Khasa Zeman è l’uomo a sinistra nella foto. Accanto a lui c’è un suo aguzzino, un miliziano talebano che lo irride. Era un comico, Khasa, che ha sempre satireggiato sul potere, sul potere assoluto degli studenti delle madrasse, sul loro integralismo ottundente, terrorizzante e mortificante qualunque espressione culturale, critica e intellettiva dell’essere umano.
Lo hanno caricato su una macchina, schiaffeggiato, percosso, torturato e poi decapitato.
Lui ha avuto una reazione incredibile davanti a questi spietati assassini al potere in Afghanistan: li ha continuati a deridere anche dopo che lo avevano preso e mentre lo stavano picchiando. Non per eroismo, ma per istinto forse, per continuare a fare ciò che ha sempre fatto: provare ad essere un uomo libero in un paese costantemente minacciato da oppressioni tanto di stampo teocratico quanto di stampo liberista.
Quando si sente parlare di “talebani moderati”, di “dialogo con i talebani”, bisognerebbe ricordarsi che, se è pur vero che con il nemico si deve dialogare se si vuol far finire la guerra, è altrettanto vero che la guerra qui è stata persa ignominiosamente e che un intero popolo è alla mercé di criminali della peggiore specie.
A Khasa Zeman dedichiamo il lavoro di questo sito di dubbi, di critica, di analisi, di cultura e di leggerezza anche: di voglia di sapere, conoscere e capire per essere appunto liberi. Un giorno. Quando potranno esserlo davvero tutte e tutti. Senza nessun dio, senza più poteri, senza più economie.
(m.s.)
26 agosto 2021
foto: screenshot