Analizzando quelli che sono stati e che probabilmente saranno gli eventi del nostro tempo, l’unione giovanile ha già non solo intrapreso, ma soprattutto costruito una nuova strada nel dibattito culturale e sociale italiano. Gli avvenimenti più recenti, provenienti dalla Palestina, hanno mobilitato un’enorme quantità di menti giovani, che hanno iniziato a prendere coscienza di un problema gravissimo che colpisce una popolazione innocente come quella palestinese.
Le ragazze ed i ragazzi sentono, nonostante la lontananza, di dover fare qualcosa, anche nel loro piccolo. Tutto questo, è frutto non solo di una presa di coscienza intellettuale, ma anche di una sensibilità che proviene dal cuore, dall’anima. Le immagini dei bambini che muoiono atrocemente, i civili arsi vivi, la disperazione in ogni angolo, muovono un intero processo che ha portato allo schieramento netto dalla parte della causa palestinese.
Tutto questo enorme movimento giovanile (e non) è alimentato da un concetto poco utilizzato: l’unione sociale.
Un cittadino sente dunque la necessità di agire, e vede la possibilità di esprimere il proprio pensiero tramite un movimento (non un partito) a cui potersi aggregare non solo fisicamente, ma soprattutto intellettualmente, sentendosi dunque parte di una comunità complessiva.
Un processo che inizia con poco, ma che può portare ad un qualcosa di inizialmente utopistico, alla realizzazione di un progetto assai complicato, proprio come la mobilitazione generale per la Palestina. L’obbiettivo è proporre le basi per utilizzare lo stesso “metodo” per tutte le altre questioni importanti che ci riguardano: dallo sfruttamento lavorativo alla violenza di genere, dalla scuola alla sanità pubblica.
Il compito dei giovani è di prendere queste esperienze e trasformarle in azioni concrete, in idee politiche innovative e in una nuova etica sociale. C’è un sentimento che va intercettato non solo da un partito, che sarà frutto della libera scelta dell’individuo, ma da una cultura che possa coincidere con le aspirazioni degli individui. In questo caso, lo sviluppo di questa cultura non spetta ai più esperti o già colmi di esperienza, ma ai giovani stessi. Loro svilupperanno idee, loro plasmeranno una nuova visione del mondo, loro costruiranno le fondamenta di un futuro più giusto ed equo.
In definitiva, l’Unione Sociale non è e non potrà essere solo un partito, ma un sentimento, un’ideologia, una cultura, l’azione delle masse, che cambieranno la cima del potere partendo dalle basi sociali.
SIMONE SANTANIELLO
3 novembre 2024
Foto di Ömer Faruk Yıldız