L’Ottocento è il secolo delle grandi invenzioni, quelle che ci hanno portato nel futuro. Dalla pila alla lampadina, dalla macchina da scrivere al grammofono, dalla fotografia al frigorifero, dall’automobile alla radio. In quei cento anni vennero anche codificate le moderne regole di calcio e tennis (su quest’ultimo consiglio il monumentale “500 anni di tennis” del grande Gianni Clerici). Non solo. Alla fine di quel secolo due fratelli “inventarono” o meglio fecero conoscere al pubblico una nuova grande invenzione. I fratelli si chiamavano Auguste e Louis Lumière, l’invenzione era, ovviamente, il cinema.
La sfida di cogliere delle immagini in movimento affascinò l’uomo fin dall’antichità (il teatro delle ombre, le lanterne magiche, l’illusione ottica, ecc…), ma solo nell’Ottocento quella “suggestione” riuscì a concretizzarsi. Il primo a provarci fu l’editore e fotografo Eadweard Muybridge (Kingston upon Thames, 9 aprile 1830 – Kingston upon Thames, 8 maggio 1904) che, su richiesta dell’allora Governatore della Florida Leland Stanford, immortalò la corsa di un cavallo.
Era opinione comune che il quadrupede in corsa sollevasse contemporaneamente le zampe nel momento di massima estensione (così venivano riprodotti anche nei dipinti dell’epoca) e l’uomo politico, un po’ per noia un po’ per vezzo, chiese una prova. Muybridge si mise subito al lavoro, ma durante le ricerche scoprì che la moglie aveva un amante. Gli sparò, venne accusato di omicidio e riprese il suo lavoro solo dopo essere stato assolto perché l’atto era “giustificato”. Posizionò così 24 macchine fotografiche che, tramite un filo, si azionavano al passaggio dell’animale. Sviluppate e messe in sequenza quelle foto dimostrarono il reale movimento del cavallo in corsa.
Negli anni successivi Muybridge sviluppò questa sua tecnica, progettò uno zootropio, un dispositivo che permetteva a più persone di guardare le sue innovative immagini, che immortalavano i movimenti di altri animali, su tutti il batter d’ali di un uccello, e alcuni eleganti nudi.
Un ulteriore passo verso il cinema, anche se ancora non si chiamava cinema, venne fatto quando George Eastman (Waterville, 12 luglio 1854 – Rochester, 14 marzo 1932) nel 1885 ideò la pellicola trasparente, supporto che perfezionò gli anni successivi. Una pellicola presto chiamata film. Eastman commercializzò la sua invenzione attraverso l’azienda da lui stesso fondata la Eastman Kodak Company, nota semplicemente come Kodak “perché era un nome breve, vigoroso, facile da pronunciare e, per soddisfare le leggi sui marchi depositati, non significava nulla”. La Kodak, marchio leggendario al pari dell’italiana Ferrania, brevettò e produsse anche diversi apparecchi fotografici pieghevoli e macchine per effettuare le riprese delle immagini in movimento. Eastman, malato e costretto su una sedia a rotelle, si tolse la vita sparandosi al petto lasciando agli amici un ultimo messaggio “Il mio lavoro è compiuto. Perché attendere?”.
Un lavoro che aveva sviluppato un’autentica corsa al cinema con spinte più imprenditoriali che artistiche. In Europa Louis Aimé Augustin Le Prince (Metz, 28 agosto 1841), fotografo, chimico, inventore francese trasferitosi prima nel Regno Unito poi negli Stati Uniti insieme alla moglie Lizzie Whitley (figlia di un ricco proprietario di una fonderia), batté tutti sul tempo. La fotografia era sempre stata tra i suoi interessi, l’uomo era amico di Louis Daguerre inventore del dagherrotipo, prima forma di fotografia, realizzò prima una telecamera a sedici lenti, poi una ad una lente con cui filmò sulla pellicola di Eastman (appena lanciata sul mercato inglese) un numero imprecisato di “cortometraggi”. Di quel numero imprecisato ne rimangono quattro e rappresentano le prime testimonianze filmate della storia. Nella prima Man Walking Around a Corner (1887) un uomo cammina vicino all’angolo di una strada. Documento storico della durata di tre secondi. Probabilmente il primo film della storia. Seguirono Roundhay Garden Scene (1888), scena del giardino di casa; Traffic Crossing Leeds Bridge (1888), il traffico di Leeds; Accordion Player (1888) in cui il figlio Adolphe suona una fisarmonica.
