Salvador Allende fu un personaggio di spicco del Socialismo cileno e divenne presidente della sua Nazione dopo una campagna elettorale a suon di Inti Illimani, programmi per la nazionalizzazione, laicizzazioni e rendicontazione dei costi dei beni primari, adesioni dell’intellighenzia letteraria (Pablo Neruda) e musicale (Nueva Canciòn Chilena e soprattutto Victor Jara) e dunque imponendo con la volontà popolare una riforma socialista che trasformasse il Cile da nazione schiava degli USA a stato socialista indipendente. La coalizione di Unidad Popular, nonostante l’ostruzionismo parlamentare della Democrazia Cristiana riuscì nell’intento di attuare il «Programa», sicché Allende poté realizzare riforme al costo di una inflazione molto alta, ma che valse il salvataggio dei minatori dalla povertà, della democratizzazione della società cilena e molto altro.
La CIA e l’amministrazione Nixon provarono in ogni modo a destabilizzare il Cile allendiano e ci riuscirono soltanto col sangue, per l’appunto una terza sconfitta dell’America, che aveva sempre sostenuto la tesi del Backyard (una sorta di Lebensraum [1]), dopo la Cuba di Castro e l’Argentina di Peròn. Allende intrattenne nella sua legislatura rapporti con gli entrambi sopracitati e fu per questo additato come un soggetto molto pericoloso dai Servizi Segreti Americani. Giunti al limite di una crisi internazionale, nell’Undici Settembre 1973 vi fu l’attacco di Pinochet al Palacio de La Moneda, prima di morire Salvador Allende pronunciò queste parole in via radio:
«Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores! Estas son mis últimas palabras y tengo la certeza de que mi sacrificio no será en vano, tengo la certeza de que, por lo menos, será una lección moral que castigará la felonía, la cobardía y la traición.»[2]
Tradotto:
«Viva il Cile! Viva il Popolo! Viva i Lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ritengo per certo che il mio sacrificio non resterà invano, ritengo per certo che, per lo meno, sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia ed il tradimento.».
Una vita per il popolo: Socialismo, Anarchia e Darwinismo
Allende nacque a Val Paraiso nel 1908, figlio di borghesi progressisti, fu legato alla massoneria per via di suo nonno e di suo padre, rispettivamente fondatore e massone della Loggia Progreso di Valparaiso, egli, però, non fece abuso del potere massonico, come il mito complottista trasogna. Studiò al Liceo Eduardo de la Barra nella sua città natìa soffermandosi alla bottega di un italiano anarchico emigrato nel Sud America: Giovanni De Marchi, naturalizzato Juàn in Cile.
Con De Marchi sviluppò una grande empatia ed intesa intellettuale, poiché costui lo istruiva alla cultura politica, nonché al sollazzo del gioco degli scacchi, che lo avvicinò al Socialismo libertario – e probabilmente anche alle tesi di Michail Bakunin -, tanto che il sindaco comunista di Valparaiso lo definì marxista non ortodosso, antileninista e libertario data la sua avversione al monopartitismo (e perriflesso al Centraldemocratismo russo).
Durante l’università fu attratto dal Darwinismo Sociale di Lombroso e vide di buon occhio Pende e Ferri, scienziati che a detta di alcuni avevano sottoscritto il Manifesto della Razza, ma che furono legati l’uno alla biotipologia (e fu riconosciuto dalla comunità ebraica per aver aiutato i profughi, pur avendo aderito al fascismo) e l’altro al PSI, per l’appunto Enrico Ferri fu un accanito sostenitore della teoria di unificazione fra il Darwinismo ed il Socialismo, pur non accettando le tesi del Lombroso, anzi preferendo uno studio sulla componente psicosociologica della criminologia molto apprezzate in Argentina, tanto che furono applicate nel Codice Penale del ’21.
Dopo la Laurea in Medicina con delle tesi lombrosiane, rigettò l’opera e protestò per la questione ebraica firmando un appello contro il governo nazista nel 1937. Tre anni dopo sposerà Hortensia Bussi, varà tre figli ed adotterà appellandosi a “zio” la cugina Isabel Allende.
Quando incominciò ad avere incarichi governativi nelle legislature di coalizione come Ministro della Sanità spinse per una spesa pubblica più accentuata attraverso l’incentivo al welfare. Fu però soltanto nel 1970, dopo due sconfitte, che poté governare il Cile, ma non senza difficoltà; Arrivato al potere con il 36% dei suffragi, chiarì subito di sentirsi il presidente di tutti i cileni, all’interno della coalizione che lo aveva sostenuto e che annoverava, accanto ai partiti di ispirazione marxista, i cattolici e la sinistra.
Le accuse di sbilanciamento a sinistra, però, trovavano allarmata attenzione presso gli Stati Uniti, che manifestarono di considerare pericolosa la sua crescita politica, ovviamente non solo per motivi legati all’ideologia, stanti gli enormi interessi economici statunitensi in quell’area. Documenti recentemente declassificati del governo USA hanno confermato che precisi ed inequivocabili ordini erano stati diramati agli agenti della CIA per prevenire l’elezione di Allende alla presidenza o, ove ciò non si fosse potuto impedire, per creare condizioni favorevoli per un golpe.
