In molti lo consideravano l’incontro decisivo per definire le risorse necessarie per far partire la riforma degli ammortizzatori. Invece l’annunciata visita al ministero dell’Economia del ministro Andrea Orlando al collega Daniele Franco è stata completamente interlocutoria.
Nell’incontro infatti non è stato proferito alcun numero riguardo ai miliardi di copertura della riforma imbastita da Orlando ma ancora senza un testo preciso. Fra Mef e ministero del lavoro è stato avviato un lavoro di valutazione ma al momento non ci sono ipotesi prevalenti. L’incontro, che fa seguito al confronto tecnico in corso, è durato circa un’ora e mezza. Ci sarà un ulteriore incontro tra i ministri per definire intervento e risorse da mettere in campo e molto probabilmente la prossima settimana il confronto tra Orlando e le parti sociali.
L’obiettivo di Orlando resta comunque possibile: presentare la riforma in consiglio dei ministri entro luglio. Da stabilire invece ancora lo strumento legislativo della riforma che punta ad allargare a tutti i lavoratori – precari, stagionali, autonomi e dipendenti di piccole imprese – un ammortizzatore sociale in caso di perdita del lavoro. E l’incognita riguarda infatti la copertura della fase iniziale dell’implementazione della riforma: i lavoratori ora non coperti inizieranno a versare i contributi – e le loro imprese e committenti le aliquote – ma nella fase di transizione le coperture assicurative dovranno essere garantite dallo stato.
Le prime stime parlano una cifra che varia dai 5 ai 7 miliardi solo in minima parte coperta dagli 1,5 miliardi risparmiati con l’annullamento del cashback per il secondo semestre del 2021. Ecco dunque che una cifra così rilevante potrebbe essere stanziata solo con la legge di bilancio, limitando ai soli principi il disegno di legge che sarà varato dal consiglio dei ministri, sempre ricordando che la riforma partirà dal primo gennaio 2022.
Orlando ha sempre ribadito il carattere mutualistico della riforma, sebbene non siano ancora state stabilite le aliquote per le imprese – che inevitabilmente aumenteranno per i settori che fanno maggior uso della attuale cassa integrazione.
La riforma poi si intreccia con il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) che nel suo testo prevede già la cosiddetta Gol: garanzia per l’occupabilità dei lavoratori che lega ammortizzatori e politiche attive. Un altro pilastro ormai condiviso della riforma è la possibilità che i lavoratori in cassa integrazione – diversamente da oggi – possano essere formati per avere nuove competenze anche sul piano digitale e della transizione ecologica.
«Siamo alla stretta», ha detto ieri Orlando a Reggio Emilia a margine delle celebrazioni dei “Martiri del 7 Luglio”. «La riforma vuole parlare a quei settori che hanno pagato il prezzo più alto durante la pandemia».
MASSIMO FRANCHI
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