Il rosso Cgil si riappropria in solitaria di piazza del Popolo e lancia la sfida al governo Draghi. Sotto la canicola romana la lunga marcia verso il XIX congresso previsto a dicembre comincia con una mattinata di puro orgoglio. Nonostante il solleone la piazza è piena di delegati, delegate e un buon numero di giovani e studenti a rivendicare gli sforzi fatti in pandemia e per aprire una nuova stagione.

Più di una decina di delegati a raccontare la vita quotidiana del lavoro povero e precario, Stefano Massini a raccontare la storia di Samuel, morto sul lavoro a soli 19 anni un anno fa a Gubbio con la piazza impietrita ad ascoltare la sua canzone e ad applaudire i suoi genitori sul palco.

Una Cgil «aperta» come quella che chiede Dario Salvetti, delegato Gkn della Fiom che ricorda «gli 11 mesi di assemblea ininterrotta e la famiglia creata», «la violenza subita dalla multinazionale» e chiede «ora che la storia si è rimessa in movimento in modo drammatico con guerra e climate change il prossimo autunno dobbiamo spostarla noi: il capitale deve cedere e il lavoro deve avere. La lotta è cura, terapia e gioia», conclude.

Poi c’è Tommaso degli studenti che racconta la storia di «Nadia che lavora dai 16 anni ma sempre in nero o tirocinio e dopo 10 anni ha 3 mesi di contributi pensionistici». La morale generazionale è chiara: «Non siamo più disposti a farci calpestare: non abbiamo nulla da perdere e per questo che non potranno fermarci», conclude mandando in visibilio lo spicchio di piazza di studenti e universitari.

Infine c’è Auli che racconta «la precarietà di stato» di «noi 700 somministrati che lavoriamo per il ministero dell’Interno al servizio immigrazione: primo contratto 6 mesi, secondo 3 mesi, terzo 40 giorni. Poi grazie alla lotta con Nidil Cgil ora 9 mesi. La precarietà è soprattutto donna e io sono dovuta tornare a lavorare 48 ore dopo aver perso mio figlio in grembo».

Tocca a Maurizio Landini chiudere con un comizio molto duro contro il governo, sebbene scelga di non nominare mai Draghi e nessuno dei suoi ministri. «Abbiamo ascoltato le storie dei nostri delegati che ci mettono la faccia ogni giorno: senza di voi la Cgil semplicemente non esiste», è il viatico.

Poi arriva l’attacco: «Mi colpisce che chi ha accettato di dare di più a chi ha di più nella legge di bilancio oggi invece riconosca la questione salariale: dove eravate a dicembre?», chiede. «L’emergenza sociale è ora: bene i 200 euro di bonus ma non abbiamo bisogno di 200 euro una tantum, abbiamo bisogno di 200 euro ogni mese», urla fra gli applausi. Arriva poi la prima proposta: «Questo bonus di 200 euro l’hanno finanziato accogliendo la nostra proposta di tassare gli extraprofitti delle aziende energetiche, raddoppiando da 7 a 14 miliardi l’ultimo decreto. Ma bisogna tassare al 100% gli extraprofitti e alzare i salari».

Landini ripercorre il rapporto con il governo Draghi e fa autocritica, almeno sul metodo: «Siamo sempre stati convocati poco prima delle decisioni che venivano prese con mediazioni fra i partiti di maggioranza, mettendo da parte le nostre proposte. Ora basta: servono provvedimenti adesso, non a settembre. È già iniziata la campagna elettorale e noi non saremo spettatori ad ascoltare cosa faranno i partiti quando saranno al governo, vogliamo interventi subito».

Nel rapporto con la politica la Cgil cerca di «ribaltare il campo: invece di attendere la legge di bilancio convocheremo tutte le forze politiche (il primo luglio, ndr) e indicheremo le nostre proposte congressuali. La legge di bilancio la faremo noi mobilitandoci già a luglio sul territorio, se non ci ascolteranno saremo già a Roma in piazza a settembre».

Oltre alla Legge di bilancio, la richiesta alla politica è «cancellare le leggi folli sulla precarietà» «prima causa dei bassi salari dopo 20 anni di competizione giocata solo sulla loro compressione da parte degli imprenditori», dice tossendo: «parola che non riesco a dire», scherza.

C’è anche un’autocritica interna: «Se noi vogliamo che i giovani guardino al sindacato dobbiamo aprire le vertenze sul tema del precariato e se i precari non entrano nella vertenza, subito scioperare tutti», urla Landini. «La solidarietà fra eguali è semplice, è più complessa se chi ha un po’ di più è disposto a battersi per chi sta peggio», spiega. Dunque la Cgil torna battagliera: «scuola, fisco e pensioni sono battaglie di tutti, confederali perché da 120 anni la Cgil non è corporativa, rappresenta i bisogni di tutti e vuole essere fattore di trasformazione sociale».

Sul salario minimo Landini chiede «una legge sulla rappresentanza per cancellare i contratti pirata e l’estensione del Trattamento economico complessivo con diritti, ferie e tredicesima anche per le partite Iva».

La chiusura è sulla guerra, rivendicando «di essere stata la prima organizzazione a capire e mobilitarsi. Ho sperato di sbagliarmi e che l’invio di armi portasse alla fine della guerra. Ora sappiamo che non è così: per questo chiediamo meno armi e disarmo, come papa Francesco».

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

foto: screenshot da CGIL Arezzo