«Serve una svolta, di continuità si muore». Roberto Speranza fa la faccia cattiva con il governo Gentiloni. Ma va anche peggio con chi gli chiede: scusi onorevole, ma mica state dicendo «svolta o rottura» come il Bertinotti del ’98?
Al Megawatt di Milano la citazione non è apprezzata. In un ex capannone industriale ora adibito ai grandi eventi ieri pomeriggio è iniziata la kermesse di Articolo 1. Oltre 400 iscritti solo il primo dei tre giorni di discussione sui “fondamentali” di una sinistra rifondata (e infatti Fondamenta è il titolo) dove sfilerà lo stato maggiore della diaspora Pd, da Bersani a D’Alema a Enrico Rossi, e anche quello ex vendoliano.
Intanto in prima fila si accomoda la presidente della camera Laura Boldrini, accolta dagli applausi calorosissimi della platea: sarà anche una figura istituzionale, ma ormai nelle manifestazioni di questa sinistra è considerata di casa.
Standing ovation e tutti in piedi per Carlo Smuraglia, l’anziano presidente dell’Anpi che da un palco della festa dell’Unità di Bologna aveva messo Ko l’allora premier Renzi impegnato nella campagna per il Sì. Oggi discute con l’avvocata Anna Falcone, anche lei già impegnata nel fronte del No al referendum, oggi particolarmente “attenzionata” dalla sinistra per un eventuale futuro unitario: dal palco propone di fare subito un tavolo per il programma. Ma di strada, per un programma comune, ancora ce n’è: comune fra chi, per esempio, sarà della partita anche Sinistra italiana?
Ma il più atteso di tutti, Giuliano Pisapia, domani mattina, domenica, ci sarà. Duetterà con Roberto Speranza per capire se questo matrimonio fra i due movimenti, Art.1 e Campo Progressista, s’ha da fare. Ieri l’ex sindaco era il convitato di pietra, oggetto di desiderio e discussione di ogni capannello dei suoi nuovi compagni di strada. Si lancerà nell’avventura di un’altra nuova cosa di sinistra rompendo gli indugi e rifiutando il corteggiamento del Pd renziano? Fra i dirigenti ex Pd serpeggia un po’ di malumore per il suo precipitoso sì al finto Mattarellum, la legge elettorale proposta dal Pd, invece bocciata senza appello da Pier Luigi Bersani.Il primo giorno la manifestazione conta due defezioni. Non arriva neanche per un saluto il sindaco della città Beppe Sala: è nell’occhio del ciclone per aver patrocinato la manifestazione Milano senza muri di oggi pomeriggio. La platea lo applaude con affetto in contumacia: Fondamenta si fermerà oggi per dare il tempo ai militanti di partecipare al corteo. Dà forfait anche il giornalista Ferruccio De Bortoli. Annunciato per stamattina lo special guest, ormai icona dell’antirenzismo – che qui ai Navigli, periferia ovest, si porta molto – ha preferito una politicamente neutra presenza al Salone del libro di Torino al posto dei prevedibili osanna degli ex Pd a causa di quella rivelazione del suo ultimo libro: l’’interessamento dell’ex ministra Boschi a favore di Banca Etruria – l’interessata ha smentito – che sta facendo tremare il governo.
Nonché per l’insistenza con cui tende una mano al Pd di Renzi che risponde ora a sportellate (leggasi Matteo Orfini) ora con le sirene di vaghi accordi di coalizione (leggasi Maurizio Martina). Persino Romano Prodi ormai lo invita a rompere gli indugi e a rifondare la coalizione.
L’altro domandone qui è quello sulla tenuta del governo. Se non siamo a «svolta o rottura» poco ci manca. «Usciamo dalla maggioranza? Non usiamo questi termini da prima repubblica: ma noi la reintroduzione dei voucher non la votiamo», spiega Nico Stumpo. «Il governo Gentiloni vuole rimettere i voucher dopo aver preso in giro gli italiani cancellandoli per evitare un referendum?», si chiede Ciccio Ferrara. «Noi non permetteremo che i voucher entrino nella manovrina. E diciamola così: è meglio che il governo non continui a fare danni».Ieri Pisapia, che era dall’altra parte della città a parlare di centrosinistra con il sindaco di Bologna Merola, ha detto qualche parola di amicizia: «Bisogna dialogare con chi è uscito dal Pd e con chi oggi non vede nel Pd un punto di riferimento. L’unità del centrosinistra si raggiunge se c’è un movimento dal basso, dai territori. Ognuno ha il suo ruolo» il suo è quello di «facilitatore e federatore» ma «è chiaro che non lo posso fare da solo». Insomma, ci sta o non ci sta? Al Megawatt il giornalista Alessandro De Angelis interroga il coordinatore di Campo progressista Alessandro Capelli: « Che farete?, qui Sembra ‘aspettando Godot’». La risposta: «Se non ci saranno le primarie e non ci sarà un campo contendibile, io sono per prenderci la responsabilità di unire noi il centrosinistra». Ma Pisapia, che avrebbe l’essenziale pregio di non lasciare gli ex Pd soli tra di loro (e i loro elettori, i sondaggi li danno al 4%, la legge elettorale pretende il 5 per entrare in parlamento) sarà della partita? Domani la risposta.
DANIELA PREZIOSI
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