Scritte antisemite, una foto di Anna Frank ritoccata con la maglia della squadra calcistica della Roma. Poi smentite, condanne da parte della dirigenza della Lazio e la promessa di recarsi anche ad Auschwitz in massa per prendere visione dell’orrore nazista.
Un orrore che è sempre dietro l’angolo, dietro lo splendente animo umano che ognuno di noi pensa di avere: immune da certe brutture della storia che si considerano archiviate per sempre, irripetibili.
Ciò che visivamente è stato non si potrà sicuramente ripetere nei medesimi modi in cui si espresse tra il 1933 e il 1945, ma ciò che lo ha ispirato – politiche economiche comprese che l’hanno causato prima e sostenuto poi – può sempre riemergere in quelle ataviche paure del “diverso” o dell’ “avversario”, come nel caso di due squadre di calcio, di due tifoserie. Banalmente.
Ma è proprio nel vuoto della banalità che ogni spettro del nazismo e dell’orrore degli stermini di massa, della disumanizzazione dell’umano cresce e si diffonde…
(m.s.)
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