Le Prince, benché inizialmente non convinto, decise di brevettare la sua invenzione sia in Gran Bretagna sia negli USA, ma negli Stati Uniti, dove l’inventore si recò personalmente, la cosa non fu semplicissima: risultavano già brevetti di cineprese, il celebre Thomas Alva Edison stava sviluppando ricerche nello stesso settore e soprattutto non vi era stata una prova, una proiezione, del lavoro di Le Prince. L’inventore non si scoraggiò, tornò in Europa, perfezionò la sua invenzione e organizzò una proiezione pubblica al Jumel Mansion di New York. Il 16 settembre 1890 partì, salutato dal fratello, dalla stazione di Digione con destinazione Parigi, da lì sarebbe partito alla volta degli States. Ma Louis Aimé Augustin Le Prince non scese mai da quel treno. Sparì nel nulla. Un mistero tuttora irrisolto. Tre le ipotesi più accreditate: venne ucciso dal fratello per questioni legate all’eredità della madre (il fratello era l’unico testimone a Digione); si suicidò perché soffocato dai debiti o perché omosessuale; venne fatto uccidere da Edison, che sarebbe stato battuto sul tempo.
Convinta del coinvolgimento di Edison la moglie Lizzie e il figlio Adolphe che anni più tardi testimoniò in un processo contro Edison, portando in tribunale le invenzioni del padre. Non servì a nulla. La causa venne vinta dall’inventore e Adolphe morì nel 1901, forse non casualmente, in una battuta di caccia. Un giallo ormai irrisolvibile, riemerso con curiosità negli ultimi anni. Nel 2003, infatti, la polizia parigina ha ritrovato per caso la foto di un morto annegato nel 1890, l’aspetto e la data coincidono con il profilo di Le Prince. Non solo. Al primo, sconosciuto e dimenticato, inventore del cinema è dedicato il documentario The First Film (2015) di David Nicholas Wikinson.
Non sapremo mai la verità, quel che è certo è che Edison, inventore appassionato e maniacale, (Milan, Ohio, 11 febbraio 1847 – West Orange, New Jersey, 18 ottobre 1931) stava davvero lavorando sulle immagini animate, pensate inizialmente come “corredo” del fonografo, altra sua invenzione, che permetteva di registrare e di produrre i suoni. L’idea del prolifico inventore era quella di realizzare un apparecchio che avrebbe fatto “per l’occhio ciò che il fonografo fa per l’orecchio”. Ad affiancarlo William Kennedy Laurie Dickson (Le Minihic-sur-Rance, 3 agosto 1860 – Regno Unito, 28 settembre 1935) che realizzò, tra il 1889 e il 1892, il kinetoscopio nel quale un singolo spettatore poteva vedere i video. Il primo fu Monkeyshines (1889) in cui si vede il profilo sfuocato di un uomo. Ne seguirono altri fino a quando, registrati i brevetti che erano stati negati a Le Prince, il gruppo Edison iniziò a produrre i primi film in un particolare palcoscenico chiamato “Black Maria”, piccolo studio di posa con le pareti dipinte di nero che sfruttava la luce esterna, in cui venne realizzato il primo film brevettato della storia, Fred Ott’s Sneeze, e quello che si considera il primo film statunitense The kiss del 1896 di William Heise che creò scandalo poiché riproduceva un bacio sulle labbra.
