In cinque giorni di lavori d’Aula che i senatori si preparano ad affrontare prima dell’ultimo passaggio della legge di Bilancio (la giornata di oggi, due nella prossima settimana e due nella successiva), e in una manciata di altre ore che – per avventurarsi nel campo della fanta programmazione – potrebbero essere racimolate tra Natale e lo scioglimento delle camere, nel calendario di Palazzo Madama sono riusciti ad entrare ben otto testi di legge. Con il biotestamento al primo posto, sul quale si comincerà a votare già oggi pomeriggio, e la cittadinanza all’ultimo, sulla quale si voterà nel «giorno del mai», come dice realisticamente la Lega. Troppi? Forse. Troppo, sicuramente però per non essere considerata una «presa in giro», come l’hanno bollata Sinistra italiana, Mdp e Campo progressista che su questa base si prepara a abortire le trattative di alleanza con il Pd.
IN UNA RIUNIONE durata oltre un’ora e mezza, la conferenza dei capigruppo ha trovato la quadra sul testamento biologico, piazzato in pole position perché l’approvazione a questo punto non dovrebbe presentare grandi impedimenti: pallottoliere alla mano, il range di voti favorevoli va infatti da 160 a 175, con molto fumo e poco arrosto da parte dei centristi di Alfano, e la Lega rimasta quasi sola ad armarsi per la crociata con i suoi 1820 emendamenti promessi per questa mattina alle 9, termine ultimo per la presentazione. Da oggi pomeriggio si comincerà a votare, come e con quali procedure per accelerare i tempi (emendamenti accorpati, voti a data certa, ecc) è tema di discussione.
DOMANI, 7 DICEMBRE, niente assemblea: si lavora sui collegi elettorali ma solo in commissione Affari costituzionali. Nella prossima settimana, «oltre all’eventuale seguito del biotestamento» (mette le mani avanti il presidente Grasso), in calendario ci sono il ddl a favore degli orfani di crimini domestici e quello sulla protezione dei testimoni di giustizia (il 12 dicembre); il testo sulla prevenzione del terrorismo jihadista, quello sulle professioni sanitarie e il libro bianco della Difesa (il 14 dicembre). Tutte leggi che godono di un’ampia maggioranza. La giornata del 13 sarà invece dedicata all’elezione di giudici amministrativi, tributari e della corte dei conti, e alle comunicazioni del premier Paolo Gentiloni in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 14 e 15 dicembre. La settimana successiva, prima di licenziare la legge di Bilancio e salutare tutti per le vacanze di fine anno, ci sono due giorni utili, da dedicare alla riforma del regolamento del Senato, che approderà in Aula il 19 e la cui votazione è fissata per il 20 dicembre, senza possibilità di slittamento. Per il ddl sulla cittadinanza rimangono solo le preghierine di Natale.
«LO IUS SOLI non è una priorità» per il M5S. E il Pd pensava di cavarsela con la calendarizzazione per un provvedimento che «è l’unico ad essere già stato incardinato e aveva già cominciato l’iter di Aula», come ha ricordato la capogruppo di Si, Loredana De Petris che chiedeva di affrontare lo Ius soli subito dopo il biotestamento. Ma sono state bocciate tutte le proposte di inversione dell’ordine dei lavori, come anche quelle di inserimento di altri testi di legge (il M5S proponeva l’abolizione dei vitalizi, qualcuno a destra perfino la regolamentazione degli scioperi dei trasporti come priorità di fine legislatura). Per il capogruppo dem Luigi Zanda, il calendario è «ambizioso ma realizzabile: ho proposto non solo di lavorare fino al giorno prima delle festività natalizie ma anche che a tutti i gruppi parlamentari di collaborare seriamente».
E allora si faccia «un ultimo sforzo», incalzano i Radicali italiani che insieme all’Associazione A buon diritto oggi pomeriggio manifesteranno davanti a Palazzo Madama e Montecitorio: «Crediamo che le condizioni per approvare in questa legislatura la legge sullo Ius soli ci siano ancora, e per questo non bisogna smettere di lottare» per «quegli 800 mila bambini oggi senza cittadinanza che volevano solo essere come tutti gli altri».
EMMA BONINO, il senatore dem Luigi Manconi, Riccardo Magi e molti altri scenderanno però in piazza anche per supportare la legge sul testamento biologico e per dire che «i diritti non vanno messi in competizione». D’altronde sul testo, che di fatto non si discosta dall’impostazione che perfino il Pontefice ha dato alle scelte di fine vita, dopo tanto vociare di Maurizio Lupi, nemmeno Angelino Alfano mostra grandi resistenze: «Noi siamo contrari all’eutanasia -ha detto il ministro degli Esteri – e quindi bisogna valutare nel merito questo testo e il suo avvicinarsi o meno a posizioni di eutanasia. In base a questo decideremo e valuteremo».
Ad aiutarlo nella valutazione, ci sono le 27 mila firme di cittadini raccolte e consegnate ieri al presidente Grasso dall’Associazione Luca Coscioni in calce all’appello di Dj Fabo «per un’immediata approvazione senza modifiche della legge sul biotestamento».
ELEONORA MARTINI
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