questione all’interno di parametri di correttezza e legittimità».
Critica alla nuova normativa sui voucher da parte di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana: «”Tranquilli, con i nuovi voucher i lavoratori guadagneranno di più”, dicevano dalle parti del governo e del Pd. Poi scopri che una badante, ad esempio, non guadagnerà 10 euro, come si diceva, ma 8. Mentre in agricoltura il minimo è 6,50 euro. L’ennesimo imbroglio di questo governo».
Per Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, se il Libretto familiare è una misura utile, sul Presto, il contratto per le imprese, «sarebbe stato necessario convocare le parti sociali al fine di individuare una soluzione condivisa. Anziché introdurre una nuova forma di lavoro flessibile e a basso costo, contraddicendo il Jobs Act che si poggiava sul disboscamento dei contratti precari e sul minor costo del tempo indeterminato, si sarebbe potuto lavorare sul già esistente Job on call rendendolo utilizzabile per tutte le fasce d’età».
ANTONIO SCIOTTO
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