Questo non è un editoriale. E’ un biglietto di auguri. O forse no. E’ una lettera, una lettera di auguri a tutte e tutti noi che abbiamo inventato, fatto, disfatto e rifatto, letto e riletto, sbirciato e suggerito la Sinistra quotidiana in questi dieci anni che ci separano da quel 12 dicembre 2012 in cui nacque un sito che voleva essere di informazione, di dibattito, di politica, attualità e cultura.
Può sembrare strano, perché in questa società in cui viviamo e sopravviviamo un po’ tutto è merce, un po’ tutto si compra e si paga, ma la Sinistra quotidiana non ha mai avuto prezzo, non ha mai avuto compratori, venditori, tanto meno di fumo.
Siamo sempre stati liberamente gratis, in tutto e per tutto: non c’è mai stato un angolino del sito che fosse a pagamento, che esigesse qualcosa in cambio di qualcos’altro. Ce lo siamo potuti permettere perché, grazie anche al supporto di amici ed amiche, di compagne e compagni, il lavoro che abbiamo fatto quasi ogni giorno per pura passione ideale, politica e culturale si è basato sulla spontaneità e non sul calcolo, sull’istintualità e non sulla ricerca meticolosa del titolo migliore per acchiappare click.
Avremmo pure potuto farlo, pur senza pensare di aumentare chissà quali introiti, ma solo per veder crescere il sito in numero di lettrici e lettori.
Ma, poi, abbiamo deciso di fare articoli, editoriali, critiche letterarie e cinematografiche, approfondimenti politici e di attualità solo per il piacere di scrivere le nostre opinioni e di soddisfare magari la curiosità di chi puntualmente decideva, e decide tutt’ora, di frequentare queste pagine o di chi, come spessissimo accade nella grande rete dell’Internet, vi inciampa per puro caso.
Insomma, alla fine della fiera, dietro questi dieci anni de la Sinistra quotidiana c’è proprio quello che il nome del sito propone: la quotidianità della sinistra, della “parte più progressiva che spinge per avanzare“.
Di quel comunismo che va interpretato oggi modernamente sempre di più come il “movimento reale che abolisce lo stato di cose presente” e non come obsolescenti rimandi a sogni di apparati partitici novecenteschi, elefantiaci agglomerati di organizzazioni che, almeno oggi come oggi, sono veramente fuori dal tempo e fuori da ogni reale percezione dei rapporti sociali, quindi dei rapporti di forza tra le classi.
In questi dieci anni la Sq si è evoluta, si è trasformata in una “terza pagina” che non vuole essere esclusiva, esclusivista e di nicchia: benché l’analisi politica, la disamina culturale e critica dei nostri tempi, come del passato con qualche balzo nell’immaginazione poco chiara del futuro, sia il cuore del sito, l’intenzione immediatamente proiettata nei prossimi mesi è quella di creare nuove rubriche per una interazione con voi lettrici e voi lettori.
Non i classici “forum” in cui si finisce per litigare da mane a sera, bensì nuove rubriche e nuovi lanci di sguardi sulla realtà attraverso le vostre esperienze. Lo faremo replicando lo schema di due spazi che vanno per la maggiore tra voi che ci frequentate: “Corso cinema” (di Marco Ravera) e “La biblioteca del mercoledì” (di Marco Sferini).
Abbiamo notato che gli appuntamenti vi piacciono: quello mensile (ogni 27 del mese, proprio come i magri salari che sono appesi al palo da anni in Italia…) con la Settima Arte spiegata da un appassionato, inventato, autodidatta critico cinematografico che ha saputo stimolare l’interesse per la storia del cinema attraverso articoli tutt’altro che didascalici, fuori da una pedanteria di forbitismo parolaio di cui, spesso, la critica si nutre per compiacersi edonisticamente di sé stessa.
E quello, ogni mercoledì, con i libri che sono stati letti nel corso degli anni e con quelli che vengono scoperti nelle ultime uscite e che riguardano i fatti che ci circondano ogni giorno e che sono, quindi, di strettissima attualità.
Per questo, la quotidianità di questo sito sarà segnata da altri appuntamenti cadenzati, cui vi affezionerete perché riguarderanno certamente nuovi stimoli di curiosità, nuove proposte di riflessione che potranno sposarsi senza alcun problema con gli editoriali e con gli articoli de “il manifesto” che proponiamo nelle rubriche dell’economia, degli esteri e delle vicende interne alla nostra Italia.
Dieci anni sono tanti per un sito tra i tanti. Tra i tanti a sinistra che propongono, come noi, stimoli, spunti, stilettate, critiche e proposte.
Non abbiamo mai cercato di sopravvivere, ma di vivere almeno qui senza troppe preoccupazioni; con una leggerezza che non scadesse nella banalizzazione dei concetti, ma che offrisse modi e tempi per farsi un giro tra le tante idee che sono un nutrimento dell’animo umano, di quella coscienza recondita che ci sospinge a fare meglio e, tante volte, pure a peggiorarci.
Perché non si può manicheisticamente dividere i sentimenti sulla base soltanto dei sentimenti stessi: ogni giorno rispondiamo a stimoli che non ci provengono soltanto dal nostro ancestrale interiore, ma anche dall’esterno. Anzi, soprattutto da tutto quello che ci è al di là dei confini del corpo. E dei confini della mente non si può veramente parlare: perché forse non ne esistono.
Il cervello è, fisicamente, la nostra scatola: quella in cui sta l’enormità della mente, del divagare, del perdersi nei sogni che sono illusione se tentiamo di concretizzarlo qui ed ora, ma che sono anche salvifici se ci anestetizzano per qualche istanze dagli orrori di una vita che, nonostante tutto, come scriveva Rosa Luxemburg, è straordinaria e vale la pena di essere vissuta e migliorata.
Se la Sinistra quotidiana ha avuto una pretesa, ebbene questa è stata di assolvere al puro piacere di scrivere di ciò che più ci piaceva, di ciò che più ci andava di condividere. Soddisfacendo il nostro ego in questo, limitandoci però in questo a non estenderlo altrove.
Ci siamo divertiti in questi primi dieci anni a proporre uno spazio libero, dove tutte e tutti potete intervenire, chiaramente nel rispetto delle posizioni espresse, nella condivisione di una linea di pensiero che è, oggettivamente, anche e soprattutto una linea politica: siamo e rimaniamo comuniste e comunisti. Come diceva Berlinguer. Siamo e rimaniamo anticapitalisti e aggiungiamo antispecisti.
E’ un concetto ancora difficile da spiegare, perché poco usato, poco declinato nel sentire comune: l’antirazzismo è una straordinaria forma di lotta contro ogni pregiudizio interno alla specie umana. Ma non possiamo più, visto come abbiamo ridotto il pianeta con un antropocentrismo proprietario, mettendoci al vertice della piramide evolutiva e attribuendo a noi stessi il diritto di dominare su tutti gli altri esseri viventi e sulla natura.
Così facendo abbiamo messo la nostra indubbia intelligenza, diversa da quella delle altre specie animali non umane (noi siamo “animali umani“, è bene ricordarcelo sempre), non al servizio dell’intera vita sulla Terra, ma al solo nostro servizio. Ci siamo arrogati il privilegio di utilizzare tutto e tutti per migliorare (fallendo miseramente nello scopo) soltanto la nostra esistenza e abbiamo impoverito le altre vite, anche quando eravamo usciti da uno stato di natura che era il primitivismo originario della specie umana.
Lo sfruttamento e l’olocausto di miliardi di animali non umani e delle risorse ambientali a fini di arricchimento di una parte esigua della popolazione mondiale è un modelli di esistenza che non può avere ancora vita lunga. La Natura con la enne maiuscola seguirà il suo corso e travolgerà noi e tutto ciò che ci riguarda se non cambieremo rotta, se non supereremo questo modello produttivo che arricchisce pochissime e impoverisce tantissimi.
Per questo all’anticapitalismo associamo l’antispecismo, perché non è possibile liberare solamente l’umanità da sé stessa, tenendo poi in servitù nostra gli altri esseri viventi e Gaia stessa. Sarebbe una liberazione a metà e mai veramente definitiva e certa.
Il nostro essere anticapitalisti è, dunque, in espansione, in ulteriore evoluzione, perché non ci basta più, così come è restrittivo parlare solo di antirazzismo e pensare di partire solo da noi umani per migliorare soltanto noi stessi.
Questi dieci anni li vogliamo festeggiare così: pensando che i veri valori, le vere ricchezze sono le straordinarie diversità contenute in un piccolo sassolino che sta in un universo misterioso, più grande e terribile del mondo cui si riferiva Antonio Gramsci. Li festeggiamo promettendo che, fino a che potremo e fino a che ne avremo voglia, continueremo a scrivere, pensando di scrivere ad ognuna ed ognuno di voi, come a chiedervi: «Che ne dici? Cosa ne pensi?».
Sentitevi sempre parte di questo piccolo progetto non editoriale, non schematizzabile, di sinistra e libertario, comunista e antispecista, contro ogni fascismo, contro ogni pregiudizio, per la piena espressione dell’individuo animale umano e dell’individuo animale non umano.
Dedichiamo questi primi dieci anni a chi, nonostante tutto, lotta ogni giorno con piccoli e grandi gesti per migliorare la strada su cui far viaggiare una rivoluzione che non è più quella di un tempo, ma che, nel suo doversi reinventare e rimettere in moto, è ancora più affascinante da pensare e da realizzare.
Auguri a tutte e tutti noi. Buona “Sinistra quotidiana”!
MARCO SFERINI
11-12 dicembre 2022
Foto di Magda Ehlers