Negli anni successivi Edison e Dickson si scontrarono sulla questione brevetti (il processo in cui testimoniò il figlio di Le Prince) e le strade si separarono. Edison monetizzò il brevetto della telecamera dichiarandosi unico proprietario dei diritti relativi alle cineprese prodotte negli USA. Alcuni cineasti indipendenti non si piegarono e andarono a realizzare film in California dove i diritti di Edison non vigevano, in un sobborgo di Los Angeles molto vicino alla frontiera messicana. Un luogo ancora oggi noto come Hollywood. Dickson, invece, fondò la American Mutoscope and Biograph Company che ebbe il merito di lanciare, tra gli altri, David Wark Griffith.
A queste invenzioni tecniche riguardanti la riproduzione della realtà in movimento e le sperimentazioni in studio, oltre alle esperienze di Étienne-Jules Marey e Georges Demenÿ, va quanto meno citato il lavoro di Charles-Émile Reynaud (Montreuil, 8 dicembre 1844 – Ivry-sur-Seine, 9 gennaio 1918) che realizzò delle pantomine luminose, piccole favole a disegno animato, fatte dipingendo direttamente sulla pellicola e proiettate tramite un prassinoscopio, evoluzione dello zootropio di Muybridge, in quello che fu chiamato “Théâtre Optique” (“Teatro Ottico”). Da ricordare Pauvre Pierrot (1892).
Ricapitolando. Muybridge creò le prime immagini in movimento, Eastman ideò la pellicola trasparente, Le Prince, Edison e Dickson realizzarono le prime videocamere e i primi filmati, Reynaud riuscì a proiettare delle “pantomime”. Ma chi usò per primo la parola cinema?
Il termine “kino”, che in greco vuol dire movimento, venne usato da Edison e Dickson, ma il 12 febbraio 1892 l’inventore francese Léon-Guillaume Bouly (1872 – 1932) fece un passo ulteriore. Registrò, infatti, il brevetto n° 219350 relativo ad un dispositivo per la cronofotografia, la possibilità di stampare su un’unica immagine le evoluzioni di un’immagine in movimento, che presentò così: “dispositivo reversibile della fotografia e ottica per l’analisi e la sintesi delle proposte, alias Cinématographe Léon Bouly”. In una successiva registrazione divenne semplicemente Cinématographe. Il “cinematografo” unione delle parole “kinema” e “”graphê”. Scrivere le immagini in movimento. Nel 1894, tuttavia, Bouly non riuscì a rinnovare i diritti su quel nome che venne acquistato da due fratelli: Auguste e Louis Lumière.
Il padre Claude-Antoine Lumière (Ormoy, 13 marzo 1840 – Parigi, 15 aprile 1911), uomo colto e anticonformista, si era sposato a diciannove anni con Jeanne Joséphine Costille. I due erano trasferiti a Besançon dove l’uomo lavorava sia come pittore sia come fotografo. Il suo sogno: affermarsi nel mondo della fotografia. In quella città della Francia nacquero i primi due figli della coppia Auguste Marie Louis Nicolas Lumière, il 19 ottobre 1862, e Louis Jean Lumière, il 5 ottobre 1864. Ma i sogni di Antoine Lumière erano troppo grandi per Besançon. Nel 1870 si trasferì con la famiglia a Lione, famiglia che si arricchì con la nascita di tre bambine: Jeanne Claudine Odette Lumière (1870 – 1926), Mélina Juliette Lumière (1873 – 1924) e Francine Lumière (1882 – 1924).
Con alterne fortune Antoine, curioso e attento dell’evolversi delle invenzioni nel campo, aprì uno studio di fotografia in pieno centro. Auguste e Louis, invece, studiavano la tecnica fotografica presso la Martinière, centro all’avanguardia dell’epoca.
