Il ciclone Musk si abbatte sulla conferenza stampa di fine anno (dal 2023 in realtà viene rinviata a gennaio) di Giorgia Meloni. A partire dalla possibilità che l’Italia firmi contratti da oltre 1 miliardo con la sua società di satelliti Starlink, che è molto più di un’ipotesi. «Non c’è nessun contratto firmato, non utilizzo i soldi pubblici per favori agli amici, con lui non ho mai parlato di questo, ci sono normali interlocuzioni con Starlink e altre aziende, siamo solo nelle fase istruttoria».
Sullo sfondo, ma neanche troppo, il rischio che l’amicizia con il multimiliardario prossimo ad entrare nell’amministrazione Trump possa condizionare le scelte del governo. «Non ci sono alternative pubbliche a società come Starlink, io sono molto laica, l’obiettivo è avere reti di comunicazioni protette con le nostre ambasciate e i nostri contingenti militari all’estero», spiega la premier, sempre più innervosita dal numero delle domande su Musk. «Non accetto che sulle persone che hanno buoni rapporti con me sia messa una lettera scarlatta».
E le ingerenze del patron di Tesla sui governi di mezza Europa, gli attacchi sguaiati al governo del Regno Unito, il sostegno ai fasciopopulisti di Afd? «Non è il primo dei ricchi e famosi che esprime opinioni in pubblico, lui ha finanziato Trump ma non partiti di altri paesi, a differenza di Soros che dà soldi a partiti e leader europei. Ma quello lo chiamano filantropo, con Musk ci si scandalizza perchè non è di sinistra». Immediati arrivano i complimenti di Musk alla premier su X. «Io non prendo soldi da lui, le sue non sono ingerenze, non c’è alcun pericolo per le democrazie. Semmai era il cancelliere Scholz che nel 2022 diceva di votare contro di me, o la ministra francese che dopo la nostra vittoria disse di voler vigilare sulla democrazia in Italia».
Neppure il controllo del social X, con tutte le sue implicazioni politiche, preoccupa Meloni: «Con lui tutti possono esprimere le proprie opinioni, prima di lui Trump fu censurato e anche io sono stata bannata molte volte». Quando il giornalista del Times le legge le parole di Musk sulla ministra britannica Phillips («Una strega malvagia» e una «apologeta dello stupro genocida») Meloni è all’angolo: «Non condivido queste parole, ma devo ricordare gli insulti che ho ricevuto io sui social senza che nessuno si scandalizzasse? Io questa questione la pongo da anni, ora è tardi, con Musk si usano due pesi e due misure».
Nelle oltre due ore di conferenza stampa, Meloni difende anche Trump dopo le parole aggressive su Groenlandia, Canada e Panama: «Escludo che voglia annettere territori, il suo è solo un modo energico per dire che gli Usa non resteranno a guardare se ci sono interessi di altre potenze come la Cina in aree strategiche per l’Occidente».
Trump «non è una novità», dice Meloni, «lo abbiamo già visto lavorare da presidente. E non prevedo che ci sarà un suo disimpegno nel sostegno all’Ucraina». Sul suo rapporto col nuovo presidente, sancito dal viaggio lampo in Florida, dice: «Quello tra Italia e Usa è un rapporto privilegiato a prescindere dal colore dei governi, certo avere due leader conservatori può rafforzare le nostre convergenze… se sarà possibile andrò il 20 a Washington per l’insediamento di Trump».
La premier chiude le porte del Viminale per Salvini in modo netto: «Non è all’ordine del giorno, Piantedosi è un ottimo ministro e io tendenzialmente non sono a favore dei rimpasti. Vorrei che questo governo battesse i record di durata». Ribadisce la volontà di utilizzare i centri per migranti in Albania, «la Cassazione ha dato ragione al governo sui paesi sicuri, è bizzarro che i giudici non applichino questo orientamento: c’è una palese volontà di disapplicare le decisioni del governo e questo i cittadini non lo capiscono». E ancora: «La Corte di giustizia Ue si pronuncerà a febbraio: la maggioranza dei paesi sosterrà la posizione italiana, in linea col patto per migrazione e asilo».
Difende ancora una volta la sorella Arianna: «Non penso che i giudici l’abbiano messa nel mirino, ma mi stupisce che le vengano addebitate moltissime cose false: non sono sviste, ma una strategia per gettare fango. O pura cialtroneria». Nega di aver parlato di «complotti» contro il governo (lo hanno fatto altri di Fdi), ma insiste senza fare nomi su «mondi e gruppi di potere innervositi per non essere tenuti in considerazione». Smentisce la sua deputata Lucaselli: «Mattarella non fa opposizione al governo, per lui grande rispetto».
Bastona l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini: «Lo abbiamo confermato anche se non era vicino a noi, in questi due anni c’è stato il record nel recupero dell’evasione e lui si dimette dicendo che io non combatto gli evasori. Mi pare ingeneroso. E comunque la sua discesa in politica è un problema dell’altra leader…». Parole al miele per un’altra dimissionaria, Elisabetta Belloni, che ha lasciato la guida dei servizi (sostituita ieri dal governo col prefetto Vittorio Rizzi): «Per lei stima enorme, sul suo addio non c’entrano nulla il caso Sala e i possibili accordi con SpaceX».
Spazza via dai radar lo ius soli e ogni ipotesi di amnistia o indulto: «Servono nuove carceri, la legge sulla cittadinanza va benissimo cosi». Chiede anche un encomio per il maresciallo dei carabinieri Masini che giorni fa ha ucciso a Rimini un uomo che aveva accoltellato 4 persone: «Le forze dell’ordine non devono temere di trovarsi in un calvario giudiziario per aver fatto il loro dovere».
Quanto al suo futuro, non è sicura di volersi ricandidare: «É un lavoro faticoso, da due anni non riesco a leggere un libro, deciderò valutando se sono ancora utile: non sono abbarbicata alla poltrona». Ai giornalisti manda un messaggio affilato: «Io rispetto il vostro lavoro, voi dovete il rispettare il mio: basta attribuirmi frasi che non ho mai detto».
ANDREA CARUGATI
foto: screenshot tv