Allende fu eletto presidente, dopo aver tentato per tre volte la corsa presidenziale, il 5 settembre 1970 con poco più di un terzo dei voti, come leader della coalizione Unidad Popular. Ottenne il primo posto al voto con 1.070.334 preferenze, ma, non avendo il 50% dei voti (36,3% a lui, il 34,9% all’ex presidente Jorge Alessandri conservatore, e il 27,4% a Radomiro Tomic, del Partito Democratico Cristiano del Cile), il Congresso avrebbe dovuto decidere tra lui ed il secondo più votato, ma riuscì comunque a spuntarla.
Anche prima della sua vittoria elettorale, Allende attirò rapidamente su di sé il veto dell’establishment politico statunitense. A causa delle sue idee socialiste, si cominciò a temere che ben presto il Cile sarebbe diventato una nazione comunista e sarebbe entrato nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica. Questo portò all’avvento di vari attentati alla Democrazia, ad invocazioni al golpe, scioperi e manifestazioni antigovernative di estrema destra e crisi istituzionali che per contro non riuscirono ad arrestare la carica propulsiva del Socialismo Cileno, improntato su una forma revisionistica Bernsteiniana.
Si seguirono, pur se opposti da dibattiti parlamentari accesi, nazionalizzazioni, provvedimenti a favore della laicizzazione dello Stato, stabilizzazione del costo del pane, abolizione dell’anacronistico voto per i soli alfabetizzati ed introduzione del suffragio universale.
Allende, attraverso le nazionalizzazioni dei settori infrastrutturale ed agrominerario, poté finalmente attuare l’economia pianificata e se non fosse stato vigliaccamente trucidato, avrebbe potuto creare un sistema incredibilmente efficiente di pianificazione in tempo reale tramite la rete Cybersyn, concepita da inglesi affinché tramite dei telex connessi alla rete telefonica e centralizzati su un sistema computerizzato si organizzasse più propriamente la gestione del bene pubblico.
La Via Cilena al Socialismo era fortemente connessa alla democratizzazione del Proletariato ed i soli diritti di cogestione popolare, suffragio e giustizia sociale furono contornati dai diritti civili al divorzio (che indispettì il Cattolicesimo, secolarmente legato alla destra), all’equiparazione dei sessi, all’educazione obbligatoria e pubblica (sottraendo l’egemonia ai Gesuiti), all’assistenza previdenziale ed al miglioramento delle condizioni di vita del Popolo. In sostanza, il Cilenismo fu ciò che riuscì a contraddire di più la ferrea dottrina dogmatista dei massimalisti sovietici, applicando le tesi di Bernstein.
Ciò, al contrario di quanto si pensi, non influì sul giudizio utilitaristico, ma positivo, dell’URSS, che ad onor di cronaca tentò di aiutare Allende avvisandolo dei pericoli che correva, ma lui, stoicamente, restò nelle sue posizioni. In molti rinfacciano ad Allende, oltre che una proposta di legge per la prevenzione delle “deviazioni” morali e sociali (omosessualità, che al tempo era considerata una malattia, alcolismo e demenza) attraverso dei campi di recupero, il cosiddetto Archivio Mitrokhin, ossia la collaborazione ed incasso di denaro sovietico per la campagna elettorale e per il supporto politico al Governo.
Pragmaticamente, è innegabile che ogni riforma ha dei costi, allo stesso modo le elezioni, pratica condivisa delle due Superpotenze era sostenere in primis economicamente i governi affiliati, dunque sarebbe stato controproducente per una Nazione che sosteneva i legami con Cuba, come con gli altri paesi latinoamericani “ribelli”, inimicarsi l’unico appiglio.
La morte d’un Eroe condiviso del Popolo
Il Compagno Salvador Allende, proprio nei momenti di più intensa crisi dello Stato, nel Palacio de la Moneda, l’estremo saluto rivolto all’amato Popolo, per cui aveva speso la vita e non negava il forte nesso sentimentale, ha reso indimenticabile la sua figura, che, pur sempre osteggiata pella eterodossità della prassi, nascondeva un forte materialismo politico, dialettico e storico. Per l’appunto Allende dimostrò che la vera attuazione del Marxismo sarebbe avvenuta in modo diverso da come veniva raffigurato dai dottori della Rivoluzione, ma non riuscì a prevedere la malvagità di quegl’organi dello Stato che avrebbero dovuto supportarlo specialmente nelle crisi: Pinochet. Costui, che fu incaricato di governare l’esercito, era considerato fedele da Allende, che lo aveva istruito dopo il caso Alejandrina Cox in cui Prats, al tempo Ministro della Difesa e capo delle forze armate, aveva rappresentato un silente colpo a scoppio ritardato, lanciato dall’alto e senza preavviso, come la bomba che lo colpì l’Undici Settembre Settantatré.
GIANMARCO MEREU
foto tratta da Pixabay
[1] dal Tedesco, trasl. lebensrom, trad. spazio vitale, teoria amata dal nazismo che propone la annessione dei territori a presenza tedesca, in senso lato imperialismo;
[2] ultime parole del Compagno Presidente via radiodiffusione del 11/IX/1973 fonte: www.youtube.com/watch?v=GRVJEVMdUBc;