Il giorno dopo il via libera definitivo al ddl Varchi che espande oltre il territorio nazionale il reato di maternità surrogata, con un azzardo giuridico ancora tutto da provare alla verifica della realtà, i riflettori di mezzo mondo si accendono sul conservatorismo oltranzista del nostro Paese. Mentre in Italia il dibattito rimane perlopiù segnato da toni populistici.
«Dal New York Times a Le Monde, dalla Bbc al Japan Times, la notizia dell’approvazione in Italia della legge che criminalizza i genitori che ricorrono alla Gpa fa il giro del mondo ed espone ancora una volta l’Italia a una figuraccia internazionale. Il coro è unanime: tutti criticano questa legge ingiusta e ridicolizzano il nostro Paese per questa caccia alle streghe contro famiglie, bambini e donne», fa notare Carolina Morace. L’ europarlamentare del M5S riporta quanto scritto dal Washington Post, secondo il quale «adesso molte famiglie italiane vivranno nell’ombra e nella paura di essere denunciate».
«L’Italia, sede del Vaticano, è già in fondo alla classifica in Europa quando si tratta di libertà civili», scrive il New York Times che vede nella nuova legge «un modo per la Sig.ra Meloni di affermare le sue credenziali conservatrici e fare appello alla sua base politica, che si oppone in modo sproporzionato alla maternità surrogata e all’adozione da parte di coppie gay».
In Italia invece le destre politiche e cattoliche esultano in nome della «difesa delle donne e dei bambini». Ma anche il centrosinistra si muove sul sicuro: «Dal governo abbiamo visto un’atroce propaganda anche sulla pelle delle persone e dei bambini – attacca Schlein da Bruxelles – con l’obbrobrio di questo reato universale contro la Gpa, una posizione ideologica che calpesta i diritti fondamentali dei bambini. Non si capisce che cos’ha questo governo contro i bambini».
Cambia registro invece il leader Avs, Fratojanni: il ddl è «una bestialità da molti punti di vista, l’ennesima patacca propagandistica. Reato universale? Voglio vedere come potranno applicarlo».
ELEONORA MARTINI
Foto di João Paulo de Souza Oliveira