I ballottaggi in centinaia di Comuni superiori ai 15000 abitanti ed in 20 capoluoghi di domenica 19 giugno hanno evidenziato un dato assolutamente clamoroso e positivo: il crollo elettorale del PD che, dopo aver perso al primo turno, complessivamente oltre il 7 % dei consensi, rispetto ai risultati delle precedenti amministrative nei comuni interessati (oltre il 15% rispetto ai dati delle europee ), perde clamorosamente moltissimi ballottaggi passando da 84 sindaci a 45, mentre il centro destra passa da 29 a 37 ed il M5S ne conquista 19. Insomma i risultati del secondo turno accentuano il crollo del PD. Si tratta di milioni di elettori che non vedendo più nel PD – giustamente – alcuna istanza di cambiamento si rifugiano o nell’ astensione o nel voto ai 5 stelle ed in maniera assai più limitata ed a macchia di leopardo nelle liste della sinistra alternativa. Questo crollo è assai più marcato nelle grandi città come Roma, Torino, Bologna, Napoli e, complessivamente, nel sud.
Si tratta di un risultato che accogliamo positivamente in quanto evidenzia la correttezza dell’opzione politica su cui ci siamo mossi come PRC dando vita a tante liste unitarie della sinistra antiliberista, liste costruite in stretta relazione tra soggettività politiche della sinistra (PRC, Altra Europa con Tsipras, Sinistra Italiana, Possibile, Pcdi, ecc.) e movimenti sociali, attraverso ampi processi partecipativi: l’opzione dell’ alternatività al PD, alle sue politiche antipopolari di austerità e di attacco ai diritti, alla democrazia ed alla Costituzione .
Certo il risultato delle nostre liste, pur significativo ed articolato, è largamente insoddisfacente – al di la degli aspetti numerici – perché non intercetta in maniera significativa il crollo del PD.
Si tratta di un risultato differenziato fra i vari Comuni, che comunque garantisce la presenza di consiglieri comunali antiliberisti in tutte le grandi città (a Torino con il 3,7%, a Milano con il 3,56%, a Bologna con il 7%, a Roma con il 4,5% ed a Napoli con il 5,4% ) e che evidenzia successi significativi in realtà dove queste liste erano state preparate per tempo, con un ampio confronto e partecipazione di tutte le soggettività politiche e sociali come a Ravenna (6,5%), Brindisi (14%) ecc.
Sono anche molto positivi i risultati a Savona dove con il 5% viene eletto Marco Ravera, candidato sindaco della lista “Rete a Sinistra Savona che vorrei”, segretario regionale del PRC ligure, ed a Napoli, nel quadro della importante vittoria della coalizione guidata da de Magistris, dove eleggiamo con il 5,4% quattro consiglieri della lista “Napoli in Comune A Sinistra “ fra i quali la compagna Elena Coccia ed il compagno Sandro Fucito del PRC .
A Finale Emilia sfioriamo il 10% eleggendo il compagno Stefano Lugli ,segretario del PRC dell’ Emilia Romagna.
Significativi sono anche tanti risultati della sinistra antiliberista in molti Comuni medi e piccoli: a Fiorenzuola d’Arda con il 14,48% viene eletto il compagno Mainardi, della segreteria nazionale; a Tocco da Casauria, in provincia di Pescara, è stato eletto sindaco il nostro compagno Biziero Zaccagnini; ad Aiello in provincia di Udine è stato eletto sindaco l’ex parroco Andrea Bellavite, protagonista di tante battaglie; ad Elmas in provincia di Cagliari viene eletta consigliera con il 16 % la nostra compagna Giulia Suella.
Una novità di grande significato e potenzialità è stata l’ affermazione al ballottaggio di Sindaci e coalizioni unitarie della sinistra alternativa, in alleanza con esperienze civiche, in contrapposizione al PD, a Sesto Fiorentino, Sansepolcro (Arezzo), Grottaglie (Taranto) e Sinnai (Cagliari). In questi comuni, al di la di differenze fra le varie situazioni, si è determinata una significativa spaccatura nel Pd proprio sui temi sociali che ha permesso alle coalizioni alternative di vincere sulla base di un grande rapporto di partecipazione e confronto con i soggetti più colpiti dalla crisi. Può essere un indicazione di valore generale: quando si costruiscono per tempo percorsi e programmi partecipati, legati anche a lotte a tutela dell’ ambiente, del territorio e dei diritti, con l’ impegno di movimenti e comitati, si può intercettare il malessere delle cittadine e dei cittadini dando loro una concreta possibilità di cambiamento e sconfiggendo passivizzazione ed astensionismo. Non è un caso che in questi 4 Comuni il M5S non raccoglie risultati significativi – o come a Grottaglie è assente –in quanto la spinta al cambiamento ed al rinnovamento della politica viene concretamente interpretata dalla sinistra alternativa. Nei prossimi giorni pubblicheremo sul sito riflessioni più ampie ed articolate su queste realtà.
In questo quadro assume particolare rilievo la vittoria a Napoli della coalizione guidata da Luigi de Magistris che viene riconfermato Sindaco. A Napoli si afferma, infatti, una coalizione, composta da ben 12 liste, centrata sull’alleanza fra liste civiche – prevalentemente promosse dallo stesso Sindaco – e Sinistra antiliberista. Sono evidenti anche le specificità locali: de Magistris divenne sindaco nel 2011 dopo l’annullamento delle primarie del centro sinistra per gravissime scorrettezze dei candidati PD e pericoli di inquinamento del risultato stesso, col contributo determinante dell’ IDV, allora partito del Sindaco, e quello del PRC-FDS, che ebbe il coraggio di puntare decisamente sulla sua candidatura a Sindaco dopo il fallimento delle primarie (a differenza di Sel che allora scelse, nonostante tutto, il centro sinistra ) incoraggiandolo fortemente a scendere in campo in una situazione non certo scontata in partenza. La vittoria del 19 giugno – pur condizionata dall’elezione in consiglio di alcuni consiglieri comunali, nelle liste civiche, dichiaratamente di centro – esprime sicuramente una grande caratterizzazione antigovernativa ed antisistema, nella proposta di costruire- a partire dal Sud – un Movimento Popolare di Liberazione. Sarà compito nostro – del PRC e della lista “Napoli in Comune” – lavorare perché questa esperienza si sviluppi e cresca come alleanza fra forze civiche e sinistra antiliberista, facendo diventare sempre più gli accenti populisti accenti di partecipazione popolare e di costruzione di iniziative di massa con il contributo dei soggetti organizzati politici e sociali .
L’altra grande novità emersa dalle amministrative è la generale affermazione del Movimento 5 Stelle che non solo aumenta i suoi voti ma spesso raccoglie buona parte della crisi del Pd, vincendo 18 ballottaggi su 19 ed in particolare eleggendo due donne sindaco a Roma con Virginia Raggi ed a Torino con Chiara Appendino. Si può ipotizzare che tale affermazione è speculare alla pesante sconfitta del partito di Renzi, percepito giustamente come fattore determinante della crisi economica e dell’attacco alla democrazia, dell’impoverimento e delle disuguaglianze crescenti, della distruzione del territorio, dell’arroganza del comando, oltre che delle ingiustizie e della corruzione.
Va, in ogni caso, tenuto presente che le liste della sinistra alternativa – che come PRC abbiamo contribuito a costruire – ottengono circa 70 consigliere/i nei comuni superiori e moltissimi nei comuni più piccoli sulla base di programmi precisi e con una chiara collocazione politica di alternatività al PD: si tratta di un risultato significativo che, pur fra evidenti limiti, è un punto di partenza per costruire una rete di queste esperienze che valorizzi alcune battaglie programmatiche e rilanci in modo partecipato un percorso costituente di un soggetto della sinistra antiliberista, unitario e plurale. In queste liste, infatti, Rifondazione Comunista partecipava a pieno titolo con la sua ispirazione autonoma ed unitaria senza dover subire nessuna richiesta di “superamento” della propria identità strategica.
Né, d’altra parte, il voto si può qualificare per questo come una ripicca contro Renzi. Al fondo ci sono motivazioni sociali profonde, cui la sinistra antiliberista non è stata in grado di dare risposte convincenti e credibili in termini di presenza e di radicamento popolare, come dimostra il voto a valanga per la Raggi nelle periferie romane.
Pensiamo, ad esempio, ai temi del lavoro, della precarietà e delle povertà: centrosinistra e centrodestra si sono, in questi anni, sostanzialmente equivalsi nella cancellazione di un’autonoma e libera rappresentanza politica del lavoro, della precarietà giovanile e delle povertà, ma la sinistra alternativa ed antiliberista non è stata ancora in grado di incidere significativamente. Peraltro l’equivalenza liberista tra centrodestra e centrosinistra, con i lavoratori fuori dai giochi, è stata pienamente confermata a Milano, dove i due candidati a sindaco, Sala e Parisi, erano espressione dei medesimi interessi dominanti, seppure su posizioni elettoralmente diverse.
Va, ovviamente, fatta una riflessione seria e non moralista sul tema dell’ aumento dell’ astensionismo, soprattutto in alcune grandi città ed al secondo turno. Quando va a votare metà dell’elettorato, i governi locali e centrali diventano espressione stabile di una minoranza, evidenziando soprattutto l’esclusione sociale di tanti soggetti colpiti dalla crisi che non vedono nel voto la possibilità di un cambiamento delle proprie condizioni di vita .
È la manifestazione inequivocabile della crisi della democrazia rappresentativa e dei partiti, della degenerazione della politica in sistema di potere a tutela dei più forti. La democrazia non è più governo del popolo, si trasforma in oligarchia. Una tendenza che si rafforzerebbe se vincesse il sì nel referendum costituzionale, e non fosse respinta la legge ipermaggioritaria voluta da Renzi contro la quale siamo impegnati con la raccollta firme e con una campagna di massa per la vittoria del No al referendum di ottobre, per difendere la costituzione e battere le politiche antidemocratiche e liberiste del PD e di Renzi.
Questi risultati elettorali, quindi, meritano una riflessione più ampia nel Partito e nella sinistra, riflessione che porteremo avanti anche nel CPN del 2 e 3 luglio ed a livello delle federazioni e dei circoli.
Nell’ immediato penso si possa partire da due indicazioni:
1) E’ necessario lavorare in tutti i Comuni dove è possibile a dare continuità alle esperienze di aggregazione politica e sociale rappresentate dalle liste unitarie della sinistra antiliberista costruendo associazioni che garantiscano sia la gestione unitaria delle rappresentanze elettive in rapporto con i movimenti ed i comitati, sia la sperimentazione di un modello di costruzione dal basso e partecipato di una nuova soggettività della sinistra alternativa al PD, anche per contrastare una tendenza presente in Sel ed in Sinistra Italiana, di guardare, magari dopo l’ auspicabile sconfitta di Renzi nel referendum, alla riedizione del centro sinistra.
2) Costruire una rete nazionale di queste liste per aumentarne anche il peso politico e la necessaria identificazione mediatica su battaglie programmatiche comuni, essenziali per dare frutti concreti alla stessa presenza istituzionale locale, costruendo una vertenzialità contro le politiche governative che, con la controriforma degli EELL, hanno pressoché azzerato l’autonomia degli EELL prevista dalla Costituzione sostituendola con misure di stabilità e compatibilità in sintonia con i trattati europei.
Proponiamo, infatti, a tutte le liste di sinistra alternativa un “patto contro il patto di stabilità” contestando la natura del debito in molti Comuni –frutto di scelte sbagliate, di sprechi e di fallimentari privatizzazioni – e rivendichiamo la necessità di risorse per salvaguardare il carattere pubblico dei servizi.
E’ possibile partire dai punti programmatici presenti in tutti i programmi locali che sono stati costruiti, dai quali emerge una sostanziale omogeneità –ancor più significativa essendo frutto di percorsi locali dal basso- di proposte caratterizzanti: garantire servizi e diritti universali di welfare a tutti i cittadini a partire dai più deboli, contrastare la privatizzazione, tutelare l’ambiente e la vivibilità delle città scegliendo l’opzione cemento 0, favorire momenti partecipativi a partire dal rilancio dell’ esperienza del bilancio partecipativo, valorizzare i dipendenti pubblici conto l’attacco ai diritti dei lavoratori.
Solo così, a mio avviso, questa significativa presenza di consigliere e consiglieri delle liste unitarie della sinistra antiliberista può assumere un significato importante offendo a tutti i soggetti più colpiti dalla crisi un riferimento nelle battaglie per imporre una nuova vivibilià delle città a partire dai bisogni delle cittadine e di cittadini di inclusione e cittadinanza sociale.
E’ infine importante segnalare, in questa direzione della costruzione di una reta nazionale, che si sta lavorando per avere per sabato 9 luglio a Roma un INCONTRO NAZIONALE delle “CITTA’ IN COMUNE”, come primo momento di confronto, di riflessione e di organizzazione di iniziative sulla base di un appello che si sta preparando da parte di molti consigliere/i comunali e di candidate/i delle liste antiliberiste.
A questa assemblea nazionale come PRC guardiamo con molto interesse e siamo impegnati nella sua preparazione. Nei prossimi giorni diffonderemo l’ appello di convocazione e daremo ulteriori e più precise informazioni.
RAFFAELE TECCE
Responsabile naz.le Enti Locali – Rifondazione Comunista
foto tratta dalla pagina Facebook nazionale di Rifondazione Comunista