Per 237 anni la Costituente di Philadelphia ha scongiurato la tirannide. Ora non più

La vittoria totale di Trump travolge i meccanismi disegnati nel 1787 dai padri costituenti. Potrà governare senza ostacoli, come mai era avvenuto nella storia Usa

Il 5 novembre 2024 verrà ricordato come il giorno in cui tutti i timori dei padri costituenti degli Stati Uniti si sono avverati e in cui tutti i marchingegni costituzionali che avevano escogitato a suo tempo sono stati travolti. I barocchi, e assai criticabili, meccanismi disegnati nel 1787 alla Costituente di Philadelphia per prevenire la tirannide hanno funzionato per 237 anni, ora non più: quando Donald Trump entrerà in carica il 20 gennaio prossimo controllerà la Corte suprema, il Senato e, quasi certamente, la Camera, oltre ai governatori di una maggioranza dei 50 Stati. Una situazione mai avvenuta prima nella storia della Repubblica.

Era l’8 febbraio 1788 quando il New York Packet pubblicava il Federalist n. 51, il saggio di James Madison studiato in tutte le scuole e università americane per spiegare il fondamentale principio dei «pesi e contrappesi» nella struttura del governo: il titolo era The Structure of the Government Must Furnish the Proper Checks and Balances Between the Different Departments, la struttura del governo deve fornire gli appropriati pesi e contrappesi tra i diversi dipartimenti, cioè il potere esecutivo, legislativo e giudiziario.

Il saggio spiegava che la divisione dei poteri teorizzata da Montesquieu non era sufficiente: «Al fine di porre le dovute basi per l’esercizio separato e distinto dei diversi poteri di governo, che in una certa misura è ammesso da tutti come essenziale per la conservazione della libertà, è evidente che ogni dipartimento dovrebbe avere una volontà propria e quindi dovrebbe essere costituito in modo tale che i membri di ciascun [dipartimento del governo] abbiano il minor potere possibile nella nomina dei membri degli altri .

Madison e i suoi 54 colleghi presenti alla Costituente di Philadelphia erano ossessionati dalla possibilità di un ritorno della monarchia o di una qualsiasi forma di tirannide e quindi crearono un’architettura costituzionale in cui, sostanzialmente, non si poteva fare nulla se i tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario non sono d’accordo. Nella pratica, ovviamente, non è sempre andato così, ma l’idea era questa.

«Dare a coloro che amministrano ciascun dipartimento i necessari mezzi costituzionali e le motivazioni personali per resistere agli sconfinamenti degli altri. (…) Occorre creare ambizioni per contrastare le ambizioni. L’interesse della persona deve essere legato ai diritti costituzionali della struttura». Questo è il motivo per cui l’elezione del presidente è separata da quella del Congresso, che non può sciogliere come avviene nelle costituzioni europee. A sua volta il Congresso non può rimuovere il presidente se non attraverso il percorso labirintico dell’impeachment, non a caso sempre fallito dal 1787 ad oggi.

Non solo: il presidente può nominare ministri, giudici e ambasciatori ma soltanto con il consenso del Senato. Può mettere il veto alle leggi approvate e, per emanarle lo stesso, occorre una maggioranza di due terzi del Congresso. Può firmare trattati ma anch’essi richiedono una maggioranza di due terzi del Senato. E così via.

Tutto questo era stato efficace fino a ieri, anche se progressivamente molti poteri si erano concentrati nella figura del presidente, ora non più. Una combinazione di fattori di lungo periodo e contingenze fortunate ha portato in dono a Trump il controllo della Corte suprema, la maggioranza del Senato e, salvo fortunati imprevisti, anche quella della Camera. Potrà governare senza ostacoli, perseguitare i suoi avversari politici, proibire l’aborto ovunque, intimidire o comprare i mass media. I miliardari sono con lui, per spirito di classe o semplice opportunismo.

Per la prima volta dal lontano 1984, un candidato repubblicano non solo ha vinto nel voto popolare ma ha superato la barra del 51%. Tuttavia, 40 anni fa i democratici conservavano il controllo della Camera e della Corte suprema, dal 20 gennaio 2025 non sarà più così. Mai come oggi sembra d’attualità la riflessione di James Madison: «Che cos’è il governo stesso, se non la più grande di tutte le riflessioni sulla natura umana? Se gli uomini fossero angeli, non sarebbe necessario alcun governo».

Quarant’anni di neoliberismo, di corruzione e debolezza delle istituzioni, di incontrollabile potere del denaro, di stagnazione o declino del tenore di vita per decine di milioni di americani, di esaltazione dell’ignoranza attraverso i social media hanno prodotto questo: un governo fascista di tipo nuovo, impersonato da Donald Trump e dai suoi pretoriani. E di angeli in giro non se ne vedono.

FABRIZIO TONELLO

da il manifesto.it

Foto di Rosemary Ketchum

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