Lunedì a New York è stata una intera giornata di manifestazioni, organizzate per protestare contro le continue uccisioni di civili palestinesi da parte di Israele a Gaza. Within Our Lifetime, un’organizzazione di attivisti che sostiene i palestinesi, ha organizzato manifestazioni e marce in tutta la città per “stare al fianco di Gaza e sostenere il popolo palestinese che resiste al genocidio con ogni mezzo necessario dal 1948”, come si legge in un loro post su X.
Migliaia di persone si sono incontrate in più punti di Manhattan formando più cortei che si sono svolti durante tutto il giorno, da Wall Street, al municipio, a Washington Square Park, a Union Square.
Inizialmente si sarebbe dovuta svolgere una protesta all’interno della stazione centrale, ma la polizia non ha permesso ai manifestanti di entrare, gli organizzatori avevano programmato di protestare anche a Times Square e Columbus Circle ma, secondo quanto hanno dichiarato gli attivisti di Within Our Lifetime, il percorso è stato cambiato a causa di “diverse minacce violente da parte dei sionisti”.
Questi incontri non sono avvenuti, e solo a volte si sono visti dei piccoli gruppi di contro-manifestanti mostrare il loro sostegno a Israele, sovrastati dalle manifestazioni filo-palestinesi.
I pochi scontri sono stati poco violenti, per lo più tra attivisti filo-palestinesi e agenti della polizia di New York che hanno fatto arresti, mentre i cortei continuavano a svolgersi. “Sono ebreo e tutto questo incubo che va avanti ormai da più di un anno viene compiuto in mio nome, completamente contro i valori ebraici – dice Josh, 43 anni – Per il mio popolo, che ha vissuto l’Olocausto, usare la falsa scusa dell’autodifesa per commettere una pulizia etnica, e ora un genocidio, è abominevole”.
La sera almeno tremila persone sono arrivate alla manifestazione a Union Square, un evento commemorativo organizzato da Jews for Racial & Economic Justice, e If Not Now,
“Nessuno ottiene nulla in questa guerra – dice Nasir al-Saedi, 27enne residente del Queens – Non abbiamo bisogno che la vita di nessuno , ebreo, cristiano, musulmano, venga tolta. Ciò di cui abbiamo bisogno è che tutti uniscano per fermare questa follia”. Alla stessa ora a Central Park si è tenuta una cerimonia di accensione delle candele con musica e preghiere, organizzata dai membri della comunità ebraica.
Per tutto il giorno la polizia ha tenuto separati i due gruppi in quella che è stata in gran parte una serata senza forti tensioni. Tutti gli eventi della giornata sono stati carichi di emozione, ma per lo più pacifici. Al City College of New York’s Advanced Science Research Center sono state rotte alcune vetrine, e con lo spray è stato scritto “disinvestite ora” all’ingresso dell’università, ma niente di più. Niente di paragonabile con la tensione dei mesi passati.
Durante la scorsa primavera i campus universitari sono stati il fulcro dell’attivismo pro-palestinese. Le manifestazioni sono iniziate alla Columbia University di New York, per poi allargarsi ad altri campus anche fuori New York City. Gli studenti hanno occupato le università con accampamenti, chiedendo agli atenei di smettere di investire in qualsiasi azienda o ente responsabile di distruzione, e venendo per questo arrestato in un’ondata di repressione che, come la protesta, si è diffusa di campus in campus.
“Il mio mondo è cambiato esattamente un anno fa – dice Britney, 19 anni, di Brooklyn e studentessa della Columbia – Non sono contenta in senso stretto di essere qui, ma sono felice che ci siano altre persone intorno a me, che si sostengono a vicenda”.
MARINA CATUCCI
Foto di TIMO