Max Hastings non è uno storico. E’ un giornalista che si è occupato per tanti, davvero tanti anni di guerra. Anzi: di guerre. Quelle che hanno attraversato la seconda metà del Novecento e, in particolare, del conflitto scoppiato tra Gran Bretagna e Argentina per il possesso delle Isole Falkland. Due mesi di scontri tra un regime militar-fascista e una delle democrazie parlamentari più antiche del mondo.
Hastings la racconto in un suo molto avvincente testo di cui, purtroppo, ancora non esiste l’intera traduzione in italiano. Se ne trovano ampi stralci su Internet da cui si può evincere sia lo stile di scrittura del giornalista britannico, sia la meticolosità con cui circostanzia i fatti, li indaga nel profondo con testimonianze che sono a metà tra la cronaca diretta e l’intervista indiretta, quella delle tante citazioni di frasi acchiappate al volo nel corso delle operazioni militari dalla bocca di un sergente o anche di un soldato semplice.
E’ lo stile di Sir Max Hastings: lo si ritrova nel celebre “Overlord” meglio conosciuto in Italia come “Operazione Overlord. Il D Day e la battaglia di Normandia” che è un altro lavoro impegnativo al pari di quello che metteremo oggi nella nostra biblioteca. Si tratta di “Armageddon. La battaglia per la Germania, 1944-1945“, edito da Beat nella collana “SuperBeat“.
A parlare, come già nel teatro bellico sudamericano delle Falkland, sono una miriade di protagonisti del conflitto e nel conflitto: non solo i capi di Stato, i generali, i comandanti, ma per l’appunto i soldati semplici, gli aviatori e i fanti, i marines e i soldati dell’Armata Rossa che avanza prepotentemente nell’Est occupato dalle Eisatzgruppen di quel Reinhard Heydrich assassinato dalla resistenza ceca venuta proprio dall’Inghilterra di Hastings.
La bravura del giornalista di guerra aumenta di pagina in pagina, cresce fino ad assumere quasi il metodo storico di indagine. Forse il libro pecca un po’ nell’analisi critica, nello sviluppo di una visione complessiva dei fatti che, nella singolarità dei teatri d’Europa in cui si svolgono, dovrebbero essere ogni tanto interpretati e non solo raccontati. Se non possiamo rimproverare ad Hastings di non essere lo storico che non è, altrettanto possiamo invece ammirarlo per il grande lavoro di composizione di un quadro quasi quotidiano delle operazioni di guerra e anche della vita civile che pare quasi invisibile, a volte, durante una catastrofe simile e che, invece, c’è e nonostante tutto prosegue.
Corredato da una cartografia non trascurabile, precisa e dettagliata, il volume di Hastings è una immersione completa nel campo di battaglia per la conquista della Germania e la sconfitta del nazionalsocialismo in Europa (ben lungi dall’esserlo nel mondo…). Pare di stare accanto ai soldati in prima linea, tra i fitti boschi delle Ardenne, in mezzo a trappole e trabocchetti, tra strategie e tattiche, attacchi e contrattacchi. Leggendo “Armageddon” si finisce con l’essere del tutto coinvolti in un viaggio nel tempo, catapultati al di là della percezione del solo presente, trasportati altrove, non solo fisicamente ma, più ancora, mentalmente.
Ci si può immedesimare nelle percezioni ancestrali di giovani che vanno alla battaglia per la prima volta: dall’est all’ovest. Con un punto di osservazione (ma non di critica storica, è sempre bene tenerlo in considerazione) tanto introspettivo quanto meramente tattico-militare che va dalle carte dei comandanti di Hitler a quelle di Bradley e Montgomery.
L’osservata speciale è la Germania, mentre le truppe alleate e sovietiche le si avvicinano ai fianchi e la circondano: la tragedia della popolazione civile, completamente abbandonata da Hitler e dalla sua cerchia di criminali, è mostrata in tutta la sua rovinosa parabola discendente. I fronti sono sinonimo di liberazione nel biennio descritto da Hastings, ma si portano dietro anche epifenomeni spaventosi: la furia dei soldati è quella di tutti i tempi. Saccheggi, violenze sessuali, devastazioni e depredazioni su ciò che è già ampiamente devastato e depredato. Non c’è morale che tenga, non c’è Convenzione di Ginevra che valga.
In questo, il cronista ha la meglio rispetto allo storico, perché rileggendo i giornali dell’epoca, i diari dei soldati, le lettere inviate da un corpo d’armata ad un altro, gli ordini impartiti e quelli disattesi, si comprende molto bene un complessissimo reticolo di relazioni dis-umane cui anche chi sceglie di rimanere umano deve soggiacere. La guerra impone delle scelte crudeli e costringe alla violenza anche chi la rifiuta erga omnes.
I libri di Sir Hastings hanno avuto tutti un enorme successo proprio perché sono cronaca e storia al tempo stesso: i fatti sono i protagonisti indiscussi e assurgono al loro ruolo grazie a testimonianze che sfuggirebbero alla anche più certosina ricerca negli archivi di Stato di qualunque paese.
Di un periodo storico non si conosce mai abbastanza: non potrebbe essere altrimenti nemmeno per chi lo ha vissuto direttamente, visto che abbiamo un campo di osservazione che ci deriva da uno spazio fisico, materiale di esperienze limitato, limitrofo alla nostra quotidianità. Eppure si può fare lo sforzo di cercare e cercare ancora, di approfondire e di sviscerare ciò che pare ormai chiarito fino in fondo, compreso a tutto tondo. Hastings, accanto a Fest, Kershaw e a tanti altri storici del Novecento, delle due guerre mondiali e, in particolare, del terrore nazista, è un plusvalore intellettivo e culturale cui non è più possibile rinunciare.
ARMAGEDDON. LA BATTAGLIA PER LA GERMANIA, 1944-1945
MAX HASTINGS, BEAT, 2016
€ 18,00
MARCO SFERINI
15 settembre 2021
foto: particolare della copertina del libro