Alla fine il governo Barnier: macronista, più nero e debole

Ufficializzata la lista dei ministri, Macron si tiene esteri ed economia. Svolta austerità

Il contentino: numero due del nuovo governo per ordine protocollare, dietro il primo ministro Michel Barnier, è Didier Migaud, che è stato per più di vent’anni deputato socialista ma tanto tempo fa, è stato poi presidente della Corte dei Conti e ora era presidente dell’Alta Autorità per la trasparenza della vita politica. È l’unica “conquista” a sinistra, ben datata, malgrado il primo posto ottenuto dal Nuovo Fronte Popolare alle legislative anticipate di luglio e le dichiarazioni, la mano sul cuore, che sarebbe stata necessaria un’unità nazionale.

Al 4° posto protocollare del nuovo governo annunciato ieri sera con la guida di Michel Barnier, 20 uomini e 19 donne, è piazzato il pezzo grosso della destra dura: Bruno Retailleau, finora presidente del gruppo Lr al Senato, ultra cattolico, “nemico” dichiarato di Emmanuel Macron, delfino del vandeano Philippe de Villiers (fratello del generale Pierre de Villiers, ex capo di stato maggiore fatto fuori da Macron appena eletto presidente).

Retailleau difende «l’ordine, l’autorità, la fermezza», ha moltiplicato le dichiarazioni contro i «francesi di documenti» (invece che di origine), parla di «regressione verso le origini etniche» dei francesi di origini immigrata nelle banlieues. Perché non ci siano fraintendimenti sulla linea, c’è pure un ministro della Sicurezza del quotidiano, sempre un Lr (destra). Anche all’Insegnamento superiore è stato nominato un personaggio su posizioni estremamente reazionarie sulle questioni di società e dei diritti.

Dei sopravvissuti del recente passato: Rachida Dati (più o meno ex Lr) conserva la Cultura, per Ensemble (ultimo nome del partito di partito Macron) Sébastien Lecornu resta alla Difesa, Agnès Pannier-Runacher va alla Transizione ecologica, mentre Catherine Vautrin (Lr), già ministra con Attal, è numero tre del governo con un ministero per la decentralizzazione.

L’area Macron conserva oltre a Difesa e Transizione ecologica, gli Esteri (Jean-Noël Barrot), l’Educazione nazionale, che va a una sconosciuta, Anne Genenet, medico, rappresentante dei francesi all’estero, che ha vissuto a Singapore (sarà un modello per la scuola, visto che arriva in testa ai test Pisa?). Macron conserva quindi la mano sulla politica estera e sulla difesa, le sue “aree riservate”, anche se la Francia, scossa dalla crisi politica, sta perdendo terreno a livello internazionale.

L’area Macron conserva anche l’Economia, con il giovane Antoine Armand, 33 anni, della Savoia (stessa regione di origine di Barnier), che è ispettore delle Finanze, ma è in decima posizione protocollare, che significa che sarà sotto controllo del responsabile del Tesoro e dei Conti pubblici, Laurent Saint-Martin, in diretto contatto con il primo ministro: il debito pubblico di 3.160 miliardi sta diventando il principale problema per il governo Barnier. L’avvenire sono tagli alla spesa, per evitare aumenti delle tasse, che Ensemble rifiuta, ben appoggiato da Lr.

I dubbi espressi fino alle ultime ore dal MoDem, partito tradizionale di centro, sono stati spazzati via nelle ultime ore. Il principale ostacolo, una politica che si era distinta per l’opposizione al matrimonio per tutti e a tutte le leggi sui diritti in questo settore, destinata in un primo tempo alla Famiglia, è stata comunque nominata nel governo, ma al Consumo.

Il primo Consiglio dei Ministri sarà lunedì. La dichiarazione di politica generale del primo ministro Michel Barnier è programmata per il 1° ottobre. Una mozione di censura, presentata dal Nuovo Fronte Popolare, arriverà immediatamente. Probabilmente non passerà, perché il Rassemblement National, che controlla a distanza la durata di vita del governo Barnier, non ha l’intenzione di staccare subito la spina. Succederà, ma più tardi.

Il governo Barnier è tra i più a destra degli ultimi anni. I fedeli di François Fillon (il candidato Lr alle presidenziali del 2017 molto a destra, crollato a causa dello scandalo delle giacche gratis) fanno la parte del leone. La tesi di fondo è che “la Francia è a destra”: ci sono stati 11 milioni di voti all’estrema destra, Lr che ha solo 47 deputati ma occupa il governo, si giustifica ripetendo di «essere maggioranza» perché controlla il Senato e gli enti locali.

L’“equilibrio” tra le forze in campo è di 7 ministri di “pieno esercizio” (cioè non dipendenti da altri) per Ensemble, 3 Lr, 2 indipendenti di destra, 2 MoDem, 1 indipendente di sinistra (Migaud), 1 di Horizon (partitino dell’ex primo miniatro Edouard Philippe), 1 Liot (eletti di oltremare).

Ieri, ci sono state manifestazioni in tutta la Francia contro il governo Barnier e il voto “rubato”, anche se il Nuovo Fronte Popolare, in testa ma senza maggioranza, non ha tentato di costruirne una, tutti ormai presi dalla prossima presidenziale, che a sinistra alcuni auspicano vengano anticipate obbligando Macron alle dimissioni, un’ipotesi in realtà lontana.

ANNA MARIA MERLO

da il manifesto.it

foto: screenshot ed elaborazione propria

categorie
Francia

altri articoli