Sciopero generale. E questa volta anche della Cisl. La vertenza per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici ricompatta i sindacati confederali nella lotta contro Federmeccanica e la sua volontà di «aumento zero».
Come anticipato da il manifesto a settembre, lo scontro era già conclamato. Le imprese hanno rifiutato in toto la piattaforma dei sindacati, arrivando nell’incontro del 10 ottobre a proporre una vera e propria «contropiattaforma» che cancellava completamente le richieste di Fim, Fiom e Uilm e proponeva semplicemente di prorogare il sistema di adeguamento all’inflazione previsto nell’ultimo contratto.
Ieri ci si attendeva almeno qualche segnale di avvicinamento da parte delle «colombe» ma proprio il direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi, architetto degli accordi unitari del 2016 e del 2021, ha ratificato la rottura nell’intervento iniziale, ribadendo la proposta del 10 ottobre.
L’unico elemento di novità emerso di ieri è stata la «cortesia» di calcolare l’aumento salariale sulla proposta formulata in base ai dati Istat dei prossimi 4 anni, di 173 euro in quattro anni contro la nostra richiesta di 280 euro in tre anni, sottolineano i sindacati.
«Se paradossalmente – ha risposto a Franchi il segretario generale della Fim Cisl Ferdinando Uliano – volessimo firmare l’accordo oggi, peggioreremmo in maniera sostanziale le condizioni salariali dei lavoratori metalmeccanici rispetto al contratto scaduto del 2021, dimenticando tra l’altro che grazie al recupero ex-post l’inflazione colpisce subito i lavoratori, mentre gli aumenti del recupero inflativo arrivano solo dopo 18 mesi nelle tasche dei lavoratori. Nella proposta formulata si peggiora inoltre il meccanismo attuale di erogazione salariale, posticipando di 6 mesi il pagamento nei casi di scostamento tra inflazione prevista e consuntivata. La proposta non ha considerato nemmeno l’elemento di professionalità, contrattato nel 2021, non erogato negli ultimi due aumentii».
Logico dunque che si arrivasse alla rottura e all’annuncio dello sciopero generale. «Federmeccanica e Assistal, dicendo no a tutte le nostre richieste, hanno di fatto rotto la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici – attacca il segretario generale della Fiom Michele De Palma – . Hanno detto di no all’aumento del salario, alla stabilità dei rapporti di lavoro, a garantire a lavoratrici e lavoratori degli appalti diritti che altrimenti non sarebbero riconosciuti – continua De Palma – per questo motivo abbiamo deciso unitariamente di dichiarare 8 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti in cui si applica il contratto nazionale».
«L’incontro di oggi rappresenta un bivio fondamentale perchè si è sancito che nulla sarà come prima, che i sette incontri svolti finora sono stati inutili e che non c’è altra strada alla mobilitazione di tutti i lavoratori – attacca il segretario generale Uilm Rocco Palombella – . Federmeccanica e Assistal non hanno ascoltato le nostre proposte anzi, al contrario, hanno presentato una contropiattaforma che prevede aumenti salariali fumosi e insufficienti e altre misure non adeguate per un rinnovo che deve vincere le sfide epocali che abbiamo di fronte – ha aggiunto Palombella -. Non hanno ancora capito che i 311 euro lordi percepiti dai lavoratori negli ultimi tre anni hanno attenuato solo in parte la perdita di potere d’acquisto. Invece ci si nasconde dietro logiche ormai superate e miopi. Oggi si è fatto un passo indietro, buttando via il modello costruito fino ad oggi», conclude il leader della Uilm.
Federmeccanica da parte sua sottolinea come la sua proposta «rispondesse alle richieste dei sindacati», oltre che «ai bisogni dei lavoratori», prevedendo «un beneficio economico potenziale» che in presenza di tutte le condizioni previste «può arrivare anche a 7.010 euro». Poi però spiega il suo comportamento piangendo miseria: «Negli ultimi anni nel settore metalmeccanico le retribuzioni sono cresciute di più a fronte di cali di fatturato maggiori rispetto al complesso dell’industria – spiega Federmeccanica – nonostante le gravissime difficoltà del comparto».
La realtà è che se è vero che il meccanismo di recupero ex post dell’inflazione ha garantito i salari dei metalmeccanici negli anni del boom dei prezzi dell’energia, ora con l’inflazione bassa non ci sarà alcun aumento. E questo per i sindacati è inaccettabile. Perfino per la Cisl.
MASSIMO FRANCHI
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