Ho sempre odiato la critica, anzi l’invettiva antipartitica dell’ era post-ideologica e dei personalismi, non perché sono militante e dirigente di partito, in quanto segretario del circolo municipale Soccavo/Pianura di Napoli da circa 6 anni, anche perché gli altri 32 anni li ho trascorsi come compagno di quella sinistra diffusa tra movimenti, associazioni o di strada.
Odio questa critica perché, a differenza di quanto la massa delle persone pensi, il partito non mi ha dato incarichi altisonanti, posti nelle istituzioni, gettoni, ruoli prestigiosi o quanto altro: il Partito della Rifondazione comunista, ciò che rappresenta nella società, i compagni e tutto il loro enorme bagaglio umano, culturale, sociale e politico che portano dentro di loro, mi hanno dato molto di più, mi hanno dato la possibilità di essere, di esistere senza la vergogna, di esprimere il “me vero” dandomi sicurezza e protezione in questa società fondata sul principio discriminatorio.
Solo 18 anni fa circa ho iniziato a riflettere sul mio orientamento sessuale e con grandi difficoltà visto che mi crollava intorno tutto quel mondo eteronormato, che ogni cosa e persona aveva costruito, un pezzetto alla volta, nella mia mente fin dalla mia nascita. Ero sicuro e speravo di sposarmi giovane, di avere subito figli, proprio come i miei genitori: sarebbe stato bello riprodurre quella mia soddisfazione quando mi dicevano “come sono giovani i tuoi genitori!” oppure “beato te che hai i genitori giovani e che ti capiscono di più!”.
Ricordo ancora il mio primo intervento ad un congresso, quello distruttivo della macchina da guerra elettorale che eravamo, quello del 2008, dove ringraziavo il partito per la lotta di civiltà e progresso che portava innanzi nell’ambito dei diritti civili, trovando la proposta anche molto avanzata. Oggi il nostro partito deve assolutamente affrontare nuovi diritti, nuove tematiche sulle quali, ahimè, ritengo ci siano derive tendenzialmente retrograde, pericolose e miopi, quali, ad esempio, la GPA, la maternità surrogata, le adozioni e il diritto di ogni persona ad essere genitore. Da uomo, in quanto tale molto limitato, ho una grande difficoltà anche nello scrivere in merito, forse perché non vorrei essere anch’io “anticapitalista con l’utero delle altre” citando una compagna, ma nemmeno liberticida passando sul corpo delle donne e nuovi loro sfruttamenti!
In tutti questi anni non ho lottato sul posto di lavoro, nel sindacato, nelle piazze e ovunque solo per i miei diritti civili e per leggi che potessero finalmente parlare di parità perché un giorno, qualora si legiferasse, dovessi per forza usufruirne io, questa mia e nostra lotta per le unioni civili, per il matrimonio egualitario e per le adozioni è per una società che parli di giustizia sociale, così come ogni altra nostra vecchia o futura rivendicazione.
La tematica che tocca l’etica, la morale, la mercificazione già esistente delle pratiche del cosiddetto “utero in affitto” non lasciano da sempre indifferente le donne, non possono lasciare indifferente nessuna persona! Eppure credo che la maternità surrogata non sia da confondere con l’utero in affitto e che ancora prima della caduta del muro veniva praticata in Canada in modo normato: oggi quei bambini hanno circa 34 anni, oggi chi è benestante, anzi ricco fa viaggi oltreoceano per poi tornare in Europa, in Italia, eppure la nostra discussione resta immobile piuttosto che attivarsi per garantire a quelle nuove vite diritti, tutele e salvaguardarle da nuove discriminazioni.
Io credo, anzi, sollecito in primis il Forum delle donne e poi una discussione allargata, necessaria e impellente, nel partito, affinché la nostra lentezza politica non incida negativamente sulla pelle di tante persone e di nuovi individui e per parlare nuovamente, con i piedi nel terzo millennio, di libertà di scelta e di quel progresso scientifico che ha da sempre inciso sui corpi e sui diritti di tutti.
Quante amiche, quante compagne, quante donne in questi anni ho conosciuto e tante nell’intimità di una relazione interpersonale avrebbero donato a me o in generale al proprio amico/a-coppia omosessuale/i o eterosessuale/i, impossibilitati a procreare, la gioia di essere genitore!
Possiamo contrapporre questo dono di gioia e grande solidarietà e umanità, fosse pure di una minoranza, ad una negazione, alla quale dovrei, per la prima volta, abbinare in modo negativo l’appellativo di “ideologica” e che alimenterebbe quella pratica di “utero in affitto” che proprio contrastiamo?
Come possiamo parlare di “libera scelta” delle donne di interrompere legittimamente una gravidanza e poi da maschi negare loro la libera scelta di donare la vita e la genitorialità?
Come abbiamo ragionato e lottato affinché gli organi venissero donati piuttosto che venduti, perché non ragionare sul dono della vita?
Come lottiamo per eliminare queste compravendite potremmo trovare proposte, norme e soluzioni anche per la maternità surrogata, come ad esempio: togliere compensi, fare in modo che sia una pratica a carico del solo Sistema Sanitario Nazionale, che ci siano prerequisiti reddituali e tanto ancora migliorando l’esperienza trentennale canadese a 360°, dalla maternità alla famiglia ai diritti del nascituro e di tutti loro insieme, anche e soprattutto quelli della madre biologica, che non può, necessariamente, essere estromessa per sempre dalla vita di chi ha portato in grembo: anche questo è il terzo millennio, anche questa è un’ulteriore frontiera da valicare su cosa siano le attuali e future famiglie.
La maternità surrogata è un fenomeno millenario e non possiamo affrontare questo tema con le stesse modalità e la stessa terminologia con cui affrontiamo il sistema capitalistico, la produzione e lo sfruttamento! La genitorialità è un atto di responsabilità e di amore, che sia surrogata, supplita o chissà cosa altro ed ha bisogno solo dell’amore, della dedizione e della pazienza per coloro di cui ci prendiamo cura.
Sono sicuro che il nostro partito saprà affrontare anche queste nuove lotte con senso di responsabilità e sono sicuro, anzi spero, di non aver offeso, prevaricato o urtato con queste mie riflessioni la sensibilità di nessuno.
MARIO ZAZZARO
redazionale
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