Quando tutto sarà finito, quando il coronavirus sarà stato finalmente sconfitto, oltre alle vittime ci saranno da contare anche decine, centinaia di migliaia di nuovi poveri. Già oggi, stima Coldiretti, mezzo milione di persone ha bisogno di un aiuto per riuscire a mettere assieme un pasto caldo a pranzo e a cena, una moltitudine di indigenti che va a sommarsi ai 2,7 milioni di italiani che nel 2019 hanno beneficiato di aiuti alimentari e che continuano a farlo. Lo sanno bene anche i volontari all’opera nelle 218 sedi della Caritas sparse su tutto il territorio e che sempre più spesso sentono qualcuno bussare in cerca di assistenza. Tanto da far registrare in un mese, da quando la pandemia è cominciata, un aumento delle richieste di cibo che oscilla tra il 20 e il 50 per cento, denuncia l’organismo della Conferenza dei vescovi che ha già investito in interventi di prima emergenza due dei dieci milioni di euro messi a disposizione dalla Cei. «Dopo la paralisi iniziale, in cui le persone sono precipitate a causa dello scoppio dell’emergenza, la domanda di aiuto aumenta di giorno in giorno» avverte Paolo Valente, delegato delle Caritas del Nordest.
Per ora si tratta di un’onda, anche se molto alta, che rischia però di trasformarsi presto in uno tsunami. Il lockdown necessario per contenere al massimo la diffusione del virus, ha anche provocato la perdita di posti di lavoro, spesso in nero e non presi in considerazione dagli interventi di sostegno al reddito decisi dal governo. Per di più la chiusura delle scuole ha privato migliaia di bambini dell’unico pasto al giorno su cui potevano contare grazie alle mense scolastiche.
A chiedere aiuto sono principalmente le fasce più deboli della popolazione e non si sta parlando delle tre famiglie che a Palermo hanno cercato di non pagare la spesa fatta al supermercato, episodio fin troppo enfatizzato. Tra quanti chiedono un pacco di viveri o si mettono in fila davanti alle mense ci sono – è la fotografia del fenomeno fatta da Coldiretti – 113 mila senza fissa dimora, più di 225 mila anziani ultrasessantacinquenni e 445 mila bambini con meno di 15 anni. Tutte persone che assistite grazie ai soldi stanziati nel Fead, il Fondo di aiuti europei agli indigenti (circa 789 milioni di euro all’Italia per il periodo 2014-2020) e al contributo di organizzazioni come il Banco alimentare, Sant’Egidio, Banco delle opera di carità, Caritas italiana, Croce rossa e l’Associazione sempre insieme per la pace.
Coldiretti ha anche redatto una sorta di mappa della regioni maggiormente in difficoltà che vede in testa la Campania con più di 530 mila persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare. Subito dopo c’è la Sicilia con 364 mila persone seguita a sua volta dalla Calabria con 283 mila persone. Non fanno eccezione il Lazio (più di 263 mila) e la Lombardia (235 mila). «Normalmente serviamo 152.525 persone. In questo momento si sono aggiunte circa 70 mila richieste», ha spiegato nei giorni scorsi Roberto Tuorto, responsabile del Banco alimentare in Campania. «Le richieste arrivano per lo più dalle provincie di Napoli e Caserta dove ci sono persone in strada che sbarcano il lunario con i mercatini rionali che oggi non ci sono più».
A Milano sempre il Banco alimentare distribuisce ogni giorno pacchi con viveri a diecimila famiglie. In Piemonte Coldiretti assicura 500 chili di frutta e ortaggi a settimana che servono a comporre i pacchi necessari a sfamare 136 mila persone, il 5% della popolazione. E non va certo meglio in Puglia, dove si registra un aumento del 20% rispetto ai 175.684 poveri dello scorso anno. E ovunque, conclude la Caritas, non basta il cibo ma servono anche mascherine, guanti, igienizzanti e strutture nelle quali ospitare le persone più fragili.
CARLO LANIA
Foto di Indraneel Pawar da Pixabay