Tra Tel Aviv e Gerusalemme ci sono circa 60 chilometri. Qualcuno ha deciso di percorrerli tutti a piedi nonostante il caldo e la fatica. Altri solo per qualche tratto.
Altri ancora hanno scelto di aspettare il corteo davanti alla Knesset. E lungo la strada, come fosse un pellegrinaggio, trovano tanti volontari che distribuiscono acqua e cibo. Ieri erano in migliaia in marcia verso Gerusalemme, un’iniziativa diventata l’evento principale del movimento di protesta contro la riforma giudiziaria avviata a gennaio in parlamento dal governo Netanyahu.
L’appuntamento per tutti è stasera davanti alla Knesset. Lì i partecipanti monteranno un campo di tende dove intendono rimanere a tempo indeterminato mentre la maggioranza di estrema destra religiosa si prepara a promulgare la legge che vieterà ai giudici di annullare decisioni governative e ministeriali che non rispettano il criterio di «ragionevolezza». Domani alla Knesset avranno inizio le votazioni finali sulla prima parte della contestatissima riforma della giustizia,
Giovedì sera i partecipanti hanno raggiunto il kibbutz Nahshon, nei pressi del Monastero di Latrun, dove si è tenuto un «festival della democrazia» con cibo, musica dal vivo con le band Hadag Nahash e WC e interventi sulle prossime iniziative contro Netanyahu e il ministro della giustizia Yariv Levin. «Migliaia di persone stanno facendo ciò che io definisco un pellegrinaggio per la democrazia», ha detto Moshe Radman, tra i leader della protesta.
Simili le considerazioni di Shikma Bressler, una delle voci e dei volti più noti della battaglia contro il progetto del governo di limitare i poteri dei giudici, in particolare quelli della Corte suprema.
Tra i presenti anche Amit Bechel, il nuovo presidente dell’Associazione degli Avvocati israeliani, fermamente contrario alla riforma e Hagai Levine, epidemiologo e presidente dell’Associazione dei Medici per la Salute Pubblica. Ephraim Shamir, musicista e leader negli anni ’70 della band Kaveret, ha chiesto di continuare la battaglia contro il «colpo di stato». A differenza delle manifestazioni più recenti non ci sono state cariche della polizia. Solo occasionalmente il corteo è stato preso di mira da automobilisti scontenti per i rallentamenti.
La contestazione peraltro cresce ancora nelle Forze armate. Ieri oltre 1.100 riservisti dell’aviazione hanno firmato una lettera in cui annunciano che sospenderanno il servizio volontario.
Uno sviluppo che scuote i vertici militari che lottano per arginare l’emorragia di riservisti che proclamano il boicottaggio del richiamo annuale. Nella lettera indirizzata ai membri della Knesset, al capo di stato maggiore Herzi Halevi e al comandante dell’aviazione Tomer Bar, i 1.142 riservisti hanno avvertito che l’approvazione della riforma li porterà a interrompere il loro servizio.
A firmarla sono stati 235 piloti di caccia, 98 di trasporto, 89 di elicotteri, 173 operatori di droni, 124 ufficiali del controllo del traffico aereo, 167 membri del quartier generale dell’aeronautica, 91 membri del personale di addestramento, 80 membri dell’unità di ricerca e soccorso d’élite e 85 membri dell’unità Shaldag.
La minaccia è stata presa molto seriamente dai comandi delle Forze armate. La maggior parte degli israeliani che completano il servizio militare obbligatorio sono tenuti a rispondere a un richiamo annuale. Ma coloro che hanno prestato servizio in unità speciali e i piloti devono offrirsi volontariamente in considerazione della loro elevata specializzazione e preparazione. Negli ultimi mesi tanti riservisti hanno avvertito che non saranno in grado di prestare servizio se i piani di riforma del governo saranno realizzati.
«Una legge che consente al governo di agire in modo irragionevole danneggerà la sicurezza dello Stato di Israele, causerà la perdita del mio consenso a continuare a rischiare la mia vita e porterà a sospendere il mio dovere di riserva volontaria», hanno scritto gli aviatori riservisti incuranti dell’ammonimento lanciato nei giorni scorsi dal capo di stato maggiore Halevi che aveva messo l’accento sui presunti pericoli per Israele che comporterebbero queste forme di protesta nella Forze armate.
Da parte loro i riservisti puntano il dito proprio contro Halevi che, dicono, «avrebbe dovuto battere il pugno sul tavolo» e chiedere con forza al governo Netanyahu di fermare la riforma della giustizia.
MICHELE GIORGIO
foto tratta da You Tube