Nel 1881 Louis brevettò, a soli 17 anni, un procedimento fotografico istantaneo denominato “Etiquette Bleue” una lastra fotografica, per l’epoca, molto sensibile che consentiva, per la prima volta, di fissare e riprodurre il movimento. Fu un successo che spinse Lumière ad affittare un capannone alla periferia di Lione per fabbricare e commercializzare le preziose lastre. Tre anni dopo quelle officine contavano più di 250 dipendenti.
Un’azienda in continua espansione. Nel settembre del 1894 Antoine Lumière recandosi a Parigi per affari si imbatté nel kinetoscopio di Edison e Dickson. Ne acquistò un esemplare e lo portò a figli dicendo loro: “È una splendida invenzione, ma si tratta di un apparecchio per uso individuale; bisogna fare in modo che l’immagine esca da quella scatola”.
Il problema rimaneva, infatti, il movimento della pellicola e la sua proiezione. Louis, un po’ per caso, ma con grande genialità, cambiò la storia. Capì, infatti, che il funzionamento di una macchina da cucire avrebbe permesso alla pellicola di avanzare, fermarsi, impressionarsi, e ancora avanzare, fermarsi, impressionarsi. Mise così due fori rotondi ai margini della pellicola per consentirne l’avanzamento (poi perfezionati da Edison che li fece rettangolari). La pellicola con questo sistema riusciva a fermarsi davanti all’obiettivo e, colpita da una fascio di luce, riusciva ad essere proiettata su uno schermo (una parete, un lenzuolo). Come se tutto fosse già scritto: Lumière vuol dire “luce”.
I due fratelli decisero così di promuovere e presentare questa loro invenzione capace di essere contemporaneamente macchina da presa e proiettore. Nacque le “cinématographe Lumière”, nome che avevano soffiato al più sfortunato Bouly. Ma per farlo avevano bisogno di immagini.
Non sappiamo la data esatta, ma tra il 15 e 20 marzo 1895, probabilmente il 19, Louis mise la macchina da presa all’uscita delle officine di famiglia, filmò La Sortie de l’usine Lumière (anni dopo lo stesso Louis ricorderà di aver fatto le riprese nell’estate 1894, cosa piuttosto improbabile visto che il padre era andato a Parigi solo nel settembre dello stesso anno).
Il filmato venne presentato il 22 marzo alla Societé d’Encouragement pour l’Industrie ad alcuni scienziati. Fu un successo. L’ingegnere Jules Carpentier si candidò per proporre in serie quella nuova invenzione. Ne realizzò duecento.
Il 10 giugno gli esperti della fotografia francese, riuniti nel “Débarquement du congrès de photographes” a Lione assistettero alla proiezione di altri film di Louis Lumière: Place des Cordeliers, Sortie d’usine, Repas de bébé, Arroseur et arrosé, Pêche aux poissons rouges. L’arrivo stesso dei fotografi venne immortalato nel film Le débarquement du congrès de photographes à Lyon. Un nuovo straripante successo. Un resoconto dell’epoca raccontò: “L’uscita delle officine dello stabilimento Lumiére a Montplasir. Uomini, donne, ragazzi si affrettano per andare a pranzo, chi è a piedi, chi in bicicletta. Scomparsi gli operai, anche i padroni escono in carrozza per andare a mangiare. È la vita intensa colta sul fatto. La proiezione ha avuto del resto l’onore di un bis.”
Il cinema di Edison poteva essere visto da una sola persona alla volta, quello dei Lumière era una visione collettiva. Il vulcanico Antoine si affrettò nel cercare una sala per fare la prima proiezione ad un pubblico pagante. Destinazione la Capitale. Trovò, con scarso interesse degli stessi proprietari, ospitalità in una piccola sala del Grand Café del Boulevard des Capucines di Parigi. Nessuno credeva nel cinema. Lo stesso proprietario, M. Volpini, convinto dell’insuccesso della proiezione non chiese, come faceva sempre, il 20% degli incassi, ma trenta franchi al giorno per l’affitto della sala. Era un sabato. Sabato 28 dicembre 1895. Il programma prevedeva dieci film, realizzati tra il marzo e il dicembre dello stesso anno.
