Europa, la conversione del Pd dà il via libera al ribaltone

La maggioranza Ursula apre ai conservatori. Il ripensamento di Schlein si deve soprattutto al pronunciamento su Fitto di Mattarella

Quando la realtà è imbarazzante, basta negarla. Il Partito socialista europeo ha appena spalancato le porte a quell’allargamento a destra della maggioranza, e probabilmente anche a un vero e proprio cambio della maggioranza, contro il quale aveva eretto barricate in luglio e che ancora la settimana scorsa definiva inaccettabile. Però dice il contrario.

Il piatto forte del voto a favore di una vicepresidenza della Commissione europea affidata al Conservatore Raffaele Fitto è condito con un documento programmatico in nove punti, firmato da Popolari, Socialisti e Liberali, la cui unica funzione è ribadire che la maggioranza resta quella del luglio scorso e il partito di Giorgia Meloni, vicepresidente o non vicepresidente, non ne fa parte.

Il Pd, tramite il suo eurodeputato di gran peso Dario Nardella, aveva indicato il sempre utile espediente del negare tutto già dal mattino: «Deve essere chiaro che la maggioranza è quella che ha votato von der Leyen in luglio. L’ingresso di Fitto non deve avere un significato politico sulla maggioranza».

In quel momento il Pd era impegnatissimo, con tutta la forza derivante dal suo rappresentare la delegazione più folta del gruppo Socialisti e Democratici, a convincere i compagni degli altri Paesi a non fare troppe storie sulla cooptazione di Raffaele Fitto e di FdI.

Meno di una settimana fa la considerava improponibile. Mercoledì prossimo, a differenza dei socialisti francesi, il Pd voterà non solo a favore della vicepresidenza Fitto ma dell’ingresso della destra radicale nel governo dell’Europa. Una scelta che ridicolizza tutti i proclami degli ultimi due anni.

I Verdi, che in luglio avevano supportato la rielezione di von der Leyen, non hanno neppure partecipato ai colloqui con i presidenti degli altri gruppi di maggioranza. Hanno deciso di votare contro Fitto. Decideranno lunedì se sostenere la Commissione o no ma i pronostici sono negativi, per loro stessa ammissione.

FdI, cioè la principale delegazione del gruppo Ecr, i Conservatori, dopo aver votato contro Ursula in luglio la appoggeranno ora. È probabile che le delegazioni Ecr di alcuni altri Paesi, pur se non tutte, faranno lo stesso. Non si tratterebbe dunque solo di un allargamento a destra ma di un vero e proprio cambio, smentito a parole e praticato nei fatti, della maggioranza in Europa.

Neppure ci si deve illudere che gli ultimi arrivati faranno la parte della Cenerentola. Il presidente del Ppe Weber, che a questo obiettivo mirava da sempre e alla fine lo ha pienamente raggiunto, si è profuso ieri, non per la prima volta, in complimenti e attestati di stima per il partito di Giorgia Meloni. La destra conservatrice non sarà un’interlocutrice negletta e trattata con sufficienza, quel ruolo spetterà casomai ai Verdi se decideranno di votare per la Commissione.

Sarà, anzi è già, l’alleato numero uno dei Popolari. Non potrebbe essere diversamente data la diffidenza reciproca che caratterizza i rapporti nella sedicente maggioranza, mai nata davvero.

È eloquente la paradossale sequenza alla Sergio Leone di ieri sera, con la commissione che doveva votare su Fitto immobile perché i malfidati popolari aspettavano il voto su Ribera nella commissione contigua, a sua volta paralizzata perché i sospettosi socialisti rifiutavano di votare prima di essere certi che al commissario ungherese Varhelyi fossero state decurtate le deleghe principali come promesso. Quando c’è la fiducia…

Il ribaltone avviato ieri sarebbe stato impossibile senza la conversione del Pd, sia per il peso nel gruppo sia perché si tratta di un commissario italiano. Il drastico ripensamento di Elly Schlein si deve soprattutto al pronunciamento a favore di Fitto del capo dello Stato.

È comprensibile che per il partito “istituzionale” per eccellenza fosse difficile opporsi alla moral suasion del presidente della Repubblica, poi anche di Romano Prodi e Mario Monti. E tuttavia il Pd si sta assumendo lo stesso una enorme responsabilità. Ormai da parecchio gli equilibri che si creano a Bruxelles incidono e spesso determinano quelli dei singoli Stati. Il cosiddetto “cordone sanitario”, cioè un patto tra le forze democratiche, è il solo argine all’avanzata di una destra all’arrembaggio ovunque.

L’anello più decisivo ma anche più malcerto di quella catena sono i partiti centristi e in particolare il Ppe, che con la destra già governa in Italia. L’apertura dei cancelli che profila a Bruxelles per diretta responsabilità del Pd non resterà a lungo confinata nella Ue. Ci vuole molto ottimismo per sperare che da quella porta passi solo FdI e non, col tempo, l’intera destra europea.

ANDREA COLOMBO

da il manifesto.it

foto: screenshot

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