Conte avvisa Grillo: «Chi fa la battaglia legale la paga cara»

Il leader incassa il quorum e chiude a ogni rivendicazione del fondatore. Oggi sarà a Bruxelles per dire no al riarmo

Il Movimento 5 Stelle incassa il quorum e l’ok alla rigenerazione di Giuseppe Conte. Beppe Grillo saluta citando The Truman Show. Con questa ennesima trovata compie la missione di scaricare sulla sua ex creatura e sul suo leader tutte le accuse che sono state rivolte a lui nel corso di dieci anni: la finta democrazia diretta, il trasformismo e alla fine la politica come un reality show tutta comunicazione e poca sostanza.

Nel frattempo, l’avvocato si presenta in streaming davanti ai suoi e in un’ora di discorso rivendica la vittoria e lancia la nuova fase. Non senza togliersi qualche sassolino nelle scarpe sul fondatore e garante defenestrato. «Sarebbe stato bello, negli ultimi anni, avere un Grillo partecipe e pienamente coinvolto nel processo costituente del Movimento 5 Stelle – afferma Conte – E invece si è messo ai margini».

Si contesta a Grillo di aver disertato le piazze e le campagne elettorali (in alcuni casi non si è presentato neppure al seggio per votare il M5S, come alle regionali liguri). «Sarebbe stata una gran forza vederlo ai cancelli di Stellantis o durante le elezioni politiche del 2022 o le europee di giugno, ma questo non è avvenuto – prosegue Conte – Veniamo da momenti difficili. E Grillo invecedi stare al nostro fianco era a scambiare telefonate con Draghi e a chiederci cosa stessimo combinando».

Ma l’ex premier non vuole dare troppi segnali di discontinuità. Così, se nei giorni scorsi ha ammesso che in effetti i 5 Stelle dell’era Grillo sono morti e ha detto che l’azione pentastellata va contestualizzata nella nuova fase politica, adesso fa attenzione a rivendicare anche le origini, non vuole apparire come il portatore di una rottura totale con il passato. «Dobbiamo avere rispetto della nostra storia, ma anche di una comunità di iscritti che si è espressa in un processo democratico – dice – Oggi la più grande contraddizione è delegittimare l’idea fondativa del M5S».

E se Danilo Toninelli continua a dirsi certo che Grillo intraprenderà la battaglia legale per riprendersi il simbolo, Conte ci tiene a ribadire «una volta per tutte» che non esiste né questa possibilità né lo spazio politico per una Rifondazione grillista: «Qualcuno parla di scissione, io non vedo le ragioni politiche perché si arrivi a tanto – afferma – Abbiamo adottato tutte le tutele del caso e non ci sono timori su eventuali azioni legali: chi si azzarderà a intralciare la nostra azione politica troverà una solida barriera legale. Questa comunità ha già tanti avversari esterni e non può prestare il fianco a tentativi distruttivi interni».

Adesso bisogna lavorare a quella organizzazione territoriale che prima era sconsigliata in nome del partito liquido e del timore di incrostazioni di potere. Ma anche qui l’avvocato, che pure ammette le prestazioni elettorali deludenti attribuendole proprio alla mancanza di relazione con la società civile locale, ci tiene a marcare la differenza con le altre forze politiche.

«Non scimmiotteremo mai gli altri partiti – assicura – Non risolveremo mai la nostra questione territoriale accogliendo i signori delle tessere, che spostano voti da una lista all’altra. Noi non saremo mai quella roba lì. Porteremo avanti l’etica pubblica, contrastando questo sistema dei signori delle tessere e contrastando la degenerazione partitica, quella di cui parlava Berlinguer».

Conte dice che il suo M5S progressista sarà «ancora più radicale» e ha il problema di stare da una parte dello schieramento ma distinguendosi dagli altri partiti. Per oggi ha annunciato la sua presenza a Bruxelles: «Con tutti gli europarlamentari del M5S lanceremo una battaglia, un appello per dire no al piano di riarmo in Europa». Per Conte, ad esempio, gli F35 sono dispendiosi e inutili visto che «ormai la guerra si fa coi droni».

E ancora: «Dobbiamo evitare che i costi della transizione energetica si abbattano sulle imprese e sulle fasce più deboli della popolazione». E ancora: «Su questo vedremo chi è progressista e chi non lo è. Chi lo è a chiacchiere e chi lo è nei fatti». Resta da capire se incontrerà Sahra Wagenknecht. E se davvero le darà una mano per la campagna elettorale tedesca. La cosa potrebbe dare fastidio ai compagni di gruppo della Linke.

GIULIANO SANTORO

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube

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Politica e società

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