«La Francia dimostra che alle controriforme si può dire no. In Italia si discute di eliminare quota 100, invece i francesi difendono il diritto di andare in pensione entro i 62 anni e con sistema retributivo. Ecco: facciamo come in Francia, chiediamo l’abolizione della legge Fornero».
Rifondazione comunista, di cui Maurizio Acerbo è segretario, ha lanciato la sua ‘campagna sociale’ in contemporanea con lo sciopero generale francese. Perché, spiega, «intendiamo portare nelle strade, dai mercati alle periferie, dalle fabbriche ai luoghi della formazione, un programma di cambiamento reale».
Nella convocazione dite: non si ferma la destra se non si mettono al centro i bisogni e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Il governo non sta fermando la destra?
Per nulla. Salvini passa per difensore del popolo. Si è costruito questa credibilità con quota 100 che è poco ma meglio di niente dopo anni di misure antipopolari. Ci vuole una svolta percepibile da milioni di persone.
Allora perché ne avete caldeggiato la nascita?
Non siamo per il tanto peggio tanto meglio e difendiamo la Costituzione. Abbiamo richiamato M5S e Pd alle loro responsabilità verso il paese. Ma abbiamo sempre detto che non basta un governo, serve una politica diversa da quella che il Pd portato avanti da quando è nato.
Quello attuale non è «il governo più a sinistra della storia della Repubblica» come qualcuno lo definisce?
Neanche lontanamente. Erano più a sinistra i democristiani pungolati dal Pci e dalle lotte. Mi accontenterei di un governo che facesse propri metà dei 10 punti che tante personalità della sinistra avevano proposto in un appello sul Manifesto. Nessuno è stato fatto proprio dal governo. Per non parlare delle proposte di Landini e della Carta dei diritti su cui la Cgil ha raccolto milioni di firme.
Erano più “a sinistra” quelli a cui ha partecipato il Prc?
Neanche. Nella seconda repubblica tutti i governi hanno portato avanti un programma neoliberista e antipopolare. E col bipolarismo abbiamo avuto alternanza tra coalizioni che condividevano imperativi di fondo. Noi abbiamo tentato di frenare e ridurre i danni. Ma eravamo troppo deboli.
Con Pap e Pcl a Roma avete tenuto un’assemblea «delle sinistre di opposizione». È un nuovo percorso elettorale?
Lavoriamo sempre per unire la sinistra antiliberista e anticapitalista. Preferirei avere qualcosa di simile a Unidos Podemos anche in Italia invece che l’attuale frantumazione che suscita passività e impotenza. Ma siamo stati invitati a un’assemblea incentrata sulla costruzione dell’opposizione sociale e politica al governo e all’ultradestra. Per noi bisogna ragionare su come rilanciare un ciclo di movimento e lotte. Proponiamo una svolta generale: un piano per il lavoro incentrato su un vero Green New Deal, una politica fiscale progressiva, salario minimo orario, abrogazione Jobs Act. Rilancio sanità e scuola pubblica. Sono le idee di Sanders, Corbyn e della Sinistra Europea. Il Pd strumentalizza Bella Ciao e poi resta imprigionato in un impianto neoliberista. Finché quella che la tv e la stampa chiamano «sinistra» ha il volto della Fornero nessuno se la può prendere con il popolo ignorante.
D.P.