«Prima la salute e la sicurezza. La pizza, il sushi e l’hamburger possono aspettare». Domenica sera a Bologna molti ciclofattorini non hanno lavorato. Troppo pericoloso girare per la città, pagati poco e per giunta a cottimo, coi fiocchi di neve che si stavano attaccando all’asfalto. Da qui una trattativa lampo con due delle piattaforme presenti sotto le Due Torri, il duo Sgnam/MyMenù, e alla fine la possibilità di sospendere il servizio fino al miglioramento delle condizioni meteo. E così decine di ciclofattorini hanno avuto la possibilità di rimanere a casa, merito delle lotte che Riders Union Bologna ha portato avanti in questi mesi.
Domani sull’Emilia è prevista altra neve, e il copione potrebbe ripetersi. I riders contatteranno le loro piattaforme e chiederanno di fermare il servizio, cosa per nulla scontata visto che anche domenica, nonostante la sospensione delle consegne da parte di alcune piattaforme, a molti è stato comunque chiesto di lavorare. Deliveroo, Glovo e Just Eat infatti non hanno interrotto l’attività, che però è stata fortemente rallentata perché alcuni fattorini hanno rifiutato di mettersi in turno all’ultimo minuto. Una scelta che pagheranno non solo perdendo il salario del loro turno, ma anche scendendo nella classifiche di “merito”, quelle che determinano chi lavorerà e chi no, chi avrà i turni migliori e chi invece dovrà aspettare e magari diventare un tappabuchi di pedalatori più regolari.
Ne sa qualcosa Carla, il nome è di fantasia, che ha già ricevuto una telefonata di richiamo. «Ci sono stati acquazzoni e nevicate e così ho saltato quattro turni. Il risultato è stato un avvertimento e una penalizzazione in classifica. I turni – racconta – purtroppo non si possono più cambiare nelle 48 ore precedenti al servizio. Altro che flessibilità, su queste questioni la rigidità è massima». Quando, e se, tornerà in sella a una bici Carla avrà come prospettiva quella di guadagnare 4 euro e 40 centesimi a consegna, il 20% in più in caso di neve. «Pochissimo considerando che non si va oltre le due consegne l’ora». A scioperare domenica sera è stato anche Gianluigi (anche qui il nome non è quello reale), in forza a Deliveroo. «Con i colleghi ci siamo organizzati via chat e abbiamo chiesto all’azienda di fermare il turno, ci è stata proposta un’integrazione di 80 centesimi netti a consegna. Con la neve sull’asfalto l’abbiamo giudicata una proposta irricevibile». E così formalmente il servizio è rimasto attivo, di fatto però è stato quasi paralizzato a partire dalle 20 per le assenze dei lavoratori.
Il gruppo che in città organizza i ciclofattorini, Riders Union Bologna, si era già fatto sentire a inizio dicembre con una manifestazione in centro. «Non passeremo un altro inverno al freddo e al gelo senza il riconoscimento di tutti i diritti che ci spettano: fine del cottimo, paga oraria dignitosa, assicurazione Inail, contributi previdenziali, monte orario garantito, libertà sindacali, indennità per lavoro festivo, notturno o sotto la pioggia».
Da tempo al ministero del lavoro è in corso un tavolo tra ciclofattorini e piattaforme di delivery che però, dopo gli iniziali fuochi d’artificio da parte del ministro Di Maio, si è arenato in una trattativa che non ha finora portato a nulla.
A Bologna il Comune ha deciso così di dare un segnale, e a maggio è stata firmata la «Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano», un documento sottoscritto per il momento da Sgnam/My Menù, e che l’amministrazione consiglia caldamente anche alle altre piattaforme. La sospensione del servizio in caso di neve è nata proprio attraverso la Carta, e domenica si è concretizzata su richiesta dei ciclofattorini.
«Abbiamo rivolto un appello ai consumatori e tantissimi cittadini hanno risposto positivamente alla chiamata», racconta l’assessore al commercio Marco Lombardo. «Non vale la pena far rischiare la vita a questi ragazzi per qualche consegna in più – si leggeva domenica sera sulla pagina facebook dell’assessore – Non possiamo ordinare la sospensione della viabilità per categorie di persone, ma possiamo stigmatizzare il comportamento delle piattaforme che non hanno sospeso il servizio. Chiediamo ai cittadini di stare dalla parte dei riders e non ordinare questa sera cibo di consegna a domicilio».
Secondo le stime dei ciclofattorini domenica sera non hanno lavorato 6 riders su 10 e alla mobilitazione hanno preso parte anche alcuni locali che hanno invitato esplicitamente a non ordinare.
GIOVANNI STINCO
foto tratta da Pixabay