Aboubakar si mette in proprio, ecco la «Lega dei braccianti»

L'ex Sindacalista Usb. L’attivista fonda un movimento citando Di Vittorio. La Cgil: appropriazione indebita

Ha scelto l’anniversario della nascita di Giuseppe Di Vittorio per lanciare il suo nuovo movimento. Aboubakar Samohoro, il sindacalista che ha lasciato da poco l’Usb e che il 5 luglio ha riunito a Roma gli Stati Popolari unendo gli «invisibili», gruppi di migranti, precari, lavoratori, disoccupati e ambientalisti, ieri ha fondato la «Lega dei braccianti» perché «la condizione di vita è assimilabile ai nostri compagni del ’900», spiega.

Il «lancio ufficiale» è avvenuto con «la prima “Casa dei diritti e della dignità Giuseppe Di Vittorio” – costruita dai migranti stessi – inaugurata a Borgo Mezzanone, uno dei più grandi insediamenti dei braccianti», proprio nelle terra dello storico segretario Cgil. «Un luogo di comunione e di costruzione di una nuova coscienza per la libertà e per la giustizia – spiega Abou – . Questa inedita forma di associazione bracciantile (basata sulla volontà di associare tutti i braccianti per un protagonismo diretto e la prospettiva di un’alleanza con contadini, agricoltori e consumatori) sarà per i braccianti un “presidio di libertà” al fine di “ricercare la via del proprio sviluppo e difesa, e d’un maggiore benessere economico e spirituale”, come disse Giuseppe Di Vittorio», conclude Aboubakar.

La salvaguardia della «filiera del cibo» era una delle proposte che Aboubakar aveva portato direttamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che lo incontrò dopo che l’attivista si era incatenato a villa Pamphili durante gli Stati Generali.

Con l’appoggio del settimanale l’Espresso, della trasmissione Propaganda Live di Diego “Zoro” Bianchi, di molti testimonial famosi (il presentatore televisivo Flavio Insinna lo ha seguito spesso ultimamente) che si sono scoperti appoggiare un programma di «sinistra radicale» senza mai averne fatto parte, Abou ha iniziato sempre più spesso ad essere citato come nuova speranza per la sinistra. Bello, affascinante, con un eloquio efficace, il personaggio «il migrante che riscatta i suoi simili» si è materializzato in fretta. Invece di entrare in politica – anche se molti sospettano lo farà – ha deciso di lanciare un movimento. Spostando la sua definizione da «sindacalista» – l’addio all’Usb è stato condito da accuse di «protagonismo» – a «attivista per i diritti».

La mossa di ieri non poteva non portare a critiche dalla Cgil. «Mi sembra che Abou cerchi di appropriarsi di Di Vittorio. Di Vittorio non è di proprietà della Cgil, è di tutto il movimento sindacale e di tutto il mondo che si batte per il riscatto sociale – commenta il segretario generale Flai Cgil Giovanni Mininni – . Questa cosa comincia a diventare stucchevole. Aboubakar parla della “Lega dei braccianti” come di un’organizzazione inedita. Non è vero: le “leghe bracciantili”, soprattutto al Sud, esistono ancora e sono articolazioni della Cgil. Si appropria di una cosa non sua e di una storia che dimostra di non conoscere», continua Mininni.

La Cgil ha sempre contestato a Aboubakar non il suo impegno per i diritti ma il fatto di perseguirlo con interventi spot isolati, senza una vera organizzazione alle spalle e – per questo – con pochi risultati concreti. «È appoggiato da pseudo intellettuali radical chic che dei problemi dei lavoratori si fanno belli per poche ore e poi se ne dimenticano mentre noi, senza fare notizia, siamo quotidianamente radicati in tutte le campagne a combattere senza sosta per conquistare diritti con la contrattazione», rincara Mininni. «Abbiamo assistito a tante meteore che poi si sono spente. Come diceva Di Vittorio, la lotta si fa dentro le organizzazioni ed è più complicata: serve fare un passo indietro rispetto ai lavoratori. Se Aboubakar ha tanta stima di Di Vittorio, entri nella Cgil, lo accoglieremmo volentieri».

MASSIMO FRANCHI

da il manifesto.it

foto: screenshot

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