Aveva solo un anno e da un mese e mezzo era bloccato con i genitori al confine tra Polonia e Bielorussia. Quando la notte scorsa i soccorritori del Centro polacco per gli aiuti internazionali lo hanno trovato nei boschi vicini alla frontiera, hanno potuto solo constatarne la morte. Ucciso dal freddo in una zona in cui tutte le sere le temperature precipitano sotto lo zero. Feriti anche i genitori, una coppia di siriani. «L’uomo aveva una ferita al braccio e la donna una coltellata alla gamba», hanno spiegato i volontari del Centro.
Con il piccolo siriano sono almeno tredici le persone morte da quando il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko ha cominciato ad ammassare migranti alla frontiera con la Polonia: «E’ straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte dell’Europa. Lo sfruttamento dei migranti e dei richiedenti asilo deve cessare, la disumanità deve cessare», ha commentato il presidente del parlamento europeo David Sassoli.
Per quanto qualcosa si stia muovendo, il braccio di ferro tra Minsk e l’Unione europea è però ancora lontano dal risolversi. Ieri le autorità bielorusse hanno sgomberato la tendopoli improvvisata al valico di Bruzgi, trasferendo uomini, donne e bambini in un centro nelle vicinanze dove però almeno in mille avrebbero dormito per terra. La notizia dello sgombero del campo è stata confermata anche da fonti polacche. Inoltre dall’aeroporto di Minsk è decollato il primo volo della Iraqi Airlines con 431 iracheni che hanno scelto volontariamente di essere rimpatriati. «Stiamo mantenendo le promesse, nel frattempo l’Ue non ha adempiuto a nessuno dei suoi obblighi», ha detto un portavoce del governo di Minsk
Il riferimento è probabilmente alle voci circolate in questi giorni, e diffuse da fonti bielorusse, secondo le quali Lukashenko e la cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbero concordato l’apertura di un corridoio umanitario per far arrivare in Germania 2.000 dei settemila migranti che secondo Minsk si troverebbero nel paese, mentre i restanti 5.000 verrebbero trasferiti dalla Bielorussia nei Paesi di origine, principalmente Siria e Iraq. Un accordo smentito però seccamente da Berlino e in particolare dal ministro dell’Interno Horst Seehofer che ha negato cedimenti di fronte alle pressioni di Minsk. «I polacchi non solo perseguono i propri interessi, ma agiscono anche nell’interesse dell’itera Ue», ha ribadito il ministro.
Di certo l’attivismo della cancelliera, che vuole evitare nuovi arrivi in massa di migranti in Germania, non piace a più di una capitale europea, A partire da Varsavia dove il governo ha minacciato di sospendere il traffico ferroviario con la Bielorussia se la situazione al confine non si stabilizzerà entro il 21 novembre. E critiche a Merkel sono arrivate anche dalla Lituania, mentre da Bruxelles si precisa che i contatti con Misnk sono solo «tecnici»: «Abbiamo avuti colloqui con agenzie Onu, in particolare Unhcr e Oim, e con la controparte bielorussa per facilitare l’aiuto alle persone alla frontiera»ha detto un portavoce della Commissione Ue confermando le sanzioni adottate contro Minsk.
Ci mette del suo anche Vladimir Putin, Il presidente russo, che sostiene Lukashenko, ieri ha accusato l’occidente di usare la crisi dei migranti «come un nuovo motivo di tensione in una regione a noi vicina, per fare pressione su Minsk».
LEO LANCARI
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