La Sortie de l’usine Lumière (L’uscita dalle officine Lumière) che riprende, più o meno naturalmente, l’uscita degli operai dalla fabbrica dei Lumière. Il primo film pensato per essere proiettato e non frutto di esperimenti come quelli di Le Prince ed Edison. Del filmato originale ne rimangono pochi frammenti, ma venne rifatto due volte nel 1896 con alcune differenze (vedi la carrozza tirata da un solo cavallo o l’abbigliamento dei lavoratori).
La voltige (Il volteggio) in cui uno dopo l’altro, i soldati eseguono un esercizio acrobatico che consiste nello stare in piedi su un cavallo.
La Pêche aux poissons rouges (La pesca dei pesci rossi) tenuto da un uomo (Auguste Lumière), un bambino (Andrée Lumière) cerca invano di catturare il pesce nel vaso con la sua mano.
Le Débarquement du congrès de photographie à Lyon (L’arrivo dei fotografi al congresso di Lione), lo sbarco dei fotografi al congresso di Lione dove venne presentato in anteprima La Sortie de l’usine Lumière.
Les Forgerons (I maniscalchi o I fabbri) mentre il suo aiutante agita il focolare, un fabbro martella un pezzo di ferro sull’incudine e lo immerge in una vasca d’acqua, provocando una nuvola di vapore.
L’arroseur arrosè (L’innaffiatore innaffiato) primo film comico della storia in cui un ragazzo fa bagnare un giardiniere. Anche di questo film esistono più versioni.
Le Repas de bèbè (La colazione del bimbo) nel film un papà (Auguste Lumière) da da mangiare al suo bambino.
Le Saut à la couverture (Il salto alla coperta) in cui due soldati ne fanno saltare un terzo su una coperta.
La Place des Cordeliers à Lyon (La piazza dei Cordeliers a Lione) uno scorso della Lione di fine Ottocento in quello che, probabilmente, fu il primo filmato di Louis Lumière.
Baignade en mer (Bagno in mare) in cui dei bambini si lanciano ripetutamente tra le onde, saltando da un trampolino.
Fu un successo. Alla prima proiezione parteciparono 33 persone, centinaia in quelle successive. Tra gli spettatori di quel 28 dicembre 1895 anche Georges Méliès che descrisse così l’esperienza: “Di fronte a questo spettacolo restammo tutti a bocca aperta, stupefatti, sorpresi al di la di ogni immaginazione. Alla fine della rappresentazione fu un delirio, tutti si domandavano come fosse stato possibile raggiungere un risultato simile”.
Dopo la prima proiezione pubblica si aprirono sale in tutta la Francia. Ad un anno di distanza tutto il mondo aveva conosciuto il cinematografo dei Lumière anche perché i fratelli francesi avevano personalmente ingaggiato degli operatori in grado di fornire nuove immagini anche da posti “esotici”, quasi con un’impostazione colonialista. Di molti di loro non sappiamo neanche il nome, ma altri lasciarono il segno.
Il più prolifico fu Jean Alexandre Louis Promio (Lione, 9 luglio 1868 – Asnières-sur-Seine, 24 dicembre 1926) che viaggiò in tutta Europa, importante l’attività in Svezia, e filmò anche in Turchia, Algeria, Tunisia, Egitto e negli Stati Uniti dove subì la “guerra” di Edison che lo costrinse al ritorno in Europa.
Tra i suoi film: Enfant pèchant des crevettes, Fort de France – marché, Rentrée à l’étable, Danse au bivouac, Déchargement d’un navire, Panorama du Grand Canal pris d’un bateau (girato a Venezia), Pompiers: un incendie, Pompiers: exercices de sauvetage, Panorama de la Corne d’Or, Carovane de chameaux, Porte de Jaffa: coté Est, Les Pyramides (vue générale), Le Bey de Tunis et les personnages de sa suite descendant l’escalier du Bardo, Broadway, Défilé de policemen, Football (primo film sul calcio), Explosion en mer, Descente des voyageurs du pont de Brooklyn, Colleurs d’affiches.
Molto attivo fu anche Gabriel Antoine Veyre (Septème, 1 febbraio 1871 – Casablanca, 13 gennaio 1936) che realizzò numerosi film in posti dal fascino misterioso. Tra questi i 35 lavori fatti in Messico che si aggiunsero a quelli realizzati in Canada, Giappone, Cina, Indocina. Da ricordare Baignade de chevaux, Duel au pistolet (girati in Messico), Enfants annamites ramassant des sapèques devant la pagode des dames, Embarquement d’un bceuf à bord d’un navire, Fumerie d’opium e Le Village de Namo: panorama pris d’une chaise à porteurs (filmati nella vecchia Indocina).
Importante fu anche l’opera di Félix Mesguich (Algeri, 16 settembre 1871 – Parigi, 25 aprile 1949) prolifico operatore che realizzò, tra gli altri, La Plage et la mer, quindi, sempre per i Lumière portò il cinema negli Stati Uniti e nella natia Algeria. Da ricordare anche perché fu l’autore, nel 1898, della prima pubblicità della storia, pochi secondi in cui tre comici si esibiscono davanti ad un poster della Ripolin (marca di pittura).
Una menzione anche per Clément Maurice (Aiguillon, 22 marzo 1853 – Sanary-sur-Mer, 15 luglio 1933), colui che era alla cassa il 28 dicembre, che iniziò a girare i primi film tratti da opere letterarie, Cyrano (1900), dopo che per i Lumière aveva realizzato Voitures automobiles, e per Gaston Velle (1868 – Parigi, 1953) tra gli ultimi a collaborare coi Lumière, autore di film a soggetto.
Attivi nell’Est Europa, invece, Alexandre Michon (Charkiv, Ucraina, 5 luglio 1858 – Samara, Russia, 5 luglio 1921) che portò il cinematografo dei Lumière nelle future “repubbliche sovietiche”, sue le impressionanti riprese dei Puits de pétrole à Bakou. Vue de près (Pozzi di petrolio a Baku. Veduta ravvicinata); Paul Menu che svolse attività in Romania (Roi et reine de Roumanie et leur escorte); Francis Doublier (Lione, 11 aprile 1878 – Fort Lee, 2 febbraio 1948) che filmò eventi in Spagna e Russia, e Charles Moisson (8 agosto 1864 – 1 ottobre 1943), che aveva girato la manovella il 28 dicembre 1895, e filmò l’incoronazione dello zar Nicola II di Russia e realizzò altri film, tra questi Rue Tverskai’a girato a Mosca.
In posti ancora più remoti si spinsero Tsunekichi Shibata (1850 – 1929) il primo ad importare una cinepresa in Giappone con la quale raccolse le prime testimonianze filmate della terra del Sol Levante; Constant Girel (1873 – 1952) che filmò in Francia, Svizzera, Germania e Giappone (Lutteurs japonais) e Marius Sestier (Sauzet, 8 agosto 1861 – Sauzet, 8 novembre 1928) che portò il cinema in Australia, su tutti Patineur grotesque realizzato a Melbourne nel 1896.
Nella troupe dei Lumière c’erano, come ovvio, anche operatori italiani. Vittorio Calcina (Torino, 31 dicembre 1847 – Milano, 31 dicembre 1916) il primo cineasta del nostro Paese che sei giorni dopo “l’invenzione del cinema” riprese Sua Santità papà Leone XIII (1896) per poi raccontare l’Italia per i Lumière; Francesco Felicetti che realizzò numerosi film in Italia dal Lancement du Varese à Livourne, nel porto di Livorno, a diverse riprese della natia Sardegna; Ugo Bettini fotografo che filmò anch’egli nel porto di Livorno e Giuseppe Filippi (Montanera, 25 novembre 1864 – Sangano, 3 giugno 1956) che riprese Milano e Firenze per poi diffondere il cinema in Sud America. Al ritorno in Italia venne invitato alla prima di Bellissima di Luchino Visconti, una sorta di omaggio per uno dei primi che fece cinema in Italia.
Ma il catalogo dei Lumière, che raccoglie oltre 1422 titoli pubblicati tra il 1895 e il 1905, vanta anche centinaia di pellicole di operatori non identificati che portarono sul grande schermo tradizioni, luoghi (tra i primi filmati dei Lumière c’è anche Genova) e i “potenti del mondo”, sempre più interessati al nuovo mezzo di comunicazione.
Tutte le pellicole avevano in comune la durata, massimo 50 secondi che era la lunghezza supportata dal “cinematografo”, una eccezionale profondità di campo, un’unica inquadratura, una composizione della scena straordinariamente accurata.
Tra i tanti titoli brillano, come ovvio, quelli dei Lumière. Di Louis in particolare. Se Auguste preferiva promuovere l’azienda e recitare, il fratello minore amava posizionare la telecamera e girare la manovella. Tra i suoi film, oltre a quelli proiettati il 28 dicembre 1895, quello che divenne il simbolo del cinema dei Lumière al punto che per decenni fu considerato il primo della storia. Era L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat (L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat).
Un binario, ripreso in prospettiva diagonale dall’angolo destro alto a quello sinistro basso, taglia lo schermo mentre alcuni viaggiatori aspettano. Dal fondo dell’immagine arriva una locomotiva che si ferma sulla sinistra dello schermo: da uno scompartimento scendono i passeggeri, mentre altri si preparano a salire.
Quando venne proiettato la prima volta, nel gennaio del 1896, il film scatenò il panico tra il pubblico. Alcuni uscirono di corsa dalla sala, altri si nascosero sotto le sedie convinti che quel treno sarebbe uscito dallo schermo e li avrebbe schiacciati. Una straordinaria messa in scena. L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat, località che ospitò molti film dei due fratelli, venne girato in diverse versioni tra il 1896 e il 1897… perché i Lumière avevano inventato anche il remake.
Louis Lumière fu l’ultimo inventore e il primo cineasta (per conoscere i suoi film consiglio “Lumière. L’invenzione del cinematografo” da un progetto di Bertrand Tavernier edito in Italia dalla Cineteca di Bologna). Molti anni dopo affermò che i suoi soggetti “volevano soltanto riprodurre la vita”. Ci riuscì. Se oggi abbiamo, oltre all’invenzione in se, delle testimonianze filmate del mondo a cavallo tra Ottocento e Novecento lo dobbiamo a lui.
Louis Lumière si spense a Bandol il 6 giugno 1948. Auguste, che riconobbe sempre maggiori meriti al fratello, morì nell’amata Lione il 10 aprile 1954. Grazie alle loro intuizioni, al loro lavoro, a distanza di 126 anni possiamo vivere l’emozione del cinema.
Curiosamente i due fratelli non ne erano così convinti. Nel 1903, infatti, abbandonarono, dopo averlo inventato, il cinema per dedicarsi allo sviluppo della fotografia a colori. Non rivendicarono nemmeno i diritti sulla loro creatura. Per loro, per una volta a torto, il cinema era “un’invenzione senza futuro”.
redazionale
Bibliografia
“Lumière. L’invenzione del cinematografo – Cineteca di Bologna
“Guida al film” a cura di Guido Aristarco – Frabbri Editori
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi
Immagini tratte da: immagine in evidenza da it.wikipedia.com e Screenshot del film La Sortie de l’usine Lumière; foto 1, 2, 3, 4, 9, 10, 14 da commons.wikimedia.org; foto 5, 7, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 19 Screenshot del film riportato nella didascalia; foto 6 da stonemusic.it; foto 8 da distribuzione.ilcinemaritrovato.it; foto 20 da stari.co