40 anni fa Jean Bédel Bokassa si autoproclamava “imperatore” del Centrafrica con una cerimonia napoleonica, degna dei fasti della corte francese di inizio ‘800.
Un dittatore sanguinario, uno spietato tiranno ammantato di abiti scintillanti d’oro e brillanti, con uno strascico lunghissimo e una imperatrice al suo fianco. Persino con un erede al trono vestito di tutto punto da piccolissimo militare di carriera, seduto su un pouff rosso.
Bokassa è passato alla storia più per questa cerimonia sfarzosa che per le nefandezze compiute. L’unico merito dell’incoronazione fu la contrapposizione netta tra la sfavillante eccentricità dell’ostentazione del potere con la miseria della popolazione del Centrafrica.
L’impero durò quattro anni appena e aveva come motto: “Unità, dignità, lavoro”. A dimostrazione che proprio coloro che per primi negano certi diritti elementari se ne fanno portavoce a pieni polmoni, incoronandosi protettori unici dei più deboli.
Ogni riferimento a persone e cose o situazioni del tempo presente non è puramente occasionale.
(m.s.)
foto tratta da Wikimedia Commons