Amazon ha sforato le quote per l’uso di lavoratori somministrati e dovrà assumere 1.308 interinali che potranno chiedere la stabilizzazione dal primo giorno del loro utilizzo. L’Ispettorato nazionale del lavoro ha contestato alla società «Amazon Italia Logistica» di avere fatto ricorso a una quantità di «somministrati» superiore a quanto previsto dal contratto collettivo della logistica: 444 nel periodo da luglio a dicembre dell’anno scorso. L’indagine è iniziata il 7 dicembre 2017, dopo il primo storico sciopero del «Black Friday». Nessun rilievo è stato avanzato a seguito delle verifiche sui controlli a distanza dei lavoratori, un settore che ha attirato molte polemiche dopo la diffusione di un progetto sui «braccialetti elettronici».
«Affronteremo osservazioni ispettorato al più presto» ha assicurato Amazon che, in una nota, ha osservato: «Nel verbale di contestazione non è riportato il numero di contratti in somministrazione citato nei media e nel comunicato stampa dell’Ispettorato del Lavoro». L’azienda tiene molto a un’immagine di «datore di lavoro corretto e responsabile» e ricorda le seguenti cifre. Quando il centro di distribuzione di Castel San Giovanni (Piacenza) ha aperto nel 2011 impiegava 150 persone a tempo indeterminato. Oggi i contratti a tempo indeterminato «sono oltre 1.650 e tutti hanno iniziato con contratti in somministrazione convertiti in tempi indeterminati. Negli ultimi due anni le conversioni sono state 500 nel 2016 e 270 nel 2017. In questo caso sarebbero oltre 1.300. L’azienda si è impegnata ad «affrontare il problema nel modo più «rapido possibile».
L’ispezione, e il conseguente obbligo all’assunzione, ha riguardato uno degli aspetti più importanti dell’organizzazione di un’impresa come Amazon. Come tutte le organizzazioni del lavoro post-fordista, anche la mega-macchina del gigante del commercio on-demand e della distribuzione creata da Jeff Bezos , ricorre al lavoro somministrato, l’ex lavoro interinale, in base ai picchi di produzione e alla stagionalità delle richieste provenienti dal mercato. Nel periodo in discussione sono stati almeno tre i momenti di massima domanda della forza lavoro: il «Prime Day», 10 luglio; il «black Friday», venerdì 23 novembre; e poi, ovviamente, Natale. Il lavoro in somministrazione è un contratto che prevede tre soggetti: al centro c’è l’impresa utilizzatrice della manodopera a chiamata, assunta da agenzie autorizzate iscritte a un albo del Ministero del lavoro.
Queste agenzie «somministrano» i lavoratori – il terzo lato del triangolo – a seconda delle richieste dell’impresa richiedente. Due sono i contratti vigenti in questa relazione: il primo è stipulato tra utilizzatore e somministratore e ha natura commerciale. Può essere a tempo determinato o a tempo indeterminato. Il secondo contratto è tra somministratore e lavoratore. Può essere a tempo determinato o a tempo indeterminato. Il Jobs Act ha esteso tale contratto a qualsiasi ambito di attività e tipologia di lavoratori, con un solo limite di tipo quantitativo. Nel caso in cui la somministrazione ecceda il 20 per cento del numero dei lavoratori a tempo indeterminato (articolo 31), la legge considera i somministrati alle dipendenze dell’utilizzatore (articolo 38). Il caso Amazon sembra rientrare in questa fattispecie.
«È stato confermato ciò che abbiamo denunciato più volte: l’iper-utilizzo del lavoro interinale. È una notizia molto importante» sostiene Fiorenzo Molinari (Filcams Cgil Piacenza). «Anche il nuovo lavoro, legato al digitale, ha dei limiti. E così si scopre che in molti casi il tasso di sfruttamento della forza lavoro è alto», aggiunge Tania Scacchetti (Cgil). Il sindacato ha chiesto un incontro ad Amazon e alle agenzie di somministrazione per regolarizzare la posizione dei lavoratori. L’esito dell’ispezione in Amazon sembra avere inaugurato un nuovo orientamento in Italia. A dispetto delle leggi esistenti, che hanno allargato il campo dell’applicazione del lavoro in somministrazione, il passo successivo da fare potrebbe essere quello di estendere i controlli su tutte le reti dell’appalto e del subappalto della forza lavoro. «È davvero grave che una multinazionale come Amazon abbia potuto fare ricorso a questi espedienti pur di fare profitti senza le giuste tutele per migliaia di lavoratori impiegati in un settore in grande espansione» sostiene Luigi Sbarra (Cisl).
ROBERTO CICCARELLI
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