Marco Sferini: “Sinistra Italiana ci ricasca… o ci riprova?”
Prima Stefano Fassina, poi Nichi Vendola. Entrambi gli esponenti autorevoli della nascente Sinistra Italiana aprono alla possibilità di un unico “listone” della sinistra alle prossime elezioni.
Se è vero che il congresso di Sinistra Italiana è ancora tutto da giocare, è altrettanto vero che Vendola e Fassina non si sarebbero spinti così oltre in dichiarazioni pubbliche, ripetutamente, sapendo che già all’interno del nascente partito della modernità progressista senza aggettivi (se non quello nazionale) esistono spinte propulsive per la creazione di un nuovo Ulivo (D’Attorre in primis, coerente, l’ha sempre dichiarato fin dalla sua uscita dal Partito Democratico).
Che cosa ci possiamo aspettare, dunque, da una sinistra che non smentisce il suo passato ondivago tra vicolo cieco dell’opposizione e opportunità di gestire fasi di governo?
Forse che continui così e che non sia smentita da un presente che, lo dico sinceramente, pensavo – e tutt’ora spero – potesse essere differente dal recente passato.
Di sicuro la costruzione dell’alternativa di sinistra non passa attraverso questi viatici di illusione di governo delle crisi del capitalismo, di freno alle politiche liberiste da posizioni di “non-forza” in governi dove a prevalere sono partiti che si appresteranno a fare delle larghe intese l’asse predominante della gestione delle tutele dei profitti. Così come è sempre stato. Così sarà… Magari scalceranno un po’ quelli che svolgono il ruolo di sinistra critica dentro queste alleanze moderate. Ma poi, alla fine, dovranno sempre allinearsi.
La stagione del centrosinistra, per quanto mi riguarda, è stata la stagione della consapevolezza che si poteva incidere nel ruolo di contenimento del pericolo delle destra. Ma è finita, chiusa, archiviata per sempre. Semplicemente perché non esiste più la concreta possibilità di dare vita, con un PD che finge di essere di sinistra, ad una alleanza di governo che metta insieme centro e sinistra. Quale centro? Quale sinistra? Non esiste nemmeno più l’alibi del voto utile contro le destre.
Oggi le destre sono tante e D’Alema non è certo quella sinistra che può mettere un freno a Renzi (che è una delle destre in campo) o che può pensare di battere Berlusconi-Salvini-Meloni e, tanto meno, Grillo.
Illusione, dolce chimera. Lo dicono del nostro essere comunisti; si guardassero allo specchio, si guardassero addosso…
Mario Noberasco: “Critiche ingiuste a Sinistra Italiana, serve realismo e unità”
Caro Marco, credo che le tue critiche siano ingiuste. La dialettica interna al partito è molto vivace e le posizioni sono tante. Non si può discutere però la genuina e la forte fede di sinistra di noi tutti. Quello che va tenuto presente è che negli ultimi anni si è verificata una grave involuzione in termini di diritti, tutele e garanzie fondamentali, soprattutto nel mondo del lavoro, ma non solo.
Essa impone di trovare – e al più presto – una soluzione che permetta di ricostruire un tessuto normativo di attuazione dei principi, soprattutto costituzionali, frutto di lunghe lotte di tutta la sinistra, che è stato in breve tempo cancellato. E’ questo che ci chiedono soprattutto i tanti disoccupati e i giovani che si sentono senza prospettive. Non credo che tale risultato si possa conseguire rimando arroccati in posizioni isolate e solitarie e, in quanto tali, del tutto sterili. Credo invece che esso si possa raggiungere unendo tutte le forze della sinistra che vogliono reagire e opporsi al PD neoliberista di Renzi (ormai espressione di Confindustria) e impegnarsi per la effettiva e completa attuazione dei diritti stabiliti dalla Costituzione.
Se tra esse, come spero, vi è anche una componente dello stesso PD, che è rimasta fedele agli ideali e alle finalità della Sinistra, ed è disposta a lasciare Renzi, non vedo per quale motivo non si dovrebbe dialogare con essa e pensare, se vi saranno i presupposti, addirittura a percorrere un cammino comune.
Del resto, permettimi la citazione, Berlinguer era solito dire che la responsabilità dell’uomo di sinistra è quella di schierarsi e lottare sempre per i più deboli. Ma lottare per i più deboli significa anche trovare le modalità per conseguire risultati e benefici concreti. La gravità del momento impone di essere realistici: tali risultati si possono conseguire solo con l’unione; spero che anche Rifondazione vorrà unirsi alla lotta.
Marco Sferini: “Serve una sinistra antiliberista dai connotati chiari. Basta col centrosinistra”
Apprezzo le tue osservazioni, Mario, ma io credo che il punto sia proprio quello della distinzione tra passato, anche recente, e futuro: in passato abbiamo come Rifondazione Comunista, almeno fino al 2008, rappresentato quasi l’intera sinistra a sinistra dei DS prima e del PD poi.
Quando siamo stati al governo, abbiamo provato ad essere incisivi nelle politiche che venivano portate avanti da una maggioranza di centro cui, poi, si sono uniti anche i DS stessi nel successivo progetto del superamento organizzativo delle due culture più grandi presenti nel Paese dal dopoguerra: cattolicesimo democratico e socialismo democratico (dopo la scomparsa del PCI e della nuova sinistra).
I processi politici si confondono con quelli storici alla fine, perché ne divengono parte integrante. La politica fa la storia e la storia la fanno non i popoli ma singole persone che, spesso, si mettono alla guida dei popoli.
Che tutto cambi nel progredire (o nel regredire) della storia umana è un dato di fatto. Si tratta di normale materialismo dialettico.
Il punto è come affrontiamo i cambiamenti e con quali rapporti di forza.
Davanti alla necessità di governare questi processi economici con politiche oggettivamente piegate al liberismo, per necessità di sistema, credo che il modo migliore per ricostruire una alternativa di società sia ricostruire un soggetto comunista che partecipi ad una coalizione non di centrosinistra ma solo di sinistra antiliberista, con chiari e precisi connotati in merito.
Altre soluzioni hanno già fatto il loro tempo e sono anacronistiche più di quanto viene definito e dichiarato anacronistico o morto il movimento comunista stesso.
Vorrei che provassimo ad invertire questo postulato e a dare vita ad una sinistra di alternativa che non pretendo sia solamente comunista: penso che i comunisti ne debbano fare parte, ma non credo più alla favola del centrosinistra come luogo di elaborazione di difesa dei diritti dei moderni proletari (precari, disoccupati, voucherizzati, ecc…) perché per sua natura il centrosinistra deve difendere non dei valori ma dei privilegi. E i privilegi non sono i salari (anche se oggi le forze liberiste sono riuscite a fare del salario un privilegio in mezzo alla depauperizzazione che avanza prepotentemente e ovunque) ma i profitti, gli azionariati, le speculazioni finanziarie, l’evasione fiscale.
Il centrosinistra rinascente di D’Alema o anche un PD conquistato da D’Alema (cosa francamente impossibile) non garantisce altro se non la protezione di questo mondo di privilegiati, distinguendosi dalle destre tradizionali solamente sul piano dei diritti civili e, talvolta, come si è visto nel caso del PD – Nuovo Centrodestra, fa fatica anche ad affermare quei semplici valori che dovrebbero essere alla base dello sviluppo complessivo (sociale e civile) di una comunità nazionale.
Per questo, con grande amicizia, ti dico che mi auguro che Rifondazione Comunista non prenda la strada che mi sembra Sinistra Italiana sia tentata di prendere.
Io mi auguro che il vostro congresso smentisca le aperture a D’Alema e cambi la linea dei leader, pretendendo un ritorno alle origini, alla sinistra vera, alternativa ad ogni altra formazione politica. Senza se e senza ma.
A presto!
MARIO NOBERASCO
MARCO SFERINI
2 febbraio 2017
foto tratta da Pixabay