Aumentano gli incidenti mortali sul lavoro per la prima volta in tre anni. È stato così nel 2018 e ancor peggio dall’inizio dell’anno. L’inversione di tendenza è preoccupante: 704 morti (643 uomini e 61 donne) a fronte di 1.218 denunce di infortunio mortale, con un aumento del 4% rispetto al 2017. Ma l’aumento potrebbe crescere ancora, visto che 35 casi sono ancora in istruttoria.
I dati sono stati presentati dal presidente dell’Inail Massimo De Felice – in uscita a giorni per essere sostituiti con l’ex presidente Anmil (l’associazione degli invalidi da lavoro) Franco Bettoni in quota Lega – nella relazione dell’Istituto alla Camera.
Nel 2015 erano stati 773 mentre nel 2016 erano scesi a 684 e nel 2017 a 674. Nel 2018 quindi sono state accertate 30 morti in più sul lavoro. Quindici lavoratori morti sul lavoro avevano meno di 19 anni mentre 25 ne avevano più di 70. Aumentano anche le denunce: nel 2018 sono state 1.218 per i casi mortali a fronte delle 1.148 del 2017 mentre nei primi quattro mesi del 2019 sono state 303 con un aumento del 5,9% sullo stesso periodo del 2018. Sulle denunce ci sono state in questi quattro mesi «forti oscillazioni» – ha spiegato De Felice e comunque per fare un confronto corretto bisogna sempre tenere conto dei casi accertati come morti sul lavoro.
Gli infortuni complessivamente denunciati sono stati 645.000 (-0,3%) ma quelli riconosciuti per causa di lavoro sono stati poco più di 409.000, di cui circa il 19% fuori dall’azienda con un calo del 4,3% rispetto ai 427.000 del 2017. «Abbiamo un eccellente quadro normativo – ha detto De Felice – andrebbe rispettato con migliore devozione».
L’Inail ha diffuso anche i dati sui conti: le entrate di competenza nel 2018 sono state pari a 10 miliardi e 571 milioni di euro, a fronte di uscite di competenza dell’anno per 8 miliardi e 777 milioni di euro con un attivo di quasi 1,8 miliardi e riserve tecniche pari a 33 miliardi e 435 milioni di euro.
Nell’anno è stata varata la revisione delle tariffe per le imprese previste in legge di bilancio che porterà nel 2019 risparmi per le aziende nell’ordine del 6% medio per un totale di 502 milioni ma a scapito del taglio dei fondi per la formazione.
Il presidente del Civ dell’Istituto Giovanni Luciano (ex Cisl) ha sottolineato che di fronte a risultati di bilancio così positivi non bisognerebbe solo ridurre le tariffe alle aziende, ma aumentare le prestazioni per i pensionati oltre ad un maggiore impegno sulla prevenzione.
Gravissimi i dati sulle ispezioni, ridotte rispetto all’anno scorso a causa dell’inserimento degli ispettori nel ruolo ad esaurimento in vista del passaggio delle competenze all’Ispettorato nazionale del lavoro. Sono state controllate 15.828 aziende, ben il 5% in meno rispetto al 2017 e addirittura il 24% in meno sul 2016. L’89,35% di queste sono risultate irregolari. La forza dei controlli – ha detto De Felice «si sta depauperando» a causa della riduzione della forza disponibile: 284 ispettori a fronte dei 299 del 2017 e dei 350 del 2016.
«È assurdo e non più accettabile continuare a morire come cinquant’anni fa. Siamo dinanzi a un dramma: aumentano i morti sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali. La salute e la sicurezza è considerata ancora un costo e non si investe in termini pubblici sulla prevenzione», commenta il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. «Purtroppo anche in questo campo c’è una carenza di investimenti, prevale l’idea che pur di lavorare va bene qualsiasi condizione. C’è bisogno di favorire una cultura della sicurezza, ostacolata oggi dalle condizioni precarie di lavoro».
Per il sindacato «lo sblocca – cantieri è l’esempio plastico: appalto libero e al massimo ribasso significa riportare la legge della giungla nell’edilizia, settore che detiene il triste primato in morti, incidenti e malattie», attacca il segretario generale Fillea Cgil Alessandro Genovesi.
M. FR.
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