Fabbriche vuote, piazze piene. Vanno avanti con adesioni altissime nei luoghi di lavoro, e con manifestazioni e presidi organizzati regione per regione e città per città lungo l’intera penisola, gli scioperi dei metalmeccanici (1,6 milioni complessivamente), indetti da Fim Fiom Uilm dopo la rottura nel novembre scorso delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro.
Una rottura provocata della totale chiusura di Federmeccanica e Assistal alle richieste della piattaforma votata e approvata quasi all’unanimità dalle tute blu, di fronte alla quale le associazioni datoriali hanno risposto con una sorta di contro-piattaforma che cancella la struttura dell’ultimo contratto nazionale del 2021, per giunta diffondendola fra i lavoratori in violazione delle procedure di confronto sindacale.
Avviata a inizio dicembre, la mobilitazione è andata avanti quasi quotidianamente in ogni angolo del paese, fermandosi solo per le festività natalizie e ripartendo in questo inizio d’anno con lo stesso vigore. In Lombardia prima degli scioperi di questi giorni c’è stato un attivo regionale di Fim Fiom e Uilm all’Auditorium Don Bosco a Milano, con la partecipazione dei tre segretari generali nazionali.
«Le ragioni della mobilitazione – ha ribadito nell’occasione Michele De Palma che guida i metalmeccanici della Cgil- sono radicate nella ferma opposizione di Federmeccanica e Assistal a gran parte delle richieste avanzate nella piattaforma rivendicativa approvata a larghissima maggioranza dai lavoratori. La controparte ha inoltre proposto una contro-piattaforma con contenuti inaccettabili, ostacolando il dialogo e con un atteggiamento distante dalle esigenze reali del settore. A peggiorare la situazione, le aziende associate hanno bypassato il confronto sindacale diffondendo unilateralmente le loro proposte, aggravando ulteriormente la tensione».
La Lombardia da sola rappresenta il 40% della struttura industriale italiana. Di qui la massiccia mobilitazione sui territori, con una adesione media dell’80%, e un presidio di un migliaio di tute blu davanti ad Assolombarda, l’associazione delle imprese industriali di Milano, Lodi, Pavia, Monza e Brianza, «che rappresenta la posizione più rigida e oltranzista».
Non è stata da meno l’Emilia Romagna, con altissime adesioni nel bolognese, dove c’è stata una partecipata manifestazione nel capoluogo, e linee produttive ferme in Toyota Material Handling, Automobili Lamborghini, Marelli Europe, Ducati Motor, Bonfiglioli Riduttori, Vrm e Mec Track, mentre nel modenese si sono fermate tra le altre Bosch Pavullo e Bosch Nonantola, Unifer Finale Emilia, Motovario Formigine, Motovario, Manitou Castelfranco Emilia, Pm Oil Steel, Caprari Modena, Data Sensing, Gruppo Atlantic Fluid Tech San Cesario sul Panaro, Tred Carpi, Safim ed Emmegi Soliera.
«Abbiamo mandato un messaggio chiaro a Federmeccanica – osservano i sindacati – le lavoratrici e i lavoratori vogliono un giusto rinnovo del contratto e pretendono che la piattaforma unitaria sia discussa nel merito. È fondamentale investire nel lavoro per rafforzare il nostro sistema industriale, e questo significa individuare soluzioni che limitino l’utilizzo di forme di precariato nel settore e regolino le filiere di appalto, a partire dalle garanzie occupazionali in caso di cambio di appalto, e fare un deciso passo in avanti sulla formazione e sulla sicurezza».
Grande adesione allo sciopero anche nelle province di Torino e di Napoli. Nel capoluogo piemontese ci sono stati presidi davanti a Leonardo, Thales Alenia Space, Muviq, Skf, Petronas, Consorzio Pichi e Marelli Ali, mentre sotto il Vesuvio lo sciopero di otto ore ha visto adesioni dal 90 al 100% alla Leonardo di Pomigliano, Fusaro e Nola e Giugliano, 87% alla Wass di Pozzuoli e 80% all’Avio di Pomigliano e alla Dema di Somma Vesuviana, alta l’adesione anche alla Magnaghi di Napoli. Scioperi e presidi davanti alle fabbriche anche a Roma e nel Lazio.
«Siamo pronti a continuare azienda per azienda – tirano le somme Fim Fiom e Uilm – per sostenere una vertenza che riguarda 1,6 milioni di lavoratori».
RICCARDO CHIARI
foto tratta dalla pagina nazionale Facebook della FIOM CGIL