Biden «pronto a parlare con Putin». Ma forse, chissà, certo non oggi

Incontra Macron alla Casa Bianca e dice "conferenza a Parigi", ma non è quella di pace, è quella già convocata di aiuti all’Ucraina

Da una parte, una conferenza stampa di due ore e mezzo: il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov non sarà una vescica di ferro come Giorgio Almirante, che nel 1970 parlò per dieci ore contro il nuovo ordinamento delle regioni, o gli antichi radicali di fine anni ’70 (i Boato, i Teodori, i Cicciomessere) che bloccavano il parlamento anche loro per una decina di ore ciascuno, ma insomma, a 72 anni è comunque una prodezza.

Dall’altra Joe Biden e Emmanuel Macron, presidenti di Stati uniti e Francia, che si sono incontrati ieri a Washington in un faccia a faccia preceduto da dichiarazioni non tutte amichevoli, e invece filato talmente liscio che la dichiarazione congiunta dopo l’incontro, oltre alla scontata dichiarazione “sosterremo l’Ucraina finché sarà necessario” e “lavoriamo insieme perché la Russia sia riconosciuta responsabile dei suoi crimini”, aggiunge la citazione di “una conferenza internazionale che si terrà a Parigi il 13 dicembre”.

Citazione che ha fatto correre un brivido di eccitazione su molti media – soprattutto italiani – nella speranza che un colloquio di pace fosse dietro l’angolo. Non sembra così, purtroppo: quella citata da Biden e Macron è solo la conferenza internazionale di assistenza all’Ucraina convocata dall’Eliseo il 1. novembre scorso, concordata con il presidente ucraino Zelensky, per garantire a Kiev di sopravvivere all’inverno nonostante le infrastrutture distrutte, l’elettricità che non c’è, l’acqua che manca.

Joe Biden si è detto “disposto a parlare con Putin se dicesse di voler mettere fine alla guerra, ma finora non lo ha fatto”. Macron ha dichiarato che “continuerà a parlare con Putin per cercare costantemente le condizioni per la pace”. Tutto qui, per ora.

L’uomo degli affari esteri del presidente Putin, invece, ha detto che “la Nato e gli Usa sono direttamente coinvolti nel conflitto, non solo con la fornitura di armi ma con l’addestramento di personale militare” ucraino. Sergei Lavrov ha anche detto Ha detto che “il papa ha usasto parole poco cristiane” denunciando le crudeltà commesse da burieti e ceceni – etnie russe – nel conflitto, “forse è stato un malinteso, ma questo non aiuta l’autorità dello stato pontificio”.

Ha detto che la Russia aspetta che in Unione europea si presentino persone sensate con proposte sensate, “secondo il “ministro degli esteri” della Ue Joesp Borrell il conflitto deve finire con la vittoria dell’Ucraina sul campo di battaglia, e questo la dice lunga sulla diplomazia europea” – questa della vittoria militare dell’Ucraina come fine della guerra è una costante che si sta ripetendo sempre più spesso nelle ultime settimane, e non può portare a nulla di buono.

Ma alla fine, Lavrov ha detto che John Kerry è l’americano di cui i russi potrebbero fidarsi: “L’ho incontrato più di cinquanta volte, e adesso vedo in John una persona sinceramente interessata a risolvere i problemi insieme”. Peccato che il candidato presidenziale sconfitto da Bush jr quasi vent’anni fa non sia nemmeno più ministro degli esteri, come fu con Obama, ma inviato speciale del presidente Biden per il clima – che è certamente una questione centrale del pianeta, ma non è a colpi di de-carbonizzazione che si risolverà la guerra in Ucraina. Ma importa davvero il suo ruolo formale?

E non aiuta certo il continuo battere dei leader occidentali sui crimini di guerra russi, che pure sono certamente stati commessi, ma a giudicare i quali non può essere una potenza vincitrice – accadde a Norimberga alla fine della seconda guerra mondiale, ma il mondo si augura di non vedere mai l’inizio della terza.

Il leader dell’Occidente e il suo omologo francese hanno invece insistito molto sul “riconoscere la Russia come responsabile delle sue colpe” nell’aggressione all’Ucraina e nei crimini di guerra che ne sono derivati.

A questo proposito in Europa ha fatto scalpore la proposta di Von der Leyen di istituire un tribunale speciale contro Mosca, una cosa abbastanza tremenda che scavalcherebbe la Corte penale internazionale – e hanno in qualche modo ridotto le distanze pre-incontro, con Macron che criticava gli aiuti pubblici alle aziende americane nella grande finanziaria “anti-inflazione” di Biden, e Biden che rispondeva – e anche ieri ha risposto – di non esserne assolutamente pentito, anzi, ma che avrebbe fatto il possibile per sostenere l’economia francese.

ESTER NEMO

da il manifesto.it

Foto di AV RAW

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Guerre